Arredamento e Design

Poc, da una pianta acquatica nascono imballaggi alimentari sostenibili

Ogni anno sprechiamo 1,3 miliardi di tonnellate di cibo e buttiamo 15 milioni di tonnellate di imballaggi alimentari in plastica (dati FAO): è dovere dei designer trovare materiali alternativi che abbiano meno impatto sull’ambiente. Felix Pöttinger, studente tedesco di design del prodotto al Royal college of art di Londra, ha inventato un materiale ecologico fatto con piante acquatiche che si trovano sulle

Ogni anno sprechiamo 1,3 miliardi di tonnellate di cibo e buttiamo 15 milioni di tonnellate di imballaggi alimentari in plastica (dati FAO): è dovere dei designer trovare materiali alternativi che abbiano meno impatto sull’ambiente. Felix Pöttinger, studente tedesco di design del prodotto al Royal college of art di Londra, ha inventato un materiale ecologico fatto con piante acquatiche che si trovano sulle spiagge del Mediterraneo.

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Poc è un materiale ecologico fatto con da piante acquatiche che si trovano sulle coste dal Mediterraneo © Felix Pöttinger

Poc, un’alternativa ecologica alla plastica

Poc è l’innovativo materiale inventato da Pöttinger che sostituisce la posidonia marina, pianta acquatica endemica del Mediterraneo, alla plastica convenzionale usata per le confezioni alimentari. Il materiale è formato da fibra di posidonia e un legante estratto dalla fibra stessa.

Il progetto è nato non solo per ridurre l’utilizzo della plastica ma anche per favorire una conservazione più duratura degli alimenti. Grazie alle proprietà antibatteriche di questa pianta acquatica che viene raccolta principalmente in Tunisia e in Spagna si può produrre un materiale ecologico completamente biodegradabile. Al momento il progetto è ancora in fase di sviluppo e dev’essere testato per garantire la sua conformità con le regole dell’Unione europea sulla conservazione degli alimenti ma rappresenta un ulteriore passo in avanti nella ricerca di materiali alternativi alla plastica.

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Per arrivare alla realizzazione del risultato finale sono stati testati diversi agenti leganti © Felix Pöttinger

La posidonia, come viene trattata

La fibra di posidonia è un materiale di scarto dell’oceano e del mare. Una volta ricavata la fibra dalla pianta viene estratto anche il legante al suo interno e mescolato con altre fibre vegetali intatte. La massa così ottenuta viene pressata in uno stampo di metallo e cotta a 180 gradi finché completamente asciutta. La forma utilizzata si basa su imballaggi già esistenti per far sì che i produttori di generi alimentari possano adottare Poc facilmente e senza spese, abbandonando la plastica senza cambiare macchinari e inquinare l’ambiente.

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Felix Pöttinger ha inventato un materiale biodegradabile ideale per conservare gli alimenti © Felix Pöttinger

L’ispirazione e il futuro del progetto

“Molti miei lavori si focalizzano su materiali innovativi. Più leggo e faccio ricerca, più posso accrescere le mie competenze rispetto a un tema”, afferma Pöttinger. “Ho letto a proposito di questa particolare pianta marina che è usata dalle popolazioni locali come materiale di isolamento a basso costo e in seguito il Frauenhofer institute in Germania ha pubblicato una ricerca circa le sue proprietà. Dopo otto-nove mesi di sperimentazione e vari test sono arrivato al risultato desiderato, ma il progetto è ancora in fase iniziale”.

Alcune aziende si sono già interessate al materiale, ma al momento non può essere prodotto su scala industriale e potrebbero passare ancora due o tre anni prima di raggiungere questo traguardo. “Queste piante acquatiche non sono una risorsa illimitata e non voglio che le aziende comincino a raccogliere materiale lungo l’oceano distruggendo così l’habitat naturale. Con questo progetto spero di offrire una soluzione che possa rimuovere parzialmente gli imballaggi di plastica sostituendoli con qualcosa che non danneggi così tanto l’ambiente”. L’obiettivo di Pöttinger, infatti, è quello di contribuire al dialogo volto a sensibilizzare le persone in materia di prodotti alternativi rispettosi dell’ambiente. Perché siano i consumatori stessi a prendere coscienza di quello che utilizzano.

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