Il numero di tigri del Bengala in Nepal è triplicato

Negli ultimi dodici anni il numero di tigri in Nepal è triplicato. Tuttavia, l’aumento dei conflitti con le comunità locali suscita preoccupazione.

  • Un’incredibile opera di conservazione ha permesso al numero di tigri in Nepal di triplicare.
  • Tra le azioni più importanti troviamo: lotta al bracconaggio, espansione dei parchi nazionali e creazione di corridoi ecologici.
  • L’aumento del numero di tigri ha incrementato anche la frequenza di incontri con l’uomo, e la paura della gente sta facendo contare diverse vittime tra i felini.

In Nepal si è assistito ad una straordinaria opera di conservazione e ripopolamento delle tigri del Bengala (Panthera tigris tigris). Nel 2010 più governi insieme si sono impegnati a cercare almeno di raddoppiare la popolazione mondiale di tigri selvatiche, dandosi come termine delle operazioni l’anno cinese della tigre, il 2022. Tutto ciò perché la popolazione di tigri del Bengala ha subito una forte diminuzione nel corso dell’ultimo secolo, passando da 100mila individui a poco più di 3.200. Sher Bahadur Deuba, primo ministro del Nepal, la scorsa settimana in occasione del World tiger day è stato il primo dei tredici capi di stato coinvolti a presentare questi straordinari risultati: dal 2010, quando si contavano 121 tigri, si è arrivati alle ultime conte del 2022 con 355 esemplari: la popolazione dei grandi felini è quasi triplicata.

Due tigri
Attualmente in Nepal si contano 355 tigri del Bengala © Deep Rajwar/Pexels

I punti forti per la conservazione

Questa grandissima opera di conservazione ha avuto il giusto omaggio da tutte le associazioni conservazionistiche, poiché un tale risultato è stato possibile solamente grazie allo sforzo collettivo. Tra le principali opere di conservazione messe in atto troviamo la forte repressione del bracconaggio, l’espansione dei parchi nazionali e la creazione di numerosi corridoi ecologici per la fauna selvatica in collaborazione con la vicina India.

Gli attacchi preoccupano le comunità locali

Tuttavia, l’aver triplicato in dodici anni il numero di tigri ha fatto crescere le preoccupazioni delle comunità locali, felici per la rinascita e la ripresa del felino ma spaventate dall’aumento degli attacchi, il più delle volte mortali. Negli ultimi tre anni, infatti, ci sono stati 104 attacchi delle tigri nei confronti dell’uomo all’interno delle aree protette, con 62 persone uccise, stando a quando riportato dai giornali locali. Questi attacchi hanno colpito le persone soprattutto mentre raccoglievano legna da ardere, pascolavano il bestiame oppure erano alla ricerca di cibo all’interno della foresta.

I governi devono impegnarsi a gestire questa situazione

“Bisognerà quindi riuscire a convivere con questo grande felino”, ha affermato Shiv Raj Bhatta, direttore del programma di conservazione del Wwf Nepal, perché l’aumento di tigri è sì una buona notizia, ma in questa fase la condivisione è necessaria. In questo paesaggio ricco di fauna selvatica – tra gli altri anche rinoceronti ed elefanti – ai piedi dell’Himalaya, tra India e Nepal, le 355 tigri presenti sono molto vicine alla capacità massima stimata per il Nepal di quattrocento esemplari. Una popolazione così numerosa ha reso gli incontri con l’uomo molto più frequenti e di conseguenza anche i conflitti. Tuttavia, questa problematica non è un caso isolato del Nepal, ma di tutti gli stati coinvolti in questo progetto di conservazione, i quali dovranno gestire con molta attenzione questa difficile situazione.

Tigre strada
Gli attacchi delle tigri contro l’uomo sono aumentati, come la preoccupazione delle comunità © Rahul Singh/Pexels

Le uccisioni delle tigri sono già ricominciate

Purtroppo, non tutte le belle storie hanno un lieto fine. A causa dei continui incontri, l’uomo ha già iniziato a reagire: negli ultimi tre anni diverse tigri sono state uccise. Anche se i numeri riferiti agli attacchi delle tigri parlano chiaro – nell’80 per cento dei casi sono accidentali, e il più delle volte avvengono per colpa dell’uomo –, prima di cercare una strategia che possa permettere la convivenza, l’uomo sceglie la strada più discutibile: uccidere l’animale. Si spera che i governi riescano a trovare una soluzione a questi crescenti conflitti, per non dover tornare a leggere titoli sulla scomparsa delle tigri.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Articoli correlati
Un olivastro di migliaia di anni in Sardegna è arrivato terzo agli European Tree of the year awards 2024

Sale sul podio l’olivastro millenario di Luras, in Sardegna, nell’ambito del prestigioso riconoscimento European tree of the year 2024: l’albero italiano ottiene il terzo posto, dietro a “The weeping beach of Bayeux” in Francia e al vincitore “The heart of the garden” in Polonia, quest’ultimo accreditato con quasi 40.000 voti. European Tree of the year