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La lince iberica sta riconquistando i suoi territori, grazie ai progetti di conservazione.
La popolazione di lince pardina o iberica (Lynx pardinus) sta crescendo. Gli ultimi dati sul numero degli individui presenti nella penisola iberica fanno ben sperare. Le opere di reintroduzione e di conservazione della specie messe in atto dai primi anni 2000 stanno avendo i loro effetti: ad oggi, infatti, il numero di esemplari è cresciuto di circa dieci volte rispetto al dato iniziale di 94 individui, arrivando a contare più di mille linci con 239 femmine in età riproduttiva.
Questi dati permettono così di celebrare gli sforzi compiuti sia dal Wwf che dai diversi progetti Life, ma non consentono ancora di dichiarare fuori pericolo la lince iberica poiché, a detta degli esperti, la popolazione deve superare, in uno stato di conservazione favorevole, i tremila individui e comprendere almeno 750 femmine in età riproduttiva.
È un parente stretto della più diffusa lince eurasiatica (Lynx lynx), anche della lince canadese (Lynx canadensis) e della lince rossa (Lynx rufus), diffuse però in Nordamerica. Per l’aspetto ricorda molto i suoi simili europei, ma si distingue per i caratteristici pennacchi sulle orecchie, per i ciuffi sotto il mento e per le macchie ben definite che risaltano sul pelo bruno-giallastro.
L’udito è sviluppatissimo, infatti le permette di percepire i più piccoli movimenti delle prede a grandi distanze. Caccia silenziosamente in agguato, sorprendendo le sue prede grazie alle zampe ricoperte da peli che rendono ancora più silenzioso il suo passo. La sua preda principale è il coniglio selvatico che rappresenta circa il 90 per cento della sua dieta. Vive principalmente in solitudine marcando il territorio, ha bisogno di un vasto areale e si sposta per moltissimi chilometri. A causa della sua limitata distribuzione è considerata uno dei felini più a rischio di estinzione.
Facciamo un passo indietro. La lince pardina è arrivata ai giorni nostri decimata nel numero di individui, ma la sua ricostruzione evolutiva racconta un’altra storia. Quest’anno, infatti, è stato scoperto che la lince, anche se chiamata iberica, non era presente solo in Spagna. Tutt’altro. La lince pardina nel Pleistocene (circa 40mila anni fa) si espandeva in tutta l’Europa mediterranea.
Tuttavia, con l’espansione della lince eurasiatica, dovuta alla sua plasticità fenotipica, e con l’arrivo di un’altra specie, l’uomo, è stata confinata in ristrette aree della penisola iberica. Seppur presente in poche aree della penisola, veniva considerata una specie nociva, e per questo motivo doveva essere eliminata. Come se questo non fosse bastato, la progressiva riduzione degli individui di coniglio selvatico a causa della diffusione della mixomatosi, una malattia che colpisce i conigli, unita alla distruzione e frammentazione dell’habitat hanno portato la lince iberica sull’orlo dell’estinzione.
Così, da quei miseri 94 individui, nel 2002 sono partiti i primi progetti per salvare la lince. L’obiettivo iniziale era quello di ridurre le minacce per permettere alla specie di riprendersi, partendo dalla salvaguardia degli habitat e dalla reintroduzione del coniglio selvatico. Dopodiché gli sforzi si sono concentrati sulla riproduzione in cattività e la successiva reintroduzione negli areali storici in Andalusia. Sono stati creati due nuovi nuclei a Guadalmellato (Córdoba) e Guarrizas (Jaén); inoltre, è stata rinforzata geneticamente la popolazione di Doñana con la traslocazione di individui dalla Sierra Morena.
Oggi, come detto, la popolazione è in netta ripresa. Il traguardo è molto vicino, ma bisogna compiere lo sprint finale. La speranza è che la reintroduzione della lince, che per molti versi poteva risultare impossibile, possa essere da esempio per la salvaguardia di tante altre specie a rischio di estinzione.
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