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Arriva dall’Asia il progetto che recupera i fondi di caffè e li trasforma in un tessuto ecologico. Si tratta di S.café, materiale ideale per l’abbigliamento outdoor.
Dopo il tessuto denim ottenuto dai gusci di crostacei ora c’è un filato realizzato recuperando i fondi di caffè scartati in grandi quantità da bar e ristoranti. Si chiama S.café e viene prodotto grazie a una tecnologia innovativa brevettata dall’azienda taiwanese Singtex insieme a un gruppo di ricercatori. Una conferma, dunque, che materiali derivati dagli scarti alimentari o agricoli rappresentano una grande opportunità per ridurre l’utilizzo di tessuti sintetici, la cui lavorazione prevede l’impiego di sostanze chimiche fortemente dannose per l’ambiente e le persone.
Gli ideatori del nuovo tessuto hi-tech sono la coppia formata da Jason Chen, proprietario di Singtex, e sua moglie Amy Chen. L’idea è venuta quando, mentre i due sedevano a un bar, un uomo chiese se fosse possibile raccogliere i fondi di caffè usati per portarli a casa. Cercando di trovare un senso a una richiesta talmente bizzarra, Amy scherzò con il marito che, forse, l’uomo avrebbe utilizzato gli scarti per rimuovere i cattivi odori dai vestiti.
Così, insieme a un gruppo di ricercatori Jason Chen si è messo all’opera per la creazione di un filato che, sfruttando le naturali proprietà deodoranti del caffè, si prestasse bene alla produzione di articoli di moda outdoor e per il tempo libero. S.café è nato ufficialmente nel 2009, dopo quattro lunghi anni di ricerche.
Di tutto il caffè impiegato nella preparazione della bevanda solo una minima parte finisce all’interno della tazza. Il restante 99,8 per cento, normalmente gettato nella spazzatura, viene recuperato da S.café che lo unisce al poliestere riciclato e lo trasforma in un filato pronto alla tessitura.
Il risultato finale è un tessuto performante che, rilasciando umidità, asciuga più velocemente del cotone, assorbe i cattivi odori, protegge dai raggi dannosi del sole e mantiene isolata la pelle dal freddo nei mesi invernali.
Secondo una ricerca condotta dall’associazione ambientalista Greenpeace Germania nel 2013, l’abbigliamento sportivo viene prodotto con materiali che presentano un alto tasso di perfluorurati (PFC), sostanze inquinanti utilizzate per la loro impermeabilità ed elasticità.
Trattandosi di sostanze che una volta rilasciate nell’ambiente rischiano di danneggiare gli ecosistemi è diventato sempre più necessario adottare soluzioni meno impattanti. Proprio come S.café che, pur conservando le stesse caratteristiche tecniche dei tessuti sintetici, non presenta alcun pericolo per l’equilibrio ambientale.
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