La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
I ricercatori hanno scoperto che la dieta dello squalo martello dal berretto è costituita in prevalenza da piante acquatiche.
Quando pensiamo ad un animale carnivoro tra i primi che ci vengono in mente c’è sicuramente lo squalo, eccellente predatore noto per la sua voracità (che gode comunque di una cattiva e immeritata fama, considerato che ogni anno vengono uccisi nel mondo tra i 63 e i 273 milioni di squali, è quindi la nostra specie a mettere in pericolo questi animali, non viceversa). Eppure la natura è costantemente in grado di sorprenderci, anche sovvertendo idee radicate. Un gruppo di biologi dell’Università della California ha infatti scoperto che la dieta di una specie di squalo martello, lo squalo martello dal berretto (Sphyrna tiburo), è costituita in prevalenza da alghe, facendone la prima specie di squalo onnivoro, conosciuta.
La peculiare dieta dello squalo martello dal berretto, pesce lungo circa un metro e diffuso lungo le cose americane, non è una vera novità. La specie è nota per il consumo di alghe dal 2007, inizialmente però gli scienziati, dopo aver trovato notevoli quantità di alghe negli stomaci di questi squali, ritenevano che i pesci ingurgitassero le alghe durante la cattura delle loro prede. Non si sapeva quindi se gli squali fossero in grado di digerire le piante acquatiche e assorbirne i nutrienti. Per questo Samantha Leigh, ricercatrice dell’Università della California e coautrice dello studio, ha analizzato gli enzimi digestivi degli squali scoprendo che sono in grado di digerire il 56 per cento della materia organica delle alghe, in maniera simile alle giovani tartarughe marine.
Per capire la volontarietà o meno dell’ingestione di alghe gli studiosi statunitensi hanno condotto un esperimento. Hanno somministrato agli squali una dieta composta al 90 per cento da alghe marine e solo il restante 10 per cento da calamari, constatando come gli esemplari fossero in grado di assimilare le sostanze nutritive necessarie dalle alghe, senza perdere peso né mostrare segni di indebolimento. “È molto probabile che abbiano un qualche microbiota che vive all’interno delle viscere che produce alcuni degli enzimi di cui hanno bisogno per scomporre la sostanza vegetale”, ha dichiarato Samantha Leigh, esperta di ecologia e biologia evolutiva.
Lo studio Seagrass digestion by a notorious ‘carnivore’ ha dimostrato che le alghe della specie Thalassia testudinum costituiscono ben il 60 per cento della dieta dello squalo martello dal berretto. Tuttavia non sembrerebbero presentare un apparato digerente simile a quello di altre specie onnivore. “Gli squali martello dal berretto hanno un sistema digestivo molto simile ad altre specie strettamente correlate che sono rigorosamente carnivore, quindi il fatto che si comportino come onnivori è davvero notevole”, ha spiegato Leigh. I ricercatori ritengono che l’alimentazione di questa specie, che frequenta le miti acque costiere, abbia importanti implicazioni ecologiche, poiché contribuisce a trasportare i nutrienti all’interno delle foreste sottomarine di alghe, come fanno gli erbivori terrestri.
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