Trovare una spiaggia libera in Italia è sempre più difficile

Con il 70 per cento di occupazione da parte di stabilimenti, trovare una spiaggia libera è diventato difficile: lo dice il rapporto Spiagge di Legambiente

  • Sono 12.166 le concessioni balneari presenti in Italia al 2021.
  • Anche l’erosione costiera ha un ruolo nella perdita di spiagge libere.
  • I canoni pagati dai beneficiari delle concessioni sono spesso irrisori.

È vero, abbiamo ben 427 spiagge Bandiere Blu: merito del mare pulito e delle migliaia di chilometri di costa di cui disponiamo. Eppure in Italia è sempre più difficile trovare una spiaggia libera dove prendere il sole e fare il bagno senza dover pagare un ingresso, o dover per forza noleggiare lettini e ombrelloni o ‘godere’ dell’animazione.

La colpa, secondo il rapporto Spiagge 2022 di Legambiente, è di un mix di fattori: la crescita esponenziale delle concessioni balneari che toccano quota 12.166, ma anche l’aumento dell’erosione costiera che riguarda circa il 46 per cento delle coste sabbiose, con i tratti di litorale soggetti ad erosione triplicati dal 1970, e il problema dell’inquinamento delle acque che fa sì che 7 chilometri di spiaggia sabbiosa su 100 siano interdetti alla balneazione.

Divieto di fumo sulla battigia a Rimini.
La spiaggia di Rimini © Belaburdela

Cosa cambia con il ddl Concorrenza 

Un quadro preoccupante all’interno del quale una piccola luce di speranza, secondo Legambiente, c’è: il disegno di legge sulla Concorrenza, appena approvato definitivamente dal Senato, che, andando incontro alla direttiva europea Bolkenstein, pone finalmente fine alla proroga infinita alle concessioni balneari fissando l’obbligo di messa a gara dal primo gennaio 2024, così come deciso dalla sentenza del Consiglio di Stato del 9 novembre 2021.

Rimangono alcuni nodi, secondo il report di Legambiente: la scarsa trasparenza sulle concessioni balneari, i canoni per buona parte ancora irrisori, la non completezza dei dati sulle aree demaniali e soprattutto l’assenza di un regolare e affidabile censimento delle concessioni balneari ed in generale di quelle sul demanio marittimo, fermi al 2021.

In alcune Regioni italiane si assiste a dei veri e propri record a livello europeo, come in Liguria, Emilia-Romagna e Campania, dove quasi il 70 per cento delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari. Nel Comune di Gatteo, in Provincia di Forlì e Cesena, tutte le spiagge sono in concessione, ma anche a Pietrasanta e Camaiore (provincia di Lucca), Montignoso (Massa Carrara), Laigueglia (Savona) e Diano Marina (Imperia) siamo addirittura sopra il 90 per cento e i pochi spazi che rimangono liberi sono spesso in prossimità degli scoli di torrenti in aree degradate.

Le proposte di Legambiente

Seppur l’approvazione del ddl Concorrenza abbia portato un’importante novità, per l’associazione ambientalista sono ancora molti gli ostacoli da superare per garantire una gestione delle coste attenta alle questioni ambientali. Per questo Legambiente ha lanciato un pacchetto di cinque proposte affinché nella prossima legislatura si arrivi ad avere finalmente una legge nazionale per garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge e allo stesso tempo un quadro di regole e un quadro di regole certe che premino sostenibilità ambientale, innovazione e qualità. Cinque i pilastri su cui si dovrà concentrare il lavoro:

  • garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge
  • premiare la qualità dell’offerta nelle spiagge in concessione
  • ristabilire la legalità e fermare il cemento sulle spiagge
  • definire una strategia nazionale contro erosione e inquinamento
  • definire una strategia nazionale per l’adattamento dei litorali al cambiamento climatico

Sarà fondamentale per questo, spiega Legambiente, dare gambe ai decreti attuativi del decreto Concorrenza per far sì che le prossime procedure di affidamento delle concessioni siano finalmente trasparenti. “In Italia – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale – non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione. Un’anomalia tutta italiana a cui occorre porre rimedio”.

Secondo Ciafani “l’errore della discussione politica di questi anni sta nel fatto che si è concentrata tutta l’attenzione intorno alla direttiva Bolkestein finendo per coprire tutte le questioni, senza distinguere tra bravi imprenditori e non, e senza guardare a come innovare e riqualificare. Occorre dare seguito alle innumerevoli sentenze nazionali ed europee, altrimenti si arriverà presto a multe per il nostro Paese per violazione delle direttive comunitarie e, a questo punto, anche di una legge nazionale che stabilisce di affidarle tramite procedure ad evidenza pubblica a partire dal primo gennaio 2024”.

Allo Stato non interessano i canoni? 

Nel report Legambiente ricorda che tra i nervi scoperti c’è anche la scarsa trasparenza dei canoni pagati per le concessioni e la non completezza dei dati sulle aree che appartengono al demanio dello Stato. Grazie però alla relazione della Corte dei Conti La gestione delle entrate derivanti dai beni demaniali marittimi si scoprono alcune cifre importanti. Per il 2020 le previsioni definitive sull’ammontare dei canoni parlano di 104,8 milioni di euro in totale in Italia, ma di una cifra accertata di 94,8 milioni, di cui 92,5 milioni riscossi. Si tratta di un decremento del 12 per cento rispetto al 2019. I dati della media 2016-2020 parlano di entrate accertate per 103,9 milioni di euro annui, con 97,5 milioni riscossi. La conclusione cui giunge Legambiente nel report è chiara: a vedere questi numeri, senza confronto rispetto al giro d’affari del settore, sembra quasi che allo Stato non interessino i canoni delle spiagge.

Le buone pratiche, per fortuna

Anche quest’anno nel report “Spiagge 2022” si segnalano le buone pratiche contro l’erosione costiera per la gestione dei litorali, e poi alcune storie di stabilimenti che puntano su un’offerta green e di qualità, tutte consultabili nel manuale. Esempi positivi da cui trarre ispirazione, ma che per il momento rendono solo meno grigio il quadro complessivo.

Per citarne alcune, si va dalla Sardegna con la riforestazione della posidonia nel Golfo degli Aranci al Piano Comunale delle Coste di Lecce che prevede tra i vari aspetti il monitoraggio permanente dell’erosione costiera, la protezione e ricostruzione dei cordoni dunali, la trasformazione degli edifici degradati in strutture leggere in armonia con il paesaggio. Da Rimini arriva l’esempio del progetto “Parco del Mare” (parte del più ampio progetto Rimini Venture 2.0) che si pone come obiettivo quello di rigenerare i 16 km costieri creando un corridoio ambientale e funzionale, dedicato al fitness, alla qualità della vita, alla alimentazione sana.

In Veneto l’Associazione Unionmare Veneto, fra gli operatori balneari, ha avviato da tempo percorsi virtuosi che interessano le spiagge di Bibione, Jesolo, Caorle, Venezia, Eraclea, Sottomarina e Rosolina. I progetti sono i più vari, dalla prima spiaggia smoke-free (quella di Bibione) che ha fatto da esempio per tante altre realtà in giro per l’Italia, alla Spiaggia di Nemo, un riferimento per tutti coloro che lavorano sui temi dell’accessibilità, al progetto Sentinelle del Mare, in collaborazione con biologi marini che monitorano la situazione della biodiversità, al riutilizzo del legname degli schianti della tempesta Vaia per la realizzazione degli stabilimenti stessi. Inclusività è la parola chiave della Terrazza “Tutti al mare!” di San Foca, nel comune di Melendugno in Salento, è una spiaggia accessibile per persone con gravi patologie neuromotorie di San Foca. L’iniziativa, nata nel 2015, è parte del progetto “Io Posso” di Gaetano Fuso, poliziotto salentino, colpito nel 2014 dalla Sclerosi Laterale Amiotrofica.

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