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Il Fitz Roy e il Cerro Torre sono due vette mitiche della Patagonia che hanno reso la spedizione Sulle tracce dei ghiacciai di Fabiano Ventura un successo ancora più grande. I cambiamenti climatici sono sotto i nostri occhi.
Il Fitz Roy è un monte che si trova in Patagonia, al confine tra l’Argentina e il Cile. In Argentina fa parte del parco nazionale Los Glaciares, in Cile del parco nazionale Bernardo O’Higgins. La vetta i 3.405 metri sul livello del mare. Il Cerro Torre, invece, è una vetta totalmente argentina, in Patagonia, e si trova a ovest del Fitz Roy. La vetta raggiunge i 3.128 metri.
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Fabiano Ventura, che ha dato vita al progetto fotografico e scientifico Sulle tracce dei ghiacciai, le ha definite “le più difficili al mondo”. La quarta edizione del progetto si è svolta nella Terra del fuoco e nelle Ande della Patagonia e si è conclusa con risultati ottimi lo scorso 9 aprile. Nell’ultimo aggiornamento prima della conclusione, però, dal 12 al 16 marzo, Ventura si è trovato alle prese con la documentazione dello stato di salute dei ghiacciai di queste due vette mitiche, aiutato da diversi guardaparchi per il trasporto dell’attrezzatura per la realizzazione dell’ultimo servizio fotografico. Con i parchi nazionali, tra l’altro, la collaborazione è stata profonda e tutt’altro che casuale. Con i rappresentanti degli enti, infatti, c’è stata una profonda condivisione dell’obiettivo e un apprezzamento per la voglia di documentare.
Il primo obiettivo fotografico è la vetta del Cerro Polo, dove Ventura ha ripetuto la stessa panoramica dell’esploratore e sacerdote salesiano Alberto Maria De Agostini il quale era riuscito a ritrarre tutto lo skyline del Fitz Roy da una posizione privilegiata: frontale. Con le foto storiche tra le mani, Ventura riesce a riconoscere il punto esatto grazie all’aiuto di alcune rocce a terra: “Di corsa monto la folding Linhof e inizio a scattare, il Fitz potrebbe coprirsi di nuvole in qualsiasi momento”.
La differenza tra gli scatti è evidente. Oggi la parte terminale del ghiacciaio Blanco ha perso diverse centinaia di metri. Prima la fronte del ghiacciaio occupava almeno mezza laguna, ora si è scoperta un’enorme parete di roccia.
Seconda tappa: la salita del Loma de las Pizarras. Dopo un percorso ripido e a dir poco complicato, Ventura riesce a realizzare diverse fotografie delle guglie granitiche del Fitz Roy con i laghi glaciali di color verde azzurro e del deserto argentino con il lago Viedma. Compresa una che non faceva parte dell’album di De Agostini: una panoramica a 360 gradi.
Ultima traversata vede come protagonisti la valle della laguna Madre e il bellissimo bosco di Lenga che porta Ventura al mirador Maestri che gli offre una vista mozzafiato sul Cerro Torre dove è possibile scattare una fotografia “alla De Agostini”. Per Ventura, anche in questo caso, si nota come “il ghiacciaio Torre sia evidentemente arretrato frontalmente e abbia perso moltissimo del suo spessore. Nel 2005 ricordo che il ghiacciaio toccava quasi le rocce presenti nella laguna invece oggi, dopo soli dieci anni, è arretrato di almeno 50 metri”. Il sol pensiero del confronto con la foto scattata da De Agostini nel 1945 fa venire i brividi.
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Nonostante questo, il successo di quest’ultima tappa nel testimoniare gli effetti del riscaldamento globale sui ghiacciai andini è evidente. In tre giorni la spedizione ha percorso oltre 60 chilometri, affrontato 4.000 metri di dislivello e realizzato cinque fotografie negli stessi luoghi dove De Agostini le aveva scattate oltre 70 anni fa. Una tappa faticosa, ma che lascerà il segno su questa edizione di Sulle tracce dei ghiacciai, ma soprattutto sulla necessità di testimoniare una delle minacce più gravi del nostro tempo: i cambiamenti climatici.
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