
Deepwater Horizon, il disastro dimenticato nel racconto di chi c’era
Il disastro Deepwater Horizon raccontato dal giornalista Emanuele Bompan e dalla fotografa Giada Connestari, inviati nel 2020 in Louisiana.
Situata a circa 80 chilometri dalla costa della Louisiana, la Deepwater Horizon estraeva 8.000 barili al giorno al momento dell’incidente. È esplosa il 20 aprile 2010 ed è affondata il 22 aprile 2010. Oggi, a distanza di anni, l’incidente della Deepwater Horizon continua a inquinare.
Il disastro Deepwater Horizon raccontato dal giornalista Emanuele Bompan e dalla fotografa Giada Connestari, inviati nel 2020 in Louisiana.
Le spiagge del golfo del Messico sono disseminate di agglomerati di petrolio e sabbia che impiegheranno almeno 30 anni a decomporsi.
Era il 20 aprile 2010 quando un incidente alla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, nel Golfo del Messico, dava inizio al più grave disastro ambientale della storia americana. Le sue conseguenze si toccano con mano ancora oggi.
312mila chilometri quadrati di acque federali americane nel Golfo del Messico sono state messe all’asta dall’amministrazione Trump a favore delle società petrolifere che potranno perforare nuovi pozzi.
Oltre 9mila barili di petrolio si sono riversati nelle acque del Golfo del Messico a causa dello scoppio di condutture sottomarine.
Abbandonare la visione antropocentrica e rispettare le leggi dell’ecologia è l’unico modo per salvaguardare il futuro della nostra specie, e di tutte le altre. L’editoriale del presidente di Sea Shepherd Paul Watson.
Chernobyl, Exxon Valdez, Deepwater Horizon, Prestige e Fukushima sono tra i più grandi disastri ambientali legati al mondo dell’energia per i quali stiamo pagando ancora le conseguenze.
È italiana la nuova tecnologia che si basa su bioplastica di origine vegetale e biodegradabile al 100% per eliminare il petrolio dal mare in caso di sversamenti accidentali. Servirà anche per la pulizia ordinaria dei porti.
Quante e dove sono le trivelle in mare per estrarre il petrolio.
Alle assemblee degli azionisti delle multinazionali non si parla solo di dividendi. Ma anche di donne, minoranze, equità. Forse qualcosa sta cambiando.