Terremoto in centro Italia. Come procede la ricostruzione un mese dopo

Il punto sull’emergenza: l’obiettivo è chiudere al più presto le tendopoli, ma per le case provvisorie bisogna aspettare. Renzi: “Tutto tornerà come prima”

È passato già un mese dal terremoto che ha sconvolto il centro Italia: erano le 3:36 della notte del 24 agosto quando la prima di una serie di scosse, di magnitudo 6, rase al suolo i comuni di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e Pescara del Tronto provocando 297 morti e quasi 400 feriti. Trenta giorni dopo, la macchina dell’emergenza lavora ancora a pieno regime, mentre quella della ricostruzione scalda i motori in vista dell’inverno. L’obiettivo, ha ribadito il premier Matteo Renzi a Palazzo Chigi, è sempre lo stesso: “Il percorso di questo mese è stato complicato ma ben coordinato. Il lavoro di sindaci e regioni porterà questi paesi a essere ricostruiti come erano prima e dove erano prima”.

Nelle tende 2.500 persone, per le casette servono 7 mesi

Intanto però c’è da gestire e risolvere la questione delle tendopoli: sono ancora tremila le persone sfollate tuttora assistite dalla Protezione civile, 2500 delle quali si trovano ancora nelle tende. “La nostra priorità adesso – spiega sempre da Palazzo Chigi Fabrizio Curcio – è chiudere le tendopoli”. In molti, spiega il capo della Protezione civile, finora hanno avuto paura di tornare anche nelle abitazioni agibili per via del perdurare delle scosse, “ma in questo fine settimana ci sarà una riduzione importante: molti si sono convinti a lasciare le tende”. E le unità abitative provvisorie? L’autunno è arrivato e l’inverno incombe ma, spiega Curcio “per la realizzazione delle cosiddette casette abbiamo definito un tempo massimo di 7 mesi”.

Danni per almeno 4 miliardi di euro

Per quanto riguarda la ricostruzione, il coordinamento tra istituzioni centrali e enti locali è affidato al commissario straordinario Vasco Errani: entro il 3 ottobre sarà varato il decreto che, assicura, “prevederà un meccanismo chiaro, che eviterà che ogni anno ci siano discussioni sui fondi da destinare”. Errani promette che “verrà ricostruito tutto, anche le seconde case, nel rispetto dell’urbanistica e dell’economia di questi posti” che sul turismo estivo spesso vivono. Ma soprattutto “vogliamo ricostruire con un miglioramento tecnico e antisismico che assicuri che con un sisma 6.0 i cittadini non rischino più la vita”.

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Il commissario straordinario per la ricostruzione Vasco Errani e il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio © GettyImages

Il decreto individuerà anche la stima precisa dei danni causati dal terremoto, che però Renzi già prevede di non meno di 4 miliardi di euro. Errani prova rassicurare tutti i danneggiati: “Riconosceremo tutti i danni che saranno verificati dalla perizia tecnica, ovunque si siano verificati”. Per affrontare queste spese, aggiunge Curcio “il Fondo di solidarietà europea ci consentirà di accedere a delle risorse importanti”. Previste anche politiche per il rilancio dell’economia del territorio, che passerà per defiscalizzazioni e deroghe al patto di stabilità dei comuni. E l’ecobonus del 65 percento per le ristrutturazioni antisismiche sarà valido per tutto il 2017.

Dagli sms solidali 15 milioni, open data per gestirli

E tutte i soldi raccolti da singoli cittadini, aziende, paesi stranieri? Ogni centesimo sarà certificato, assicura il commissario Errani: “Con gli sms solidali sono stati raccolti 15 milioni: faremo un sistema open-data per programmare gli interventi sul sito di Palazzo Chigi e cercheremo di mettere questi fondi nella ricostruzione e non nelle spese provvisorie. Sarà tutto controllabile da tutti, man mano che i lavori andranno avanti”. Ma in generale, tutta la ricostruzione dovrebbe essere seguita tramite un sistema di open-data, promette il governo, attraverso una collaborazione rafforzata con l’Autorità anticorruzione e una creazione di liste di merito delle imprese appaltatrici.

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