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Una facile e non lunga passeggiata fra boschi di castagno e prati per raggiungere una radura al centro della quale sorge una quercia gigantesca e secolare
Sulla sponda occidentale del lago di Como, a Grandola, appena sopra
Menaggio, una facile e non lunga passeggiata fra boschi di castagno
e prati permette di raggiungere una radura al centro della quale
sorge una quercia gigantesca e secolare, fra le più vecchie
d’Italia, che si trova attualmente sotto la protezione di Italia
Nostra.
Nonostante gli anni, questo gigante si presenta in perfetta salute
e fa mostra del suo magnifico palco di rami che svettano dal
grandioso tronco per abbracciare il quale, si dice, sei persone
siano appena sufficienti.
Solidità e imperturbabilità, rigoglio e vigore
emanano da esso a rinsaldare un senso di energia e fiducia verso la
vita. Tuttavia, al di là e ben oltre la semplice
curiosità naturalistica, la visita alla vecchia quercia
può rappresentare un’occasione per recuperare la magia di un
tempo in cui nostri antenati tessevano con la natura un rapporto
così intimo da renderla partecipe di ogni momento della loro
vita.
Dall’estremo occidentale della Gallia e della penisola iberica fino
alle Alpi e alla pianura Padana, il culto degli alberi era
così importante, per le antiche popolazioni celtiche, che
non solo la poesia e la mitologia, ma addirittura i simboli sacri,
l’alfabeto e persino il calendario erano basati su di esso, secondo
una gerarchia al vertice della quale era la quercia.
Eterna allegoria del legame tra cielo e terra, tra dio e l’uomo, il
simbolismo dell’albero vede nella quercia un’immagine di potenza
tale che in Irlanda il suo stesso nome, daur, significava
“dio”.
La tradizione vuole che sotto le sue fronde si riunissero gli
anziani nel momento di prendere le decisioni più importanti,
quasi a voler trarre ispirazione dalla sua secolare saggezza. Le
radure che si aprivano all’interno di un bosco, soprattutto quando
al loro centro sorgevano alberi “maestri”, erano veri e propri
luoghi sacri, detti németon.
Spettacolo di grande e silenziosa solennità dinanzi al quale
anche l’animo meno avvezzo alle suggestioni immateriali, riconosce
e percepisce la sacralità del luogo, in cui memorie antiche
si intrecciano ai rami di queste viventi cattedrali.
Loredana Filippi
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