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A breve, si valuterà se Vicenza debba uscire dalla lista dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Il motivo: l’abuso edilizio ha deturpato il paesaggio palladiano.
Se l’Italia continua a non prestare attenzione ai suoi siti Unesco, potrebbe un giorno perdere il primato dei luoghi patrimonio mondiale. Se Vicenza venisse espulsa dalla lista dei patrimoni dell’umanità, infatti, potremmo tornare presto a quota 50, a pari merito con la Cina, in “crescita” anche grazie alle nomine del 2016.
Il motivo della minaccia di “retrocessione” italiana sarebbe presto detto: la città del Palladio, che è entrata a far parte del World Heritage nel 1994 proprio grazie alle opere dell’architetto del Cinquecento, non valorizza a dovere il proprio patrimonio, rovinato dagli abusi edilizi.
Pietra dello scandalo (e piaga paesaggistica) è l’ecomostro di Borgo Berga: si tratta di un complesso residenziale non ancora ultimato, che doveva comprendere abitazioni, negozi e uffici e che sorge al posto di un antico cotonificio, alla confluenza dei fiumi Bacchiglione e Retrone, a poca distanza dalla famosa Rotonda di Andrea Palladio. Gli edifici, che fanno da contorno alla sede del nuovo tribunale, si trovano in un punto del paesaggio che dall’architetto cinquecentesco era ritenuto fondamentale e che per questo era tutelato dall’Unesco.
L’abuso edilizio, per nulla ostacolato dalle amministrazioni comunali che si sono susseguite negli anni, è stato denunciato all’organizzazione internazionale già fra il 2013 e il 2015 da alcune associazioni e comitati cittadini, che hanno inviato direttamente all’Unesco documenti e appelli.
Oltre all’abuso edilizio di Borgo Berga, i comitati hanno denunciato all’organizzazione internazionale anche la base statunitense Del Din, di cui è sottolineato l’impatto ambientale e paesaggistico, e il progetto della Tav presentato dal Comune insieme alla Camera di Commercio e alla Regione Veneto nel 2014, con l’obiettivo di realizzare due nuove stazioni in città (in Fiera e a Borgo Berga).
Accolte le istanze e le preoccupazioni dei cittadini vicentini, l’Unesco ha risposto a giugno 2016 tramite il proprio “braccio operativo”, l’Icomos, Consiglio internazionale dei monumenti e dei siti, con una nota che, sintetizzata, suonava come “Fermate il completamento di Borgo Berga”.
L’impresa non ha però intenzione di demolire l’ecomostro. Per contro il Comune ha deciso di commissionare alla Heritage Impact Assessment una perizia a carico dei cittadini di Vicenza, uno studio dal costo di 63mila euro.
Come ha sottolineato Maurizio Di Stefano, presidente di Icomos Italia, “Dopo l’ispezione, che ha scopo collaborativo, i ministeri dovranno dimostrare di aver recepito le preoccupazioni e i suggerimenti dell’Icomos. In caso contrario, se non ci fosse recepimento, si procederebbe con provvedimenti più severi”.
La passione tutta italiana per il maltrattamento dei siti patrimonio mondiale è tristemente nota. Nel 2014, infatti, la Villa Adriana di Tivoli rischiò di essere inserita nella lista dei patrimoni in pericolo, per due motivi: l’ipotesi di realizzazione di una discarica nei pressi dell’area archeologica e la cosiddetta lottizzazione Nathan, cioè una lottizzazione da un milione di metri cubi della ditta Impreme in una zona molto vicina alla villa. Dopo la richiesta di chiarimenti da parte dell’Unesco e uno studio da parte di un team di esperti, il Mibact si è schierato definitivamente contro la lottizzazione, mentre la ditta costruttrice è stata costretta a ipotizzare una dislocazione del progetto.
Altro sito arcinoto per l’abusivismo è quello della Valle dei Templi di Agrigento: nel 2015 Ignazio Fonzo, procuratore aggiunto di Agrigento, ha dato un ultimatum a Comune, Soprintendenza ed Ente Parco promettendo la denuncia nel caso in cui non si fossero occupati dell’abbattimento degli oltre 650 abusi edilizi.
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