Diritti umani

Cecenia, prigioni per omosessuali alla periferia di Grozny

Un quotidiano indipendente russo ha rivelato l’esistenza di “prigioni” in Cecenia, nelle quali gli omosessuali sono rinchiusi e torturati.

La notizia è stata rivelata dal quotidiano russo indipendente Novaya Gazeta. Un’inchiesta condotta alla periferia di Grozny, in Cecenia, ha fatto emergere una realtà atroce: l’esistenza di istituti “penitenziari” nei quali vengono rinchiusi i cittadini gay, detenuti per il solo fatto di avere un orientamento sessuale “non conforme”. Autentici “campi di concentramento”, come sono stati definiti dai giornalisti.

“Stipati in 30 o 40 nella stessa cella”

Anche il solo sospetto di essere omosessuali può portare ad essere rinchiusi nelle carceri: all’interno, i prigionieri vengono stipati “anche in trenta o in quaranta all’interno della stessa cella”. La Novaya Gazeta ha parlato anche di estorsioni imposte ai detenuti in cambio di cibo, e di persone torturate al fine di ottenere i nomi di altri omosessuali.

Manifestazione omosessuali Russia
Una manifestazione contro l’omofobia in Russia ©Andrew Burton/Getty Images

Boris Dittrich, membro dell’associazione Human Rights Watch, ha riferito perfino di “prigionieri costretti a rimanere nudi, stuprati con delle bottiglie o dei bastoni finché non ammettono di essere gay”. Le ong hanno raccontato anche di avere ottenuto le prove – attraverso le testimonianze di chi è fuggito dal paese – di persone morte a causa dei maltrattamenti subiti; chi riesce ad uscire, lo fa solo dopo essere stato obbligato a confessare la propria omosessualità di fronte alla famiglia.

Le autorità: “Impossibile: da noi non ci sono omosessuali”

Ma a regnare è soprattutto l’omertà: in Cecenia nessuno parla per paura di ritorsioni. Secondo l’inchiesta, infatti, l’esistenza delle carceri sarebbe avallata dallo Stato, ai più alti livelli. E i crimini contro gli omosessuali verrebbero commessi direttamente dagli agenti della polizia o dai soldati dell’esercito. Il tutto sarebbe dunque organizzato con il benestare del presidente della Repubblica Ramzan Kadyrov, ultraconservatore e uomo di fiducia di Vladimir Putin, che in Cecenia ha instaurato da tempo la legge islamica, affiancata ad una gestione autoritaria del potere che dura ormai da un decennio.

Ramzan Kadyrov
Il presidente della Cecenia, Ramzan Kadyrov ©Dima Korotayev/Epsilon/Getty Images

Da parte sua, tuttavia, il governo ceceno ha reagito con durezza alla pubblicazione dell’inchiesta: un portavoce della presidenza ha parlato di “menzogne assolute” e di “informazioni false”, secondo quanto riferito dall’agenzia Interfax (vicina a Kadyrov). Ma a lasciare attoniti è stata soprattutto la spiegazione fornita dalle autorità: gli arresti di gay in Cecenia non sarebbbro infatti possibile perché “semplicemente da noi l’omosessualità non esiste. E semmai fossero presenti nel nostro paese persone così, non sarebbe di certo un problema della legge, perché di loro si sarebbero già occupati definitivamente i loro genitori”.

La Cecenia è una repubblica che fa parte della Federazione Russa, ma che è anche dotata di una propria Costituzione (approvata nel 2003). Quest’ultima assicura alla repubblica un ampio grado di autonomia; tuttavia, Mosca non ha mai concesso una piena indipendenza, e mantiene dunque un controllo sulla regione.

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