Giorno della memoria

Dal ‘Diario di Anna Frank’ a ‘Eichmann’ a ‘Notte e nebbia’, ecco cosa vedere sulla Shoah e dove

Rappresentare la Shoah al cinema e in televisione, dagli anni Cinquanta oggi, è sempre stato un enigma. Per sua natura, un’immagine disturbante tende ad allontanare gli spettatori. Ma allo stesso tempo nulla come un’immagine può documentare – anzi, lo dice la parola stessa, immortalare – quello che successe, senz’appello, senza confutazioni. Su questa ulcerante bilancia

Rappresentare la Shoah al cinema e in televisione, dagli anni Cinquanta oggi, è sempre stato un enigma. Per sua natura, un’immagine disturbante tende ad allontanare gli spettatori. Ma allo stesso tempo nulla come un’immagine può documentare – anzi, lo dice la parola stessa, immortalare – quello che successe, senz’appello, senza confutazioni. Su questa ulcerante bilancia hanno provato a stare in equilibrio registi, storici, artisti per tentare di raccontare il più grande eccidio della storia moderna.

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Il diario di Anna Frank (1959)

Un film di quasi tre ore, in bianco e nero, la cui visione è consigliatissima a Siniša Mihajlović.

Amsterdam, 1942. I tedeschi occupano il Paese e perseguitano gli ebrei. Una famiglia ebrea, quella dei Frank, si rinchiude in una soffitta della fabbrica di spezie del signor Frank insieme ad alcuni amici. Nonostante le durissime condizioni di vita, la piccola Anna Frank riesce ad avere momenti di spensieratezza e affida alle pagine del suo diario i suoi pensieri. Ma un brutto giorno i Frank sono arrestati e deportati.

Pubblicato in tutto il mondo, il diario della ragazzina è stato portato anche in teatro e il regista George Stevens ne ha tratto un film piuttosto serio, affidando il ruolo della protagonista tredicenne a una ragazza che non aveva mai fatto del cinema, Millie Perkins.

Eichmann (2016)

Giorno dopo giorno, per 120 sedute, l’orrore dei campi di sterminio fu raccontato in diretta dalle vittime, e ascoltato da tutto il mondo. Il documentarista americano Leo Hurwitz produsse il documentario sull’ufficiale nazista Adolf Eichmann, tra i principali responsabili dell’Olocausto, il primo processo televisivo ai nazisti. In Israele andava in diretta, trasmesso dalla radio. Nel resto del mondo le immagini televisive arrivavano in ritardo di qualche giorno (il tempo necessario a spedire i nastri). Il gerarca nazista sotto Hitler organizzò il traffico ferroviario dei deportati ed era accusato di essere fra gli ideatori della Soluzione Finale. Il Mossad lo aveva catturato nel 1960 in Argentina, dove viveva sotto falso nome.
Eichmann fu processato nel 1961 a Gerusalemme per crimini contro l’umanità.

La storia del primo evento mediatico globale e del team di produzione che dovette superare mille ostacoli per ottenere l’autorizzazione dei giudici alla sua trasmissione la racconta adesso questo film di Paul Andrew Williams. La pellicola, nelle sale per un’uscita evento dal 25 al 27 gennaio, ricostruisce il dietro le quinte dell’incredibile lavoro del produttore Milton Fruchtman (Martin Freeman) e Hurwitz (Anthony LaPaglia) che, alla fine di ogni giornata, montavano i momenti salienti delle udienze per spedirle alle televisioni di 37 Paesi in tutto il mondo.

Night will fall – Perché non scenda la notte (2015)

L’hanno chiamato “il documentario sulla Shoah di Alfred Hitchcock”. Il filmato sulla liberazione dei campi di sterminio lo curò in effetti inizialmente Alfred Hitchcock, inviato di guerra per conto della autorità militari britanniche. Un cortometraggio, circa 50 minuti impressionanti di bianco e nero e intitolato “Memory of the camps” chiuso per più di 60 anni in un cassetto e oggi riscoperto grazie all’Imperial War Museum di Londra. Nel 1945, subito dopo la fine della guerra, il produttore Sidney Bernstein partì per Bergen-Belsen, dove trovò alcuni cineoperatori dell’esercito inglese e americano che già da settimane stavano filmando le atrocità che si erano trovati davanti al momento della liberazione.

Quando il film fu pronto, però, Washington e Londra non se la sentirono, diplomaticamente, di rinfacciare le sue peggiori nefandezze a una nazione da ricostruire, con cui si stava ricominciando a dialogare. Così il materiale finì in un cassetto, dove restò fino agli anni ’80.
Lo si può vedere integralmente qui, su Rai.tv

Shoah (Shoah, 1985)

Per raccogliere e completare questo film di testimonianze, Claude Lanzmann impiegò undici anni, a partire dal 1974. Quando nel ’85 uscì nelle sale, questo film di nove ore e mezza venne subito accolto come un evento epocale, sia dal punto di vista storico che cinematografico.
Si può acquistare il libro con 4 dvd qui: Einaudi.

Notte e nebbia (Nuit et brouillard, 1955)

Il regista è l’Alain Resnais di “Hiroshima mon amour”. Questo film di 30 minuti è stato commissionato dal Comité d’Histoire de la Deuxième Guerre Mondiale in occasione dei dieci anni dalla fine della guerra. Buona parte del film è infatti costruita con immagini d’archivio, tra cui le riprese a colori realizzate ad Auschwitz-Birkenau intorno al ’54. Le musiche sono state composte appositamente da Hanns Eisler, di origini ebraiche.
Si può vedere integralmente (diviso in due video) qui.

Il processo di Norimberga (1977)

Grazie a un utente YouTube che lo ha riversato da una cassetta vhs, ora possiamo tutti rivedere online questo documentario. È la versione italiana dell’opera (1 ora e 11 minuti) di Henri de Turenne, “Le procès de Nuremberg”. De Turenne è stato un grande giornalista, autore di oltre 100 documentari. Fu inviato dell’Afp, che lo mandò a Berlino e in Corea, e ricevette il premio Albert Londres nel 1952 per i suoi reportage su Le Figaro. Lavorò poi a France Soir e alla Ortf. La guerra d’Algeria ebbe un grande posto nella sua vita prima dell’avvio, nel 1967, della serie di documentari sulle Grandi Battaglie, realizzata con Pathé, che lo ha reso famoso, a cui appartiene questo.
Si può vedere Il processo di Norimberga qui, su YouTube.

Primo Levi. Se questo è un uomo (1995)

“Voi che vivete sicuri nelle vostre case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo”. Sono questi i versi introduttivi del romanzo di Primo Levi, scritto tra il dicembre 1945 ed il gennaio 1947, a testimonianza di quanto fu vissuto in prima persona dall’autore nel campo di concentramento di Auschwitz. Le parole sono ispirate all’antica preghiera dello Shema e ne spiegano il titolo. E – lette da Giancarlo Giannini – sono riprese in apertura anche da questo Documentario della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (Cdec) con testimonianze di sopravvissuti alla Deportazione ed ai lager nazisti, di un’ora e venti. Per realizzarla sono stati intervistati 93 ebrei italiani sopravvissuti alla deportazione.

La shoah dei bambini (1992)

Rai Storia propone, tra molti materiali coraggiosi e interessantissimi sull’argomento, questo documentario di dieci minuti imperniato sulla condizione dei bambini in quegli anni tremendi. Con materiale d’archivio viene ricostruito l’orrore vissuto dai bambini ebrei durante il nazismo partendo da una pagina del Diario di Anna Frank, che parla degli obblighi a cui erano sottoposti. Da lì il racconto si dipana tra disegni, testimonianze e drammatiche immagini, anche episodi d’abbandono dei minori da parte dei genitori, nella speranza di salvare loro la vita. Il numero delle giovani vittime della Shoa nella seconda guerra mondiale, fu elevatissimo, sia dentro che fuori i campi di concentramento.
Si può vedere il documentario qui, su Rai Storia.

Da Bologna a Stalino (1942-2013)

Un video inedito sulla deportazione degli ebrei scovato da Home Movies è stato rispolverato e restaurato. È un filmato eccezionale di Enrico Chierici, un operatore che nel 1942, mentre riprendeva le truppe italiane in viaggio verso il fronte, si imbatté anche nei convogli dei deportati che facevano, in treno, la strada opposta. E sembravano, a giudicare dai volti, ignari del loro destino: si affacciano quasi sorridenti tra le fessure dei carri. Il video, della durata originale di 20 minuti, purtroppo è muto e se ne possono vedere online solo 5 minuti di estratto. Peccato, sarebbe meritevole pubblicarlo interamente.

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