Giorno della memoria

Chi scriverà la nostra storia, al cinema il docufilm sull’archivio segreto del ghetto di Varsavia

Un’importante vicenda dell’Olocausto, sconosciuta per molti, arriva al cinema grazie al docufilm Chi scriverà la nostra storia. In sala dal 27 gennaio, Giornata della memoria.

Ogni volta che si affronta il doloroso tema della Shoah il rischio, spesso, è quello di reagire con una chiusura. Mentale e del cuore. All’istinto di tenere una distanza di protezione tra sé e l’orrore insopportabile di quegli anni si unisce la pericolosa convinzione di aver già visto e sentito abbastanza. Anche quello che forse si avrebbe preferito non sentire. Ma sapere e fare memoria è proprio il compito a cui la civiltà non può rinunciare.

A questa responsabilità risponde il docufilm Chi scriverà la nostra storia, scritto e diretto della regista Roberta Grossman e prodotto da Nancy Spielberg: due donne da sempre appassionate alla storia e ai temi di giustizia sociale. E proprio a dimostrazione che sulla Shoah c’è ancora molto da sapere, questo film racconta per la prima volta “la più importante vicenda sconosciuta dell’Olocausto”, come dichiarato dalla regista.

Tratto dall’omonimo libro dello storico Samuel Kassov, Chi scriverà la nostra storia racconta, infatti, dell’archivio segreto di documenti e testimonianze registrate da un gruppo di ebrei rinchiusi nel ghetto di Varsavia tra il 1940 e il 1943. Preziosi e dolorosi resoconti personali dei fatti di quei tragici momenti, divenuti la più grande raccolta di testimonianze in grado di restituire dignità e identità a coloro che all’odio e alla sopraffazione nazista decisero di reagire con l’unica forma di resistenza possibile: raccontare la verità.

Una verità che inizialmente lascia impietriti, ma che poi costringe a muoversi. Perché la visione del docufilm è di quelle che ci si porta appresso per giorni, di quelle che ti danno il tormento e obbligano a non accomodarsi mai più nell’indifferenza. Un’andata senza ritorno, che scalfisce per sempre la memoria.

Leggi anche:

film Chi scriverà la nostra storia
Abraham Lewin, interpretato da Wojciech Zielinski, fu uno dei membri dell’Oyneg shabes, che documentò segretamente ciò che accadeva all’interno del ghetto di Varsavia, per “urlare al mondo la verità” © Anna Wloch

Chi scriverà la nostra storia, ambientazione storica e trama

Nel novembre del 1940 i nazisti rinchiusero oltre 450mila ebrei all’interno del ghetto di Varsavia. Una superficie di pochi chilometri che conteneva la metà dell’intera popolazione cittadina e il cui obiettivo era contribuire al progetto di sterminio della popolazione ebraica. Tra i suoi prigionieri c’era anche lo storico Emanuel Ringelblum (interpretato dal polacco Piotr Glowacki e doppiato da Adrien Brody nelle parti di doppiaggio originali), che già dal 1939 aveva iniziato a registrare sui suoi diari una cronaca di quello che stava accadendo al suo popolo. Consapevole dell’importanza di tramandare la verità ai posteri e desideroso di dare al mondo una visione realistica e diversa da quella che la propaganda nazista inculcava, radunò un gruppo segreto di circa sessanta tra scrittori, giornalisti, ricercatori e rabbini per dare vita a una forma di resistenza pacifica che prese il nome in codice di Oyneg shabes (“la gioia del Sabato” in yiddish).

 

Tra loro anche la scrittrice Rachel Auerbach (interpretata dall’attrice polacca Jowita Budnik ), una tra le poche di questo gruppo a sopravvivere alle persecuzioni e alla guerra. Alla sua voce (in originale è quella di Joan Allen) e ai suoi scritti originali è affidato il compito di narrare i fatti di quegli anni, insieme alle testimonianze emerse proprio da quell’archivio che riuscì – incredibilmente – a resistere alla distruzione e agli incendi che devastarono il ghetto tra l’aprile e il maggio del 1943, quando i nazisti sedarono la coraggiosa e inaspettata rivolta di un eroico gruppo che tentò l’impossibile fino alla fine.

Emanuel Ringelblum è interpretato da Piotr Glowacki nel film Chi scriverà la nostra storia
Lo storico Emanuel Ringelblum che guidò il gruppo dell’Oyneg shabes nel ghetto di Varsavia, è interpretato dall’attore polacco Piotr Glowacki © Wanted Cinema

L’archivio segreto dell’Oyneg shabes

Sono ben 60mila le pagine ritrovate sotto le macerie, accuratamente nascoste dal gruppo dell’Oyneg shabes in uno scantinato, da cui riemersero miracolosamente dopo la guerra durante quello che Auerbach paragonò a “uno scavo archeologico”. Un patrimonio tanto prezioso da essere inserito nel Registro della memoria del mondo dell’Unesco, insieme ai capolavori di Chopin e alle opere scientifiche di Copernico.

La forza del film sta proprio nella meticolosa ricostruzione storica dei fatti atroci di quegli anni attraverso documenti capaci di “urlare la verità al mondo” e riportare il punto di vista delle vittime ebree. “Allo scopo di rendere la sceneggiatura storicamente precisa, il team addetto alle scenografie ha lavorato sei mesi con gli studiosi prima di iniziare le riprese – spiega la regista –. Questo processo ha fatto sì che ogni penna, laccio da scarpe e colore delle pareti fosse perfetto per l’epoca”. Un realismo coinvolgente che, grazie alla bravura degli attori, alla solidità della sceneggiatura e alle tante (durissime) immagini di repertorio, mescola i confini tra documentario e film, smuovendo inesorabilmente la coscienza. Fondamentale la scelta di “far parlare” proprio i diari dell’archivio, permettendo allo spettatore di familiarizzare con persone vere e non semplici personaggi, calandosi per tutta la durata del film al loro fianco, in quell’inferno che fu il ghetto di Varsavia. Un inferno nel quale a morire furono in 400mila, di cui 100mila di fame e stenti.

Il mercato nel ghetto di Varsavia nel docufilm Chi scriverà la nostra storia
Una scena nel mercato nel ghetto di Varsavia, in cui furono rinchiusi oltre 450mila ebrei © Anna Wloch

L’uscita il 27 gennaio, Giornata della memoria

Non a caso Chi scriverà la nostra storia sarà distribuito da Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema in contemporanea europea il 27 gennaio (qui l’elenco delle sale), in occasione della Giornata della memoria. E non a caso il film è stato presentato alla stampa italiana lo scorso 15 gennaio al Memoriale della Shoah di Milano: un luogo fortemente emblematico, situato sotto i binari della Stazione Centrale, dove un tempo erano caricati e scaricati i convogli postali. Da qui, tra il 1943 e il 1945, partirono venti convogli colmi di migliaia di ebrei e oppositori politici, caricati su carri bestiame e costretti a viaggiare per giorni in condizioni disumane verso Auschwitz-Birkenau e altri campi di sterminio e di concentramento.

Memoriale Shoah Milano
Il Memoriale della Shoah di Milano si trova sotto i binari della Stazione Centrale, luogo di partenza delle deportazioni nazifasciste durante la seconda guerra mondiale © Alice Zampa

Il Memoriale della Shoah di Milano

Inaugurato nel 2013 il memoriale di Milano è l’unico rimasto intatto tra i tanti luoghi che in Europa furono teatro delle deportazioni naziste ed è nato con l’obiettivo, oltre che di contribuire alla memoria, di diventare luogo di studio e incontro, “per costruire il futuro e favorire la convivenza civile”. A sottolinearlo anche il presidente del memoriale Roberto Jarach, presente all’anteprima. “La scelta di ospitare qui questo film si inserisce in un programma di iniziative con cui vorremmo attirare l’attenzione sull’esistenza stessa del memoriale, che è ancora poco conosciuto – ha spiegato, focalizzandosi sul ruolo prezioso del memoriale nella società –. Contenuti così ben si adattano a un luogo come questo, che non è un museo ma una struttura che, attraverso un percorso, deve sollecitare emozioni e insieme contribuire all’azione di divulgazione e trasmissione della memoria. Una cosa che, in questo momento storico, riteniamo sia fondamentale. L’intento, dunque, è trasmettere la memoria non come strumento di rivendicazione o accuse ma semplicemente come elemento essenziale, per aiutare le coscienze a costruire la propria sensibilità ed essere in grado di cogliere i segnali negativi, che arrivano dalla società esterna, predisponendo le difese che nel secolo scorso sono crollate, portando alla Shoah”.

“Vorrei che la gente non soltanto impari qualcosa dal film, ma anche che sia coinvolta e resti profondamente commossa”. Questo infatti è l’intento dichiarato (e raggiunto) dalla regista Roberta Grossman.

Il docufilm Chi scriverà la nostra storia, diretto della regista Roberta Grossman e prodotto da Nancy Spielberg, arriva nelle sale italiane distribuito da Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema in contemporanea europea il 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria. Qui l’elenco delle sale e dei giorni in cui sarà programmato.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati
La nonna del death metal che canta per la libertà e per l’ambiente

Ci sono nonne carine e nonne fantastiche. Poi c’è Inge Ginsberg, scrittrice sopravvissuta all’Olocausto ed ex spia che, superati i 90 anni, si è rimessa in gioco come cantante di una band death metal per urlare contro le ingiustizie sociali e i soprusi ambientali. Il documentario Death Metal Grandma di Leah Galant, presentato lo scorso

Shoah, un progetto per custodire la memoria di Nedo Fiano

Bisogna fare di tutto per non dimenticarsi di ricordare Auschwitz. Sembra un gioco di parole, ma è invece esattamente il senso dell’iniziativa lanciata proprio in occasione del giorno della memoria degli orrori dell’Olocausto dall’associazione Figli della Shoah e dalla Fondazione Cdec (Centro di documentazione ebraica contemporanea): mantenere viva l’esperienza di Nedo Fiano, uno degli ultimi sopravvissuti