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L’Aids è ancora un problema: una giornata per non dimenticarlo
Gli anni dell’emergenza, nella percezione di molti, sembrano superati. Eppure, nella Giornata mondiale per la lotta all’Aids, tutte le istituzioni e gli organismi specializzati, dal ministero della Salute fino all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ricordano con dati e con molte iniziative che il virus è ancora ben lontano dall’essere distrutto. In Italia, per esempio, 3.444
Gli anni dell’emergenza, nella percezione di molti, sembrano superati. Eppure, nella Giornata mondiale per la lotta all’Aids, tutte le istituzioni e gli organismi specializzati, dal ministero della Salute fino all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ricordano con dati e con molte iniziative che il virus è ancora ben lontano dall’essere distrutto. In Italia, per esempio, 3.444 nuove diagnosi di infezione da Hiv sono state effettuate nel 2015.
La situazione in Italia
Un sieropositivo su quattro è inconsapevole di esserlo: un fattore di rischio potenziale enorme per la diffusione del virus. Un rischio che, proprio dal primo dicembre, potrà essere però più facilmente scongiurato: in occasione della giornata mondiale contro l’Aids, infatti, arriva nella farmacie il nuovo auto-test, che permette a chi si sottopone a una piccola puntura (senza bisogno di prescrizione medica) di sapere entro 15 minuti se ha il virus o meno. Secondo il report annuale del ministero nel 2016 in Italia si è osservata una lieve diminuzione dell’incidenza di Hiv. I maschi rimangono i soggetti più a rischio. Il numero di decessi in persone con Aids è stabile dal 2010.
In Europa nuovi casi in crescita
L’Italia si colloca al 13esimo posto tra le nazioni europee per numero di contagi. In tutta Europa i nuovi casi registrati nel 2015 sono stati 153mila, in aumento rispetto all’anno precedente (142mila): il problema è molto diffuso soprattutto nell’Europa orientale, in cui si concentra l’80 per cento dei nuovi casi, con particolare riguardo per la Russia, mentre l’Europa centrale sembra quasi immune (solo il 3 per cento dei casi). Eppure, anche in paesi super-sviluppati e moderni come l’Islanda, la Norvegia e il Lichtenstein si registrano dei problemi: in particolare quelli relativi alle diagnosi, che nella metà dei casi sono troppo tardive.
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In Africa una piaga non risolta
A livello mondiale, in totale sono 36,7 milioni le persone contagiate, con l’Africa che rimane il continente dove la piaga è più pesante. Anche considerando che, secondo i dati dell’Oms, meno della metà dei malati nel 2016 sono stati sottoposti ai trattamenti retrovirali raccomandati dall’organizzazione mondiale della sanità. Una percentuale che fortunatamente si impenna al 75 per cento per quanto riguarda le donne incinte, per contrastare quantomeno il rischio che il virus si trasmetta anche al bambino.
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