Il governo approva il decreto per fermare il #legnoillegale

La campagna #legnoillegale di Greenpeace ha già raggiunto il suo obiettivo. Convincere il governo a chiudere con il legno dell’Amazzonia.

Un’altra vittoria per Greenpeace. A poche ore dal lancio della campagna online #legnoillegale che chiedeva al governo italiano di adottare il decreto per rendere effettivo anche nel nostro paese il regolamento europeo del legno (Eutr), il ministro delle Politiche agricole e forestali Maurizio Martina ha annunciato che nel consiglio dei ministri di venerdì 16 maggio è stato approvato lo schema di decreto con cui verrà attuata la disciplina europea sul divieto di importazione di legno tagliato illegalmente.

 

L’organizzazione ambientalista, dopo due anni di indagini, aveva fatto partire giovedì una campagna in cui sosteneva che il legno tagliato illegalmente in Amazzonia finisce anche negli Stati Uniti, in Israele e in Europa attraverso stratagemmi in grado di violare i sistemi di controllo facendo passare per certificato legname illegale. In particolare, Greenpeace segnala la presenza di legni pregiati provenienti dall’Amazzonia brasiliana in infrastrutture ed edifici pubblici come il ponte di Brooklyn a New York, la biblioteca nazionale di Parigi e il Politecnico di Torino. Il legno illegale, oltre a distruggere un angolo vitale per la Terra, è fonte anche di sfruttamento, violenza e conflitti sociali.

 

 

Per questo Greenpeace chiedeva all’Italia di comare il vuoto adottando il regolamento europeo Eutr e di smettere di acquistare legname proveniente dall’Amazzonia finché i fornitori non riusciranno a garantirne la conformità.

 

“Oggi facciamo un grande passo in avanti nella lotta contro il commercio e l’importazione illegale di legno” ha detto il ministro Martina. “Con il decreto approvato, anche l’Italia potrà finalmente adeguarsi alla normativa comunitaria e europea. Abbiamo sbloccato lo stallo in cui ci trovavamo. Grazie a queste norme, che prevedono anche la creazione di un registro degli operatori, introdurremo sanzioni penali e amministrative, che possono arrivare fino a un milione di euro, per quanti violeranno i regolamenti europei in materia”.

 

 

La risposta di Martina è arrivata anche via Twitter dove era stato tempestato da oltre mille tweet inviati dai sostenitori di Greenpeace e dai cittadini italiani sensibili a questa tematica.

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