
La riserva di Yasuní è salva. L’Ecuador ha detto “no” al petrolio
In Ecuador si è votato per bloccare lo sfruttamento petrolifero nell’Amazzonia e per il primo turno delle elezioni presidenziali.
Perché l’Amazzonia è importante? Cosa rappresenta questa foresta per la Terra? L’Amazzonia è la più grande foresta pluviale tropicale del mondo, con un’estensione di 5,5 milioni di chilometri quadrati disseminati in nove Stati dell’America latina. Viene descritta come il polmone verde del nostro pianeta perché può assorbire da 150 a 200 miliardi di tonnellate di CO2, contribuendo a mantenere l’equilibrio climatico. Un ruolo prezioso che tuttavia è messo a repentaglio dagli incendi e dal disboscamento illegale. Cercando in che stato si trova l’Amazzonia, emergono dati allarmanti. Dagli anni Settanta al 2019 l’Amazzonia ha perso il 15,16 per cento della sua superficie, trasformata in campi e pascoli. Durante i quattro anni in cui Jair Bolsonaro è stato presidente del Brasile, il tasso di deforestazione è stato fuori controllo, con oltre 33.800 chilometri quadrati di foresta pluviale persi tra il 2019 e il 2021, un’area grande come il Belgio. Perché l’Amazzonia viene disboscata e bruciata? Principalmente per lasciare spazio agli allevamenti di bestiame, così come alle coltivazioni di soia, in gran parte usata come mangime. Chi sta distruggendo la foreta dunque fa soprattutto gli interessi dei grandi colossi agroindustriali che hanno apertamente sostenuto il governo di Bolsonaro. Anche noi dunque possiamo fare la nostra parte per salvarla, ripensando ai nostri consumi ed evitando di acquistare prodotti complici della deforestazione. Su LifeGate parliamo dunque di deforestazione e incendi, ma anche dell’incredibile biodiversità dell’Amazzonia, con oltre 40mila specie di piante, 3mila di pesci e 370 di rettili. Raccontiamo anche come vivono i popoli indigeni, i più preziosi custodi di questi ecosistemi.
In Ecuador si è votato per bloccare lo sfruttamento petrolifero nell’Amazzonia e per il primo turno delle elezioni presidenziali.
Si è concluso il vertice per l’Amazzonia organizzato a Belém dal Brasile. La cooperazione è ripartita, ma mancano le azioni per fermare la deforestazione.
Il 20 agosto sono previste le elezioni presidenziali in Ecuador e un referendum sulle esplorazioni petrolifere nella riserva di Yasuní.
L’era di Bolsonaro è finita. Ora si contano gli alberi abbattuti in Amazzonia: tra il 2019 e il 2022 è un’area grande una volta e mezza Rio de Janeiro.
L’allevamento del bestiame in Brasile è responsabile della deforestazione in Amazzonia con numeri impressionati: 800 milioni di alberi abbattuti in sei anni.
La Corte costituzionale dell’Ecuador ha disposto che si tenga un referendum sul giacimento petrolifero nella riserva di Yasuní, nella foresta amazzonica.
Un decisione storica che riconsegnerà le terre indigene alle comunità che da sempre le custodiscono, sottraendole alle miniere e alla deforestazione.
Negli ultimi anni le terre indigene Kayapó, Munduruku e Yanomami, nell’Amazzonia brasiliana, sono state devastate dalle miniere d’oro illegali.
Il governo brasiliano ha iniziato a sfrattare i cercatori d’oro illegali, responsabili dell’emergenza sanitaria che ha colpito il popolo Yanomami.
Marina Silva, ambientalista militante e simbolo della battaglia in difesa dell’Amazzonia, è di nuovo la ministra dell’Ambiente del Brasile.