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L’Italia perde quattro posizioni nella classifica mondiale della libertà di stampa stilata da Reporter senza frontiere. Siamo ormai 77esimi.
Il giudizio è senza appello. L’Italia ha perso in un anno ben quattro posizioni nella classifica della libertà di stampa stilata da Reporters sans Frontières. Un dato desolante e allarmante, che porta il nostro Paese dal 73esimo al 77esimo posto.
A farci retrocedere, spiega l’associazione, è il fatto che ancora oggi troppi giornalisti risultano minacciati per il lavoro che fanno. In particolare, “il numero di coloro che attualmente sono costretti a vivere scortati dalle forze dell’ordine è compreso tra trenta e cinquanta”. Intimidazioni e minacce di morte rendono il quadro “molto inquietante”, aggiunge l’organizzazione non governativa, e i primi a farne le spese sono “i reporter impegnati nelle inchieste sulla corruzione e sulla criminalità organizzata”.
Reporter senza frontiere cita le inchieste sul Vaticano, ricordando che “la giustizia se l’è presa con la stampa” nel contesto degli scandali Vatileaks e Vatileaks 2: “Due giornalisti rischiano otto anni di prigione per aver pubblicato dei libri nei quali venivano rivelate frodi all’interno della Santa Sede”, ricorda Reporter senza frontiere.
In testa alla classifica dell’associazione si sono piazzate tre nazioni europee: la Finlandia, i Paesi Bassi e la Norvegia. Quarta la Danimarca, seguita dalla Nuova Zelanda. La Germania è sedicesima, mentre le posizioni 38 e 41 sono occupate da Regno Unito e Stati Uniti. Più in basso la Francia, 45esima.
In generale, quello europeo resta il continente nel quale la libertà di stampa appare maggiormente tutelata. Nell’Ue, infatti, peggio dell’Italia fanno solamente Cipro, Grecia e Bulgaria. Al contrario, nel ranking mondiale fanno meglio del nostro paese anche Lesotho, Tanzania, Malawi, Senegal, Haiti, Niger, Botswana, Burkina Faso e Belize.
Lo stato che invece tutela di meno in assoluto la libertà di stampa è l’Eritrea, che si contende l’ultima piazza con la Corea del Nord e il Turkmenistan. Poco sopra, nella classifica figurano Siria, Cina e Vietnam. Da sottolineare, infine, il fatto che, nel complesso, l’Africa risulta aver fatto alcuni passi in avanti, nonostante la porzione settentrionale del continente (assieme al Medio Oriente) resti ancora la regione nella quale è più difficile esercitare la professione di giornalista.
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