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Il cibo che sprechiamo in un anno vale 300 miliardi di dollari

Fermare lo spreco di cibo significa contribuire a uscire dalla crisi economia globale. Un nuovo rapporto sostiene che senza sprechi si risparmiano fino a 300 miliardi di dollari.

Lo spreco alimentare non è solo immorale visto che nel mondo ci sono 805 milioni di persone che soffrono la fame, ma è anche un danno per l’economia globale. Secondo un calcolo fatto dal gruppo internazionale Global commission on the economy and climate, ridurre lo spreco di cibo potrebbe far risparmiare fino a 300 miliardi di dollari (circa 268 miliardi di euro). Una cifra notevole in un contesto di crisi come quella che stiamo vivendo.

 

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Un terzo finisce in discarica. Oggi circa un terzo di tutto il cibo prodotto nel mondo finisce in discarica, secondo quanto dichiarato dal rapporto. Il cibo sprecato in un anno avrebbe un valore economico di circa 400 miliardi di dollari che, secondo le previsioni, potrebbe arrivare a 600 miliardi nel prossimo decennio visto che la popolazione che fa parte della classe media sta aumentando nei paesi in via di sviluppo.

 

Così, secondo i dati della commissione presieduta dall’ex presidente messicano Felipe Calderón basterebbe tagliare gli sprechi tra il 20 e il 50 per cento per risparmiare tra 120 e 300 miliardi di dollari l’anno da qui al 2030.

 

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Perché si spreca. Lo spreco nei paesi in via di sviluppo è dovuto soprattutto a forme di conservazione e refrigerazione inadeguate e a collegamenti tra campi e mercati spesso carenti e obbligati. “Ridurre lo spreco di cibo significa aumentare l’efficienza, la produttività e risparmi diretti per i consumatori” ha afferamato Helen Mountford direttore di New climate economy, uno dei programmi del gruppo. “Questo significa anche più cibo a disposizione per le 805 milioni di persone che vanno a letto affamate ogni giorno”.

 

Basterebbe migliorare gli strumenti di refrigerazione in alcuni dei principali paesi in via di sviluppo per ridurre di un quarto lo spreco di cibo a livello globale anche se i maggiori responsabili restano i consumatori che spesso comprano o cucinano quantità eccessive di cibo. Al contrario, nei paesi industrializzati, la maggior parte dello spreco si registra nella fase precedente, ancor prima che il cibo raggiunga le bancarelle dei negozi.

 

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Impatto sul clima. L’ultima considerazione va fatta sull’impatto che tutto ciò ha sul clima. Si stima che circa il sette per cento delle emissioni di CO2 su base annua siano causate proprio dal cibo che viene buttato prima di essere consumato. Stiamo parlando dell’equivalente di 3,3 miliardi di tonnellate di CO2 che potremmo evitare di emettere in atmosfera.

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