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Vincent Callebaut, un’ex area industriale di Bruxelles si trasforma in un’avanguardia sostenibile

Tour&Taxis, costruita tra il 1902 e il 1907, era un complesso per lo sdoganamento e il deposito delle merci Bruxelles, capitale del Belgio, ed è rimasto abbandonato per quasi cinquant’anni. Ora potrebbe diventare un nuovo quartiere eco-sostenibile per eccellenza. Il progetto consegnato a fine 2016 e in attesa di approvazione è stato ideato da Vincent Callebaut architectures e prevede,

Tour&Taxis, costruita tra il 1902 e il 1907, era un complesso per lo sdoganamento e il deposito delle merci Bruxelles, capitale del Belgio, ed è rimasto abbandonato per quasi cinquant’anni. Ora potrebbe diventare un nuovo quartiere eco-sostenibile per eccellenza. Il progetto consegnato a fine 2016 e in attesa di approvazione è stato ideato da Vincent Callebaut architectures e prevede, oltre alla riqualificazione del quartiere, anche la costruzione di tre edifici “foreste verticali” o Vertical forest.

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Vincent Callebaut
L’architetto belga Vincent Callebaut © William Beaucardet

L’eco-architetto Vincent Callebaut

L’architetto Vincent Callebaut, classe 1977, originario di Bruxelles, ha alle spalle più di cinquanta progetti green in tutto il mondo. Time Magazine, riferendosi a Callebaut come miglior architetto eco-utopistico nel 2011, ha definito i suoi lavori come “fantastici progetti rivolti ai mali ambientali e sociali del mondo“. Nel 2015 ha pubblicato Paris 2050, la sua sesta monografia nella quale spiega la sua visione di sostenibilità per la capitale francese e stabilisce l’obiettivo di ridurre del 75 per cento le emissioni di gas serra entro il 2050 seguendo il piano energia-clima di Parigi.

Vincent Callebaut
Assonometria della nuova Gare Maritime © Vincent Callebaut architectures

La metamorfosi di Tour&Taxis

Le città europee devono affrontare la sfida di trasformare il proprio patrimonio architettonico perché sia in sintonia con una transizione economica e sociale verso un’era senza combustibili fossili. La sfida è quindi quella di usare i principi del progresso tecnologico e dell’architettura sostenibile applicandoli a un’ex area industriale, integrando energie rinnovabili e limitando le emissioni di anidride carbonica come siglato nell’Accordo di Parigi.

Il progetto si focalizza sulla metamorfosi della Gare Maritime decorata in stile Art Nouveau, una delle stazioni portuali più grandi d’Europa che al momento è vuota e inutilizzata. L’idea è quella di estendere il nuovo parco che si trova nelle vicinanze e portarlo all’interno di questa struttura in modo da creare il campus ecologico aperto al pubblico Biocampus, realizzato in legno laminato per ridurre le emissioni della costruzione e per creare al suo interno il microclima adatto a far crescere le varietà di piante esotiche e locali che verranno piantate. Servirà a promuovere l’innovazione e la trasversalità, caratteristiche indispensabili per trasformarlo in uno spazio di coworking le cui caratteristiche saranno basate sul principio delle tre R: ridurre, riutilizzare e riciclare. Il progetto inoltre prevede un impianto di raccolta dell’acqua piovana, giardini basati sui principi dell’evapotraspirazione e stazioni geotermali.

Vincent Callebaut
Rendering delle tre Vertical forest, collegate alla Gare Maritime da un laghetto che collega anche il parco di Tour&Taxis al canale di Bruxelles © Vincent Callebaut architectures

Tre Vertical forest

L’eco-architetto ha pensato anche a una zona residenziale che produce energia usando pannelli solari installati sui tetti, costituita da tre “boschi verticali”, complessi architettonici la cui caratteristica sarà la presenza di orti privati, frutteti comuni e balconi ricchi di piante che ricopriranno le strutture. Questo villaggio verticale avrà inoltre lo scopo di reintegrare il concetto di città pedonale focalizzata sul trasporto non motorizzato sfidando la cultura “automobile-centrica” tipica della progettazione del Ventesimo secolo. Come afferma Callebaut, metamorfosi non vuol dire sradicare il passato ma piuttosto integrare il meglio del passato nel nostro futuro. Il compito dell’architetto è dunque quello di dare forma a una storia ibrida.

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