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Il destino dell’umanità è strettamente legato alla varietà della vita sulla terra, in grado di fornire sostentamento e servizi alla nostra specie, e di rallegrarci l’esistenza.
Dici biodiversità e pensi ad una foresta lussureggiante, popolata da una miriade di specie animali e vegetali, certo, ma non solo, la vita grazie alla sua cieca determinazione riesce a sbocciare in un’infinità di ambienti, con risultati sorprendenti. Deserti, vulcani, montagne coperte da ghiacci perenni, anche gli ecosistemi più estremi e inospitali possono ospitare animali e piante che si sono adattati in nome della sopravvivenza.
La nostra conoscenza del regno animale e vegetale è estremamente parziale, ad oggi sono state descritte oltre un milione e 700mila specie, ma gli scienziati ipotizzano che ne possano esistere oltre dodici milioni. La vera grande frontiera ancora inesplorata è il mare. Gli oceani coprono circa due terzi della superficie terrestre, abbiamo esplorato solo il 5 per cento di essi. Là sotto si celano creature inimmaginabili, mostruose e meravigliose, in un mondo alieno, buio e freddo e, soprattutto, senza l’uomo. Eppure la nostra conoscenza delle altre specie con cui condividiamo il pianeta rischia di rimanere frammentaria, entro la fine del secolo il 50 per cento delle specie viventi rischia infatti di scomparire proprio a causa del nostro impatto.
Il 22 maggio si celebra la Giornata mondiale della biodiversità, istituita dalle Nazioni Unite nel 1993. La data è stata scelta per ricordare l’adozione della Convenzione sulla diversità biologica, avvenuta il 22 maggio 1992. Il tema dell’edizione del 2019 è “La nostra biodiversità, il nostro cibo, la nostra salute” poiché, come ha detto il segretario generale dell’Onu António Guterres, “la qualità dell’acqua che beviamo, ciò che mangiamo e l’aria che respiriamo dipendono dal benessere della natura”.
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Dall’anno della sua entrata in vigore la Convenzione sulla diversità biologica ha ottenuti risultati notevoli, dall’incremento delle aree e delle specie protette, all’adozione del Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza e del Protocollo di Nagoya sull’accesso alle risorse genetiche e l’equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo, fino alla creazione e attuazione di strategie e piani d’azione nazionali e internazionali per la conservazione della biodiversità. In seguito all’adozione del Piano strategico per la biodiversità per il periodo 2011-2020, la cui missione è quella di arginare la perdita di diversità biologica e assicurare il ripristino degli ecosistemi, sono inoltre stati compiuti progressi significativi nel raggiungimento di alcuni dei venti obiettivi di Aichi per la biodiversità. Il venticinquesimo anniversario della Convenzione costituisce dunque un’opportunità per evidenziare il raggiungimento di importanti obiettivi, ma al tempo stesso per guardare al futuro e valutare il proseguo del Piano strategico che si concluderà nel 2020.
La biodiversità è in grado di valorizzare i territori e generare ricchezza, ad esempio attraverso l’ecoturismo, attività sempre più diffusa. Non può tuttavia essere valutata solo da un punto di vista economico, sarebbe sbagliato e superficiale, provate solo a immaginare un bosco senza il primigenio ululato di un lupo nella notte, il mare senza le misteriose migrazioni delle anguille, il cielo senza le ardite manovre delle rondini, il profilo di una cresta rocciosa senza la sinuosa silouetthe di un camoscio che si staglia nel cielo o uno stagno senza il malinconico gracidio di una raganella, o ancora una foresta senza la lignea e aliena bellezza di una quercia, o un prato senza l’inebriante profumo di fiori che pervade l’aria. Senza animali e piante la vita non sarebbe possibile e, anche se lo fosse, non avrebbe forse senso viverla.
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