6 mostre di fotografia da non perdere in Italia

Grandi artisti della fotografia e nomi meno noti tra i nostri consigli per chi ama quest’arte capace di emozionare, far riflettere e meravigliare.

“Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate” disse Diane Arbus, fotografa statunitense che ritraeva le persone nella loro eccezionale normalità. Qualunque sia il motivo per il quale quest’arte vi attrae, ecco i nostri suggerimenti sulle mostre in programma in Italia prossimamente. Autori molto diversi tra loro, alcuni forse poco noti al grande pubblico, che sono però a nostro parere degni di nota. Per sorridere, indignarsi o semplicemente imparare a  guardare con attenzione.  6 buone occasioni – anche a ingresso gratuito – per dedicarsi alla fotografia.

Capolavori della fotografia moderna 1900-1940. La collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art, New York, dal 3 marzo al 26 giugno 2022 – Camera, Torino

Gli appassionati veri di fotografia ne rimarranno colpiti. Quasi sicuramente. I neofiti di certo sapranno intuirne l’eccezionalità. Vale una visita a Torino questa mostra, anche perché è la prima volta che è esposta in Italia (ma noi l’avevamo già apprezzata al Lac di Lugano) e l’onore lo ha Camera – Centro italiano per la fotografia: la collezione Thomas Walther del Museum of modern art di New York racconta la grande passione di un collezionista che negli anni ha raccolto oltre 200 fotografie della prima metà del ventesimo secolo. Una collezione talmente bella e di valore che il Moma se l’è comprata.

È preziosa per chi voglia capire cosa accadde nell’arte della fotografia in quegli anni di mutamenti. Vedrete molte cose diverse: eccentrici ritratti che scavano nella psicologia di chi è immortalato, nature morte e immagini industriali che paiono modernissime, preziose “miniature” che sembrano francobolli pregiati. Nomi altisonanti del mondo della fotografia come: Alfred Stieglitz, Edward Steichen, Paul Strand, Walker Evans o Edward Weston e europei come Karl Blossfeldt, Brassaï, Henri Cartier-Bresson, André Kertész e August Sander.

Questi scatti richiedono attenzione, cura dello sguardo e una sensibilità al racconto. Probabilmente faticherete a eleggere come preferito uno scatto in particolare, perché in modi differenti, sono tutti eccezionali e unici. Il termine “capolavori” del titolo, non è casuale. Il biglietto costa 10 euro. Tenete d’occhio anche gli incontri e le attività collaterali legate all’esposizione, davvero interessanti e per nulla banali. Ottime proposte per tutti, bambini compresi.

Kate Steinitz
Kate Steinitz Backstroke, 1930 The Museum of Modern Art, New York Thomas Walther Collection. Gift of Thomas Walther © Steinitz Family Art Collection, 1930 Digital Image © 2021 The Museum of Modern Art, New York/Scala, Florence

Gian Butturini. Londra 1969 – Derry 1972. Un fotografo contro. Dalla swinging London al Bloody Sunday, fino al 6 marzo – Still Fotografia, Milano.

50 gli scatti in bianco e nero in mostra alla piccola galleria in zona ticinese a Milano che presenta il lavoro di Gian Butturini che immortalò Londra e Derry a pochi anni di distanza ma immerse in atmosfere completamente diverse. Alla fine degli anni Sessanta la capitale britannica era infatti definita swinging London, un crogiuolo di nuove tendenze legate alla moda, alla musica, all’arte e alla cultura in genere. Derry nell’Irlanda del Nord invece nel 1972 è al culmine delle tensioni politiche e sociali, seguite al Bloody sunday, la strage avvenuta proprio lì il 30 gennaio 1972 quando l’esercito inglese fece fuoco sulla folla di manifestanti, uccidendone quattordici. Sono passati 50 anni e molto di quel rancore è ancora percepibile in quei luoghi. Anche per questo, specie gli appassionati a vario titolo del mondo britannico, non possono perdere queste fotografie di Butturini che era lì solo 10 giorni dopo gli scontri armati. La tensione si sente ancora anche se solo su carta fotografica ed è in contrasto con l’aria che invece si respirava a Londra solo qualche tempo prima. Sempre bello il bianco nero, specie se a usarlo è un grande fotoreporter. L’entrata è gratuita!

Gianni Butturini
Gian Butturini. Derry, 1972. Barricate nel quartiere cattolico di Bogside  © Gian Butturini

Elliott Erwitt. Family, fino al 3 aprile – Villa Mussolini, Riccione

Potremmo definirlo un fotografo umanista Elliott Erwitt, anche se spesso il pubblico lo ricorda per i suoi scatti ai cani. In realtà questo artista, nato a Parigi ma statunitense, ha da sempre immortalato in bianco e nero la vita, anche quotidiana e in questa mostra di Riccione è in particolare la famiglia e le sue dinamiche a essere a fuoco nel suo obiettivo. Nel senso più ampio che ognuno di noi può dare a questa parola, famiglia. Sappiamo che c’è spesso dell’ironia nei momenti colti, uno dei tratti che forse amiamo di più del suo lavoro. Ma esposte troverete anche istanti di vita dei potenti della terra (come quelli terribili di Jackie al funerale di JFK, suo marito) e scene privatissime (come la celebre foto della bambina neonata sul letto, Ellen, la primogenita del fotografo). Certamente Erwitt è capace sempre di cogliere proprio quel momento, quello che poi renderà un fatto, un giorno, quel giorno. L’esposizione presenta circa 60 immagini e ripercorre così la carriera di uno dei più importanti e apprezzati fotografi del Novecento. Il biglietto intero costa 12 euro.

Erwitt Family
Russia, Bratsk, 1967 © Elliott Erwitt

Alberto di Lenardo. Lo sguardo inedito di un grande fotografo italiano, fino all’8 maggio – WeGil, Roma

Una bella occasione a Roma, alla galleria WeGil, per scoprire l’opera di un fotografo per lo più sconosciuto, almeno a noi. Alberto di Lenardo, classe 1930, friulano, verrà esposto grazie a sua nipote Carlotta che ne conserva l’immenso archivio fotografico – insieme all’amore per quest’arte – che sembra essere ricco di scatti di vita e di storie. In mostra troverete 154 scatti che raccontano uno spaccato di vita personale del fotografo: spiagge, montagne, bar, viaggi in auto catturati con apparente semplicità ma allo stesso tempo grande capacità attrattiva. Alberto di Lenardo non era un fotografo per professione, era solo la sua grande passione ed è dunque un privilegio riuscire a entrare nel suo mondo e vederlo con i suoi occhi. Sarà di certo una bella scoperta, anche per noi. I pochi scatti che siamo riusciti ad ammirare infatti, spiccano grazie allo sguardo insolito e curioso, non banale frutto del suo personalissimo stile che vede per esempio l’uso costante di cornici e finestrature che fermano nel tempo momenti di vita vissuta. Qualcosa di nuovo che forse è meglio non resti nascosto. Anzi ne siamo certi. Il biglietto costa 6 euro.

Mostre Italia fotografia
Febbraio 1959. Sappada (UD) © Alberto di Lenardo

Un alfabeto visivo dell’industria, del lavoro e della tecnologia, fino al 22 maggio – Mast, Bologna

Bellissimi gli spazi espositivi del Mast – Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia – di Bologna che dal 10 febbraio ospiteranno oltre 500 immagini tra fotografie, album, video di 200 grandi fotografi italiani e internazionali e artisti anonimi. Il tema? Se ancora non conoscete questo luogo, dovete rimediare: la Collezione della Fondazione Mast è infatti l’unico centro di riferimento al mondo di fotografia dell’industria e del lavoro. Quella che vi segnaliamo è una mostra colossale che per la mole di opere esposte è stata strutturata in ben 53 capitoli dedicati ad altrettanti concetti illustrati nelle opere rappresentate. La forma espositiva proposta è quella di un alfabeto che si snoda sulle pareti di tre spazi e permette di mettere in rilievo un sistema concettuale che dalla A di Abandoned e Architecture arriva fino alla W di Waste, Water, Wealth. Un’occasione imperdibile per apprezzare come, nel corso degli anni e quindi dell’avanzamento della tecnica fotografica e dunque anche del progresso in generale, il mondo di quest’arte sia mutato e con lui il risultato finale e la nostra percezione. Qui troverete oltre 200 anni di storia, non solo fotografica ma del lavoro e della comunità. Un viaggio lungo e intenso, a ingresso libero!

Mosra Mast Bologna
Hans Peter Klauser Bagnanti felici sulla Sihl, 1936 © Hans Peter Klauser / Fotostiftung Schweiz

Henri Cartier-Bresson Cina 1948-49 | 1958, dal 18 febbraio al 3 luglio – Mudec, Milano

La Cina, anche ora, ci appare sempre lontana. Una distanza non solo fisica ma di linguaggio e comunicazione oltre che di cultura e politica. Pensiamo come doveva essere negli anni in cui la visitò il grande fotografo francese Henri Cartier-Bresson che vi lavorò in due distinti momenti a distanza di 10 anni. Quello al Mudec Photo è un excursus senza precedenti che racconta due momenti-chiave nella storia della Cina: la caduta del Kuomintang e l’istituzione del regime comunista (1948-1949) e il “Grande balzo in avanti” di Mao Zedong (1958). Furono entrambi lavori con aspetti di denuncia che riuscirono a presentare al mondo occidentale aspetti tenuti nascosti dalla propaganda di regime come lo sfruttamento delle risorse umane e l’onnipresenza delle milizie. 1948 la rivista “Life” commissiona a Henri Cartier-Bresson un reportage sugli “ultimi giorni di Pechino” prima dell’arrivo delle truppe di Mao. Nel 1948, il soggiorno per il lavoro commissionato dalla prestigiosa “Life”, previsto di due settimane, durerà invece dieci mesi, principalmente nella zona di Shanghai. Cartier-Bresson documenterà la caduta di Nanchino, retta dal Kuomintang, e si troverà poi costretto a rimanere per quattro mesi a Shanghai, controllata dal Partito comunista, per lasciare infine il paese pochi giorni prima della proclamazione della Repubblica Popolare Cinese (1° ottobre 1949). Nel 1958 il fotografo tornò nel paese per raccontare gli effetti portati dalla rivoluzione e le sue fotografie saranno l’ennesimo successo. Un privilegio poterle vedere, quasi un viaggio. Il biglietto intero costa 12 euro.

Mudec Henri Cartier-Bresson
Gli studenti stessi, senza l’ausilio di macchine, costruiscono la piscina dell’Università. Pechino, giugno 1958 © Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos

Ricordando Luigi Ghirri

L’ultima “dritta” in più è relativa a un grandissimo della fotografia italiana, Luigi Ghirri, scomparso nel 1992, lasciando decine di migliaia di fotografie e un’immensa eredità culturale che costituisce ancora oggi una traccia indelebile nella fotografia contemporanea. La sua fama non è solo nazionale ma è giunta oltre confine tanto che le più prestigiose gallerie, istituzioni e realtà museali internazionali gli hanno dedicato negli anni importanti retrospettive. A 30 annai dalla sua morte, nei suoi luoghi, sono stati organizzati diversi eventi: Reggio Emilia, Modena e Parma lo ricordano con Vedere Oltre, un ricco calendario che si svilupperà nel corso del 2022.

Luigi Ghirri ex monastero Astino
Luigi Ghirri, Bologna, 1987, serie Il profilo delle nuvole. Collezione privata, Bergamo

Si inizia a Reggio Emilia domenica 13 febbraio alle ore 17:30 nei chiostri di San Pietro con Archivi: itinererio possibile, la prima di un ciclo di conferenze articolate sulle tre città che ha l’obiettivo di tracciare un itinerario possibile all’interno di quella vasta eredità culturale lasciata da Ghirri. La conferenza sarà trasmessa in streaming sulla pagina Facebook Cultura Reggio Emilia. Se non lo conoscete, vi innamorerete del suo tratto delicato, elegante, quasi cinematografico.

 

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