
Il Comune di Milano lo faceva già ma smise, attendendo una legge nazionale che ancora non c’è. Non si può più rimandare: si riparte per garantire diritti.
La storia della Fondazione Ambrosoli vista con gli occhi di chi oggi porta avanti i progetti e le attività in Uganda.
La storia della Fondazione Dr. Ambrosoli Memorial Hospital è legata a un’eredità e alla ferma volontà di chi l’ha ricevuta di portarla avanti. Con dedizione, professionalità e passione. Mi riferisco all’eredità spirituale e materiale lasciata da mio zio padre Giuseppe Ambrosoli, chirurgo e missionario comboniano dichiarato “venerabile” da papa Francesco il 17 dicembre 2016.
Questa storia straordinaria incomincia nel 1956 quando, giovane medico e sacerdote, padre Giuseppe approda in un angolo sperduto di savana del nord Uganda, chiamato a supportare un dispensario comboniano per la maternità che aveva bisogno di un medico.
La sua visione, ispirata dall’ideale comboniano “salvare l’Africa con l’Africa”, la sua capacità chirurgica e imprenditoriale, arricchite da uno straordinario spirito di carità e di servizio, hanno lasciato oggi un ospedale di 271 posti letto e una scuola di eccellenza che forma ostetriche qualificate ma prima ancora giovani donne autonome ed emancipate. Donne che con questi valori oltre che salvare vite di mamme e di piccoli appena nati stanno cambiando il loro Paese.
Padre Giuseppe, dopo 32 anni di vita africana tra guerre civili e regimi sanguinari, muore il 27 marzo 1987, all’apice della guerra civile che travaglia il nord Uganda, in seguito all’evacuazione forzata dell’ospedale. Prima di morire esprime il desiderio di rimanere tra la “sua gente” e oggi riposa a Kalongo accanto a quell’ospedale da lui creato, che da 60 anni continua a svolgere senza tregua la propria opera, con pochissime risorse ma con grande professionalità e umanità.
Il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital è oggi l’unico presidio sanitario di un distretto di 230mila persone ma a cui si riferisce in realtà un’area molto più estesa e ed estremamente povera di circa 500mila persone. Ogni anno garantisce assistenza sanitaria qualificata a oltre 50mila persone, di cui il 70 per cento sono donne e bambini di età inferiore ai cinque anni. L’Ospedale conta oggi cinque reparti di chirurgia generale, maternità e ginecologia, pediatria, medicina generale e isolamento tubercolare. È dotato di un poliambulatorio per pazienti esterni, un laboratorio di analisi e radiologia e un blocco operatorio. Ospita inoltre un ambulatorio pre e post natale, un ambulatorio pediatrico per le vaccinazioni e il monitoraggio della crescita, ambulatori dedicati a specifiche patologie di psichiatria e tubercolosi, l’ambulatorio Hiv/Aids ed epatite B.
La St. Mary Midwifery School, che dal suo inizio ha qualificato 1.312 ostetriche, rappresenta la risposta concreta e sostenibile al problema della maternità e del parto, ancora oggi causa di 360 morti materne ogni 100mila nascite. Eccellenza ugandese nella formazione medica specialistica, è riconosciuta dal ministero della Sanità ugandese quale migliore scuola di ostetricia del Paese.
La Fondazione Ambrosoli, che ha raccolto l’eredità materiale e umana lasciata da padre Giuseppe, dal 1998 sostiene finanziariamente l’ospedale e lo accompagna verso la progressiva acquisizione dell’autonomia. Grazie all’intensa attività di raccolta fondi, attraverso il finanziamento del fabbisogno corrente (prevalentemente medicinali, materiali sanitari e stipendi del personale), garantisce servizi e cure mediche qualificate ogni giorno, in una delle zone più remote e problematiche dell’Uganda che è al 164esimo posto su 187 nella graduatoria mondiale dello sviluppo umano, a conferma della vocazione missionaria di “aiuto agli ultimi e più vulnerabili” che Padre Giuseppe Ambrosoli ha promosso in vita.
Il nostro ruolo non si esaurisce però nel solo, per quanto vitale, supporto economico: il nostro compito primario resta quello della formazione del personale locale e dell’educazione all’autonomia, come nel disegno originario di Padre Comboni, realizzato in Uganda da Padre Giuseppe.
“Salvare L’Africa con l’Africa” significa, oggi come ieri, portare a Kalongo competenze mediche e manageriali, sostenere finanziariamente la formazione professionale dei futuri medici, delle ostetriche, dei tecnici di laboratorio, accompagnare la struttura tutta nel cammino verso l’autonomia e la sostenibilità.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il Comune di Milano lo faceva già ma smise, attendendo una legge nazionale che ancora non c’è. Non si può più rimandare: si riparte per garantire diritti.
Le persone transgender hanno ora il diritto alla piena autodeterminazione a Milano grazie al primo registro di genere in Italia.
In Somalia un gruppo di coraggiose giornaliste somale ha deciso di aprire una redazione interamente femminile, Bilan, sfidando gli stereotipi.
Era un attivista per il clima e si chiamava Wynn Bruce. Si è dato fuoco per protesta a Washington.
Il Congresso del Guatemala ha vietato i matrimoni gay e inasprito le pene contro l’aborto, ma il presidente Giammattei annuncia che non intende firmarla perché incostituzionale.
L’8 marzo inaugura una mostra fotografica con scatti di artiste dell’Afghanistan: lo sguardo femminile su un paese mai veramente in pace.
A Milano oltre 100 scatti ripercorrono la collaborazione tra Medici senza frontiere e l’agenzia Magnum, testimoni dei più gravi conflitti e fatti nel mondo.
Due iraniani sono stati impiccati in una prigione dell’Azerbaigian per il reato di sodomia. 47 le condanne a morte eseguite nel paese solo nel mese di gennaio.
Djokovic ha fatto ricorso contro il provvedimento di detenzione nel Park Hotel. Le persone che ha incrociato nei corridoi non hanno questo diritto. L’editoriale di Amnesty International italia.