
In Afghanistan non si fermano le violenze e gli attentati, soprattutto contro le minoranze. È il caso degli hazara che, dopo il ritorno dei talebani, stanno vivendo un nuovo incubo.
Una scuola è stata bombardata in Afghanistan nel corso di una cerimonia di consegna dei diplomi. Incerto il numero delle vittime.
Chi è sopravvissuto all’attacco aereo che ha colpito nella giornata di lunedì 2 aprile una scuola coranica nel nord-est dell’Afghanistan ha parlato di una “mattanza”. Sono almeno cento, infatti, le persone che sono rimaste uccise sotto le bombe sganciate da alcuni elicotteri dell’aviazione di Kabul. E molti di loro sono bambini.
“It was a disaster. Blood everywhere.”
Witnesses describe “devastating” Afghan air attack that killed children at a religious school in Kunduz https://t.co/IqMe4EzdCN pic.twitter.com/XKSoTAWBbb
— Al Jazeera English (@AJEnglish) April 3, 2018
Il raid è stato effettuato nel distretto di Dasht-e-Archi, controllato in larga parte dagli insorti. Sulla dinamica dei fatti, tuttavia, le informazioni appaiono discordanti: è per questo che le Nazioni Unite hanno annunciato l’invio di un gruppo di esperti in diritti umani, incaricati di far luce sull’accaduto. Ciò che si sa è che le bombe sono arrivate a metà giornata, mentre era in corso una cerimonia di consegna di diplomi: di qui la presenza di centinaia di studenti e delle loro famiglie.
UNAMA actively looking in to disturbing reports of serious harm to civilians yesterday from airstrike at #DashtiArchi, #Kunduz. Human Rights team on ground establishing facts. All parties reminded of obligations to protect civilians from impact of armed conflict. #Afghanistan pic.twitter.com/aRANBzOBzO — UNAMA News (@UNAMAnews) 3 aprile 2018
Secondo le informazioni riferite dal generale Abdul Hamid Hamidi – capo della polizia della città Kunduz, distante qualche decina di chilometri – i morti sarebbero 72 morti. L’ufficiale li ha definiti “tutti nemici”. Al contrario, fonti citate dall’agenzia Afp che hanno preferito mantenere l’anonimato hanno parlato di “76 morti tra i quali 59 civili, la maggior parte bambini anche di soli otto anni, ai quali si aggiungono 17 talebani”. Inoltre, 57 feriti sarebbero stati trasportati all’ospedale di Kunduz.
Un testimone ha affermato invece che “c’erano un migliaio di persone, forse di più, ma non ho visto talebani. Erano studenti, famiglie e gente del posto. Le bombe sono piovute proprio dove erano seduti bambini e ragazzi. Poi ho visto solo sangue dappertutto”.
Secondo l’esercito, la riunione sarebbe stata in realtà organizzata dai comandanti degli insorti e la conferma della natura militare dell’evento sarebbe data dal fatto che gli elicotteri, subito dopo il raid, sono stati colpiti da colpi di armi leggere. La versione ufficiale dei talebani è che “non era presente alcun responsabile di alto rango dei nostri gruppi”, bensì “unicamente studenti e altri invitati alla cerimonia”.
Hamid Karzai strongly condemns airstrikes in Dasht-e Archi, Kunduz that killed and wounded civilians. Former President said “such raids, carried out in the name of fighting terrorism, on our homes, hospitals and religious facilities are against all principles”…
— Hamid Karzai (@KarzaiH) 2 aprile 2018
Su Twitter, l’ex presidente afgano Hamid Karzai ha condannato con forza l’operazione che ha colpito dei civili: “Questi raid – ha spiegato – effettuati in nome della lotta al terrorismo, colpiscono le nostre case, i nostri ospedali, i nostri centri religiosi e sono contrari ad ogni etica”. Il governo in carica e l’attuale presidente Ashraf Ghani hanno invece preferito, fino ad ora, non pronunciarsi sull’accaduto. Non è stata inoltre ordinata alcuna inchiesta per accertare i fatti.
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