Agribeauty, come utilizzare gli alimenti nelle formule dei cosmetici. In modo circolare.

Vola la cosmesi verde che all’insegna dell’antispreco offre prodotti altamente performanti e con un cuore di principi attivi estratti da frutta e verdura. Valorizzandone gli scarti.

  • Una delle tendenze attualmente più forti in cosmetica è l’agribeauty, le formule viso e corpo con ingredienti estratti da vegetali commestibili coltivati in orti e fattorie.
  • Parallelamente all’agribeauty, corre sempre più forte la cosmetica circolare, con il recupero di bucce, semi e altri scarti dell’industria alimentare (o della dispensa di casa) per abbattere sprechi e rifiuti.
  • Anche l’acqua dei cosmetici può essere sostituita da liquidi riciclati da frutta e verdura: così non solo si risparmia il preziosissimo oro blu, ma si fornisce alla pelle una quota aggiuntiva di vitamine e sali minerali.

In pieno stile ecosostenibile, in cosmetica sta prendendo sempre più forza una nuova tendenza: l’agribeauty, ovvero la predilezione per gli ingredienti vegetali commestibili, affiancata (o applicata) all’upcycling, il riciclo degli scarti alimentari. Della serie: si può contribuire alla salvaguardia del Pianeta, all’economia circolare e all’ecologia industriale estraendo i potenti principi attivi cosmetici custoditi da bucce, semi e altri prodotti di scarto di frutta e verdura, abbattendo così anche la mole di rifiuti. D’altro canto, la contaminazione tra “frutti della terra” e prodotti cosmetici è in atto già da alcuni anni, ovvero da quando molti marchi di bellezza hanno iniziato ad acquistare o affittare aziende agricole per controllare direttamente la filiera degli ingredienti e parallelamente si sono diffusi le micro-coltivazioni anche in versione urbana, in vaso o cassette da terrazzo, per avere sempre a disposizione erbe aromatiche e verdure fresche a vero chilometro zero. Una tendenza che è cresciuta di pari passo alla beauty gastronomy fai da te promossa anche delle varie influencer, youtuber e blogger. Vale a dire: la passione per maschere viso e corpo, creme e altri prodotti di bellezza preparati con ingredienti abitualmente presenti in casa o, per l’appunto, nel proprio orto (basta dare un’occhiata agli hashtag: #autoproduzione #autoproduzionecosmetica #cosmesinaturale e #fattoincasa per farsi un’idea). Un’inclinazione al “piccolo cosmetologo” che nasconde qualche insidia. “Alla genuinità delle preparazioni fai da te si contrappone l’esposizione ad alcuni rischi, come quello di creare miscele di ingredienti non compatibili o addirittura antagonisti tra di loro, che possono sensibilizzare la pelle o scatenare reazioni d’intolleranza. Senza dimenticare i problemi di cattiva conservazione e la facilità di contaminazione batterica di questi preparati casalinghi”, avverte il cosmetologo e dermatologo Leonardo Celleno, presidente di Aideco, Associazione italiana dermatologia e cosmetologia.

beauty gastronomy fai-da-te
L’agribeauty si basa sulla creazione di prodotti di bellezza a partire da ingredienti presenti in casa © iStockphoto

I punti di forza dell’agribeauty in pratica

Se l’agribeauty fai da te è divertente ed economica (ma va affrontata con criterio e informandosi con cura, per prevenire potenziali rischi per la pelle), quella portata avanti dalle case cosmetiche presenta indubbi vantaggi. Ma in che cosa consiste, esattamente, la cosmetica circolare? “Nasce da partnership tra produttori alimentari e aziende cosmetiche, che dirigono congiuntamente il loro sforzo per reintegrare nel ciclo produttivo materiali con preziosi principi attivi per la pelle ricavati da sottoprodotti vegetali, abbattendo così gli sprechi e l’impatto ambientale dei rifiuti. Il settore attualmente più esplorato è quello della cura della pelle, ma qualche produttore di fragranze sta iniziando ad adottare il riciclo di materie prime anche per la produzione dei profumi”, fa notare la dermatologa Pucci Romano, presidente Skineco, Associazione internazionale di ecodermatologia e autrice insieme a Nicola Sorrentino di Beautyfood, la dieta della bellezza, per Pickwick-Sperling & Kupfer. Qualunque sia il campo di applicazione – skincare, igiene e detersione, profumeria –, il riciclo cosmetico presuppone uno sforzo in più rispetto all’uso di analoghe materie prime “vergini”. “La sfida principale è mantenere un alto profilo sia in termini di freschezza delle materie – il rischio di deterioramento è più facile – sia della sicurezza, ovvero l’assenza di possibili germi o contaminanti di varia natura”, osserva Celleno.

agribeauty e cosmetici dall'uva
L’agribeauty suggerisce di utilizzare gli avanzi dell’uva per la pigmentazione nelle tinture per capelli © iStockphoto

Gli scarti “cosmetici” più interessanti

Qualsiasi materiale di scarto dell’industria alimentare e del quale siano noti i principi attivi cosmetici può essere teoricamente riciclato. “Le bucce sono tra i materiali più interessanti, perché contengono alte percentuali di fitocomposti antiossidanti, i pigmenti che imprimono il colore al vegetale, come il licopene dei pomodori e la clorofollia dei vegetali verdi, che rispettivamente proteggono dal fotoinvecchiamento e favoriscono la detossificazione e l’ossigenazione dei tessuti. Gli avanzi degli spinaci contengono molta luteina, potente antiradicalico che difende da tutta la radiazione solare, inclusa la luce blu, mentre quelli della carota e degli altri vegetali color arancio sono fonte di betacarotene, che regola la cheratinizzazione, stimola la produzione delle fibre di sostegno del derma e aumenta il ricambio cellulare”, dice la dermatologa Pucci Romano. Ottimi anche gli avanzi del cacao e quelli dell’uva, che possono essere utilizzati per la pigmentazione nelle tinture naturali per capelli. “Quelli del tè forniscono ottime percentuali di flavanoli, potenti antiossidanti che riducono la glicazione dei tessuti, uno dei processi legati all’invecchiamento, mentre gli scarti del caffè sono una fonte di acido clorogenico, un antiossidante che fluidifica la membrana delle cellule. Dalle olive può derivare lo squalano, che mantiene ben idratato lo strato più superficiale della pelle, rallentando l’evaporazione dell’acqua e proteggendola dalle aggressioni esterne”, dice ancora Romano.

Ancora: il cetriolo e il carciofo, per la ricchezza di sostanze detossinanti, lenitive e rinfrescanti come vitamina C, sali minerali e cinarina (quest’ultima presente solo nel carciofo), sono ingredienti ideali di creme ed emulsioni idratanti per pelli grasse ed impure. Oli essenziali e altri preziosi principi attivi, in particolare vitamina C, vengono forniti dalle bucce e altri scarti degli agrumi, mentre dagli avanzi di ananas e papaya si possono estrarre gli enzimi bromelina e papaina, utilizzabili per le creme corpo anticellulite e per i peeling enzimatici, che sono adatti anche per le pelli sensibili. “Le erbe aromatiche come il rosmarino e la salvia forniscono fitoestrogeni, tannini e saponosidi, che sono ottimi dermopurificanti, tonificanti, stimolanti, antirughe e antismagliature. I semi di frutta secca provenienti dall’industria dei succhi e delle confetture possono essere sia spremuti a freddo e trasformati in preziosi oli vegetali sia sminuzzati per essere utilizzati negli scrub”, aggiunge Celleno. Un altro esempio interessante di upcycling è quello che sostituisce l’acqua (che è presente in molti cosmetici in misura preponderante) con liquidi di riciclo derivati dalla frutta, ad esempio dalla melagrana: in questo modo il prezioso oro blu non solo viene risparmiato, ma “surrogato” con un liquido ricco di ingredienti funzionali, che fornisce alla pelle una quota aggiuntiva di vitamine e minerali.

agribeauty e vitamina C
Le bucce e altri scarti degli agrumi sono ricchi di vitamina C © iStockphoto

I fenomeni sovrapponibili degli ingredienti da presidi Slow Food e dei packaging “da piantare” (e riciclare)

Un trend sovrapponibile all’upcycling è la diversificazione della produzione di aziende e di presidi Slow Food o Igp, grazie a formule cosmetiche non di rado autoprodotte. È il caso dell’aceto balsamico di Modena, delle ciliegie di Vignola, dei limoni siciliani, delle mele dei Monti Sibillini, del sale delle saline di Cervia e di Guernade, in Francia. Ci sono anche dei birrifici artigianali che utilizzano estratti dalla bevanda per produrre creme e altri prodotti antietà: quella rossa è ricca, in particolare, di acido cumarico, che rigenera le pelli mature. “Dalle mele annurca campane si estrae un principio attivo anticaduta, la procianidina B2, che in integratore, lozione e shampoo contribuisce a prolungare la fase anagen, di crescita, dei capelli, e che contrasta i radicali liberi mantenendo più vitali i bulbi piliferi”, dice Romano. Infine, a proposito di riciclo beauty ingegnoso e funzionale e di microgiardini: alcuni marchi ecosostenibili permettono di far letteralmente “sbocciare” i pack, visto che si possono piantare in un vasetto l’involucro di carta (Silvan natural handmade cosmetics) o, al termine dell’utilizzo, il tappo di cellulosa della matita da make-up (Sproutworld), per veder crescere in entrambi i casi dei coloratissimi fiori. Ma anche in perfetta autonomia si possono riciclare diversi pack tradizionali e alcuni accessori, anziché gettarli: ad esempio, il vasetto della crema viso può diventare un portacandele, la spugnetta da trucco può essere utilizzata per sfumare lo smalto delle unghie e creare giochi di nail art, mentre lo scovolino del mascara pulito si può trasformare in un applicatore per l’olio di ricino, che rinforza ciglia e sopracciglia.

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