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L’akita americano è un cane di grande mole diffuso negli States, ma poco conosciuto da noi. E’ un attento guardiano e deriva dal mitico Hachiko giapponese
L’akita americano non deve essere confuso con il più diffuso akita inu. E questa è la prima cosa da notare e tenere a mente quando si parla dei cani di questa razza. La storia narra che nel 1937 la scrittrice americana Helen Keller, dopo aver letto la vicenda di Hachiko, il fedelissimo quattrozampe che aveva atteso per anni il ritorno del proprietario morto, si recò in visita alla città di Akita per ricostruirne le gesta. Hachiko aveva atteso per ben 10 anni alla stazione il suo compagno umano, vittima di un infarto. La sua presenza costante aveva ben presto dato inizio alla leggenda e aveva affascinato scrittori e documentaristi di tutto il mondo. A Helen Keller venne regalato, dalla prefettura della cittadina giapponese, un cane della stessa razza di Hachiko. Si chiamava Kamikaze Go ma, purtroppo, morì giovanissimo per aver contratto il cimurro. Il governo giapponese regalò allora alla scrittrice un secondo cane – Kenzan Go, fratello di Kamikaze – che fu portato dalla Keller negli Stati Uniti. E fu lui il diretto progenitore dei primi akita americani.
Ripercorrendo la storia dell’akita americano si scopre che furono i soldati americani che, alla fine della seconda guerra mondiale, portarono i primi esemplari in patria. Nella prima metà del ‘900 la morfologia degli akita inu in Giappone corrispondeva all’odierno akita americano, ma mentre in patria e in seguito anche nelle altre nazioni, si è poi cercato di ritornare a quello che si crede sia il tipo originario, nei paesi anglosassoni si è invece continuato ad allevare il cosiddetto grande cane giapponese, cioè l’odierno akita americano.
Bisogna tenere presente nelle vicissitudini dell’akita americano che, per mettere un po’ d’ordine nel caos della razza akita, furono all’inizio differenziate due linee distinte: quella Ichinoseki e la Dewa.
I cani che i militari statunitensi portarono negli States alla fine della seconda guerra mondiale discendevano in gran parte dalla linea Dewa.
Nel 2001 la Federazione Cinologica Internazionale, ha riconosciuto la razza come separata dall’akita inu, inizialmente, con la denominazione di grande cane giapponese, e inserita nel secondo gruppo, quello dei molossoidi, in seguito, nel 2005, è poi stata rinominata akita americano e spostata nel quinto gruppo, quello dei cani di tipo spitz. Mentre l’American Kennel Club continua a considerare l’akita un’unica razza.
L’akita americano è un cane di grossa stazza – i maschi sfiorano i 60 kg – e di aspetto imponente. Selezionati per la guardia e la difesa di famiglia e territorio, questi cani sono estremamente attenti e vigili per quel che riguarda ciò che avviene intorno a loro. Ciò li rende perfetti, però, solo per persone che hanno già un’esperienza con le razze grandi e che sanno guidare il cucciolo con mano ferma durante il delicato periodo che conduce alla maturità. Il mantello è “doppio”: si evidenzia, infatti, un sottopelo spesso e soffice e un pelo esterno dritto e rigido, lungo sulla schiena circa 5 centimetri, una misura leggermente maggiore rispetto al resto del corpo, eccetto la coda, che viene tipicamente portata alta, arrotolata sul dorso o sui fianchi. È ammesso qualsiasi colore come il rosso, il fulvo, il bianco, il sesamo, il marrone, anche macchiato o striato, tipica di molti soggetti la maschera nera, non concessa, invece, nell’Akita Inu. Il dismorfismo sessuale è molto accentuato e i maschi sono sostanzialmente differenti dalle femmine sia come altezza che come imponenza fisica. Il maschio non è molto socievole con soggetti dello stesso sesso, ma mostra un’indole affabile e amorevole nei confronti della famiglia di cui fa parte.
L’akita americano è un cane sostanzialmente sano. Spiega il dottor Francesco Miccoli, medico veterinario e direttore sanitario di ReproVet Genetics Italia:. ” Come spesso accade alle razze di grossa taglia, però, la displasia dell’anca è una patologia che affligge gli akita americani. Per prevenirla è importante che la genealogia del cucciolo vada attentamente controllata prima dell’acquisto per evitare sorprese. La malattia, infatti, è in grado di inficiare in modo più o meno grave la salute e il benessere del soggetto”. Attenzione, inoltre, alle malattie articolari che potrebbero comparire nella maturità o in vecchiaia. Nell’akita americano sono anche riconosciute patologie della pelle e del mantello che vanno affrontate immediatamente, al loro apparire, con l’aiuto di un veterinario specializzato. Il coniglio finale è, comunque, come sempre quello di rivolgersi ad allevatori seri e attentamente selezionati che possano mostrare i genitori del cucciolo e controllarne, nel tempo, la crescita e la salute.
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