Veterinaria dell'animale

Displasia dell’anca nel cane: cos’è e come si cura con un approccio omeopatico

La displasia dell’anca è una malattia che può affliggere cani di ogni razza. L’omeopatia può essere una buona alleata sia nella prevenzione sia nella cura.

La displasia dell’anca nel cane è una patologia che coinvolge l’articolazione coxofemorale (situata cioè tra bacino e femore) determinando instabilità delle superfici articolari con conseguente sub-lussazione o lussazione delle stesse e secondari processi osteoartrosici progressivi spesso molto dolorosi e talvolta invalidanti. Si tratta di una delle malattie più diffuse, a livello ortopedico, nei cani. Colpisce spessissimo i soggetti di taglia media o grande, ma è presente anche nelle taglie piccole.

“Questa patologia si riscontra in molte razze, soprattutto di taglia media (come border collie, beagle, ecc.), taglia grande (tra cui pastore tedesco, labrador e golden retriever) e gigante (alano, san bernardo, ecc.)”, spiega il dottor Sergio Pozzo, medico veterinario. “Trattandosi di una malattia che spesso progredisce col passare del tempo è molto importante la precocità della diagnosi al fine di intervenire prima che si instaurino i processi degenerativi responsabili del dolore con cui il cane dovrà convivere per anni”.

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La displasia dell’anca è una delle malattie più diffuse, a livello ortopedico, nei cani © Helena Lopes/Unsplash

Come individuare la presenza della malattia

Per la diagnosi è necessario, dopo la visita clinica, effettuare radiografie specifiche che possono individuare la presenza di displasia in fase iniziale, ancor prima della sua manifestazione. Già a tre mesi e mezzo di età è possibile evidenziare anomalie che possono far pensare a questa patologia. La diagnosi definitiva, però, si avrà solo al termine dello sviluppo completo del cane e quindi verso i 15 mesi di età nei soggetti di taglia grande. “La displasia dell’anca è una patologia multi genica e poli fattoriale sulla quale i fattori ambientali vengono a interagire in rapporto alla suscettibilità genetica individuale”, evidenzia il dottor Mauro Dodesini, medico veterinario. Si tratta, quindi, di una malattia complessa le cui conseguenze possono incidere notevolmente sul benessere e sulla salute – anche comportamentale – del nostro amico a quattro zampe.

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La displasia dell’anca può limitare gravemente la capacità di movimento e di attività del cane © Pixabay

La displasia dell’anca può essere diagnosticata nei primi mesi di vita del cucciolo

La displasia dell’anca non è presente quando il cane nasce perché l’articolazione si conforma solo successivamente in modo anomalo, durante il periodo della crescita. Mentre l’assenza della displasia può essere accertata con certezza solo dopo il completamento dello sviluppo scheletrico (un anno per la maggior parte delle razze e un anno e mezzo per quelle di taglia gigante), la presenza della malattia o dei segni che ne mostrano lo sviluppo può, però, essere accertata già durante la crescita del cucciolo.

La displasia dell’anca può essere pertanto diagnosticata già nei primi mesi di vita del cane. Attorno ai tre mesi e mezzo appaiono le prime alterazioni articolari che consentono al medico veterinario di stabilire con una buona accuratezza l’eventuale tendenza dell’animale a sviluppare una condizione patologica dell’anca. Nelle forme ancor più gravi, dove le teste femorali appaiono completamente lussate, la diagnosi può essere eseguita ancor prima.

Accade di frequente, però, che i cani non vengano controllati precocemente perché figli di genitori non colpiti da displasia o perché non manifestano alcuna sintomatologia evidente. Molto raramente il cucciolo all’età di tre-quattro mesi manifesta dei sintomi clinici riferibili a displasia, anche se la malattia è grave, in virtù del peso corporeo ancora ridotto e per la capacità della cartilagine articolare di sopportare le prime fasi della patologia.

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I cani che hanno sintomi di displasia devono essere seguiti da un veterinario ortopedico per la prevenzione della malattia © Pixabay

L’approccio omeopatico alla displasia dell’anca

La medicina omeopatica offre molte soluzioni per un approccio poco invasivo alla displasia dell’anca. In presenza di soggetti anziani, molto provati fisicamente, affetti da patologie che non potrebbero sopportare l’induzione di un’anestesia generale (cardiopatie, malattie renali, epatiche, ecc.) la scelta omeopatica offre un’alternativa reale per un pronto recupero e miglioramento dello stato di salute del cane. “La terapia omeopatica si propone di ottenere tre obiettivi distinti: il primo è il miglioramento sintomatico del cane, il secondo la ripresa della funzionalità articolare; il terzo, infine, la prevenzione dell’ipotrofia muscolare. Prima di iniziare il percorso terapeutico, però, è fondamentale avere la certezza della diagnosi con lastre e visite cliniche in modo da poter intervenire con sicurezza sul problema”, spiega Mauro Dodesini.

La terapia viene modellata sulla base delle caratteristiche di ogni singolo paziente

La radiografia, comunque, nel caso della displasia dell’anca è solo una parte della diagnosi vera e propria e molto importante rimane lo stato generale di salute del cane in esame. “Il quadro radiologico di un soggetto affetto da displasia dell’anca può anche peggiorare, ma non incidere sulla qualità di vita generale del cane”, continua Dodesini. “Non sono i gradi di classificazione della displasia, quindi, ad essere importanti, ma la risposta funzionale del cane alla terapia omeopatica e quindi la capacità reattiva del paziente”.

La ricerca del rimedio omeopatico individuale viene fatta attraverso una visita e una conversazione con il proprietario per riuscire a determinare le caratteristiche comportamentali e fisiche del cane. Il rimedio viene diagnosticato e scelto fra i tremila disponibili in funzione delle particolari caratteristiche di quel determinato paziente a quattro zampe. “Non esiste una terapia omeopatica per uno specifico problema, ma soltanto per quel soggetto in particolare”, conclude Mauro Dodesini. Anche nel caso della displasia dell’anca, quindi, l’approccio terapeutico omeopatico si rivela più profondo e generale della semplice applicazione di farmaci o tecniche chirurgiche. E, spesso, diventa più efficace e meno invasivo per lo stato generale del nostro amico.

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