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L’attrice Alba Rohrwacher è la voce narrante di Antropocene, l’epoca umana. Un viaggio imprescindibile e “struggente” che in occasione dell’Earth day approda online.
“Un timbro, una cadenza, un volto particolari che sanno di timidezza, di provincia, di insicurezza, ma che non la racchiudono in un carattere unico e ripetitivo: è un’attrice eclettica, con una presenza scenica forte”. L’attrice Alba Rohrwacher è tutto questo secondo le parole del direttore di Film Tv Giulio Sangiorgio.
Un’attrice che ultimamente si è anche sentita. La sua voce narra le gesta di Lila e Lenuccia nella serie tv L’amica geniale, ma è sua anche la voce del Pianeta che chiede una tregua al genere umano nel documentario Antropocene, l’epoca umana di cui LifeGate è orgogliosamente media partner.
Un documentario forte, che lascia il segno, ma che allo stesso tempo convince grazie alla straordinaria fotografia di Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier ed Edward Burtynsky. Già più di 50mila persone hanno avuto la possibilità di vederlo al cinema, ma dal 22 aprile, Giornata della Terra, Antropocene approda online su diverse piattaforme.
È stata l’occasione per ascoltare Alba Rohrwacher e farci raccontare qualcosa in più su com’è nata questa collaborazione. E sulla situazione che stiamo vivendo perché è ora di “mettere in discussione la scala dei nostri valori e cercare di ricostruirla per tornare a una ‘normalità’ diversa da quella vissuta fin qui”.
Perché hai deciso di prestare la tua voce ad Antropocene?
Quello trattato da Antropocene è un argomento che mi sta molto a cuore. La collaborazione è nata quasi per caso. La visione del film mi ha talmente coinvolta che ho proposto a Alessandro Tiberio, che si occupa della sua distribuzione in Italia, di fornire la mia voce. L’idea era in cantiere, e poi è nata questa collaborazione che ha avuto un successo straordinario.
Il documentario mostra il declino lento e inesorabile del Pianeta per mano dell’uomo. Cosa ti ha impressionato di più?
Le immagini di questo documentario sono indimenticabili e non a caso sono realizzate da un grande fotografo come Edward Burtynsky e da due documentaristi bravissimi. La sua potenza è legata a ciò che si vede. Per questo la sua visione mi ha provocato un profondo struggimento: da una parte uno vede la bellezza del Pianeta che abitiamo, dall’altra si vede come lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali abbia danneggiato e ferito la Terra in modo irreversibile.
Una delle scene più struggenti forse è quella legata all’Italia, alle cave di marmo di Carrara…
Si è molto impressionante. Ma anche le immagini della discarica di plastiche (a Dandora, in Kenya, ndr) mi sono rimaste impresse nella memoria.
Scene dove si vede come l’essere umano sia in antitesi con la natura.
Siamo ospiti di questo pianeta che a sua volta ospita la vita in modo quasi miracoloso, ma spesso ce ne dimentichiamo e ci comportiamo da colonizzatori, da invasori.
Come cambierà lo stile di vita delle persone, delle singolarità?
Il cambiamento, a livelli diversi, deve riguardare tutti. Ognuno di noi deve fare qualcosa, con gioia. Dovrebbe essere un desiderio generalizzato verso un obiettivo comune e positivo. Le azioni quotidiane che possiamo fare sono tante, dalla raccolta differenziata al risparmio delle risorse idriche. E poi scegliere fonti di energia pulita. Queste azioni devono essere sostenute da un impegno politico.
Sono pochi gli esempi di film che raccontano la crisi climatica e, in generale, i danni che stiamo provocando alla natura. Eppure proprio Antropocene dimostra che il pubblico risponde. Questo può voler dire che siamo più pronti al cambiamento di quanto crediamo?
Sì, assolutamente. Il pubblico è pronto perché è più attento e sensibile di quanto si creda, ma è pronto anche perché tutti ci stiamo rendendo conto della degenerazione della situazione che impedisce ogni forma di previsione dal punto di vista scientifico. Oggi è impossibile fare una previsione sul prossimo futuro. È impossibile prevedere le conseguenze delle nostre azioni sull’ambiente. Ora che viviamo questo momento assurdo speriamo in un ritorno alla normalità nel più breve tempo possibile, ma è stata proprio questa normalità il problema. È questa normalità che ha fatto ammalare il Pianeta e poi l’essere umano. Dobbiamo mettere in discussione la scala dei nostri valori e cercare di ricostruirla per tornare a una “normalità” diversa da quella vissuta fin qui. E tutto questo è presente in Antropocene.
Perché tutti dovremmo vedere Antropocene?
Come dicevo, a me ha creato un senso di struggimento perché combina la meraviglia della natura con il ruolo dell’essere umano che, invece di essere un ingranaggio costruttivo, si pone come un dominatore e sfrutta in modo errato le risorse, distruggendo questa meraviglia. Da una parte è un viaggio nella bellezza, dall’altro è uno spunto di riflessione che può essere utile a tutti.
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