Diritti umani

Svolta in Arabia Saudita, abolita la fustigazione e la pena di morte per i minorenni

La Corte suprema dell’Arabia Saudita ha imposto pene alternative alla fustigazione per i condannati. Abolita anche la pena di morte per i minorenni

Aggiornamento martedì 28 aprile – Dopo aver disposto la cancellazione della fustigazione dall’elenco delle pene che si possono comminare a carico della popolazione, l’Arabia Saudita ha fatto sapere di aver anche abolito la pena di morte per i minorenni.

 


La fustigazione non fa più parte delle possibili pene previste dall’ordinamento dell’Arabia Saudita. La svolta, da parte del regno ultraconservatore, è arrivata soprattutto grazie alla pressione esercitata dalle organizzazioni non governative. Formalmente, la Commissione per i diritti umani di Riad (organismo governativo) ha espresso, in un comunicato diffuso il 24 aprile, la propria soddisfazione per la decisione.

La fustigazione sarà sostituita da anni di reclusione e pene pecuniarie

Quest’ultima, tecnicamente, ha preso la forma di un pronunciamento della Corte suprema. Il massimo grado della giustizia saudita ha infatti imposto ai tribunali di non applicare la pena “in alcun caso”. La sentenza ha, tra l’altro, valore retroattivo. Ciò significa che anche le persone che sono state condannate in precedenza non saranno sottoposte a fustigazione.

amnesty international fustigazione
Una manifestazione di Amnesty International contro la fustigazione @ Tobias Schwarz/Getty Images

La pena sarà infatti convertita in anni di reclusione e in sanzioni pecuniarie. Un caso, in particolare, aveva scosso la comunità internazionale: quello del blogger saudita Raif Badawi. Nel 2014, infatti, fu condannato a mille frustate e dieci anni di reclusione per aver “insultato l’Islam”. Un anno più tardi, l’uomo ricevette il premio Sakharov per la libertà di pensiero, riconoscimento conferito dal Parlamento europeo.

Leggi anche: Omicidio di Jamal Khashoggi, cinque condanne a morte in Arabia Saudita

Per la nazione araba si tratta di un importante passo in avanti. In un quadro complessivo che, tuttavia, rimane complesso. Da quando Mohammed bin Salman è diventato principe ereditario, le aperture economiche e sociali sono state state infatti accompagnate da una dura repressione a danno degli oppositori del regime.

In Arabia Saudita aumenta il ricorso alla pena di morte

Venerdì scorso, alcune ong hanno annunciato la morte in galera di una figura di riferimento tra i militanti per i diritti umani, Abdallah al-Hamid. Che era stato costretto a rimanere in carcere, nonostante fosse in coma e nonostante i rischi legati all’epidemia di Covid19, secondo quanto riportato dall’associazione Amnesty International.

Inoltre, a preoccupare le ong resta il ricorso continuo alla pena di morte. Nel 2019 le esecuzioni, secondo la stessa Amnesty, sono state 184: “Un dato record: mai in Arabia Saudita si era registrato un valore così alto. Che, tra l’altro, risulta in controtendenza rispetto al calo generale nel mondo”.

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