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In Argentina l’1% dei posti di lavoro nel settore pubblico sarà riservato alle persone transgender

La Camera ha votato la legge che istituisce le quote transgender nella pubblica amministrazione. Un passo avanti verso la piena inclusione.

Con una schiacciante maggioranza (207 voti favorevoli, 11 contrari e 7 astenuti), la Camera dei deputati di Buenos Aires venerdì 11 giugno ha dato il suo via libera a una legge che riserva alle persone transgender l’1 per cento dei posti di lavoro nella pubblica amministrazione. Il voto, accolto dagli applausi e dai cori degli attivisti, apre la strada alla definitiva approvazione da parte del Senato che appare ormai scontata.

Quote transgender nella pubblica amministrazione

“Stiamo rispondendo a un’esigenza storica di questa comunità che è stata sistematicamente esclusa dalla famiglia, dall’istruzione, dalla salute, dal diritto alla casa e al lavoro”, ha affermato la deputata Mónica Macha, a capo della commissione parlamentare per le Donne e la diversità e promotrice della legge. In Argentina circa 9mila persone hanno avviato l’iter per il cambiamento di genere. Secondo i dati citati da Macha, il 95 per cento di tale comunità non ha un lavoro formale e l’80 per cento si dedica alla prostituzione. Nove persone transgender su dieci sono esposte alla violenza di genere.

La nuova legge intende proprio appianare questo divario e garantire una maggiore giustizia sociale. Pertanto stabilisce che le persone transgender debbano occupare almeno l’1 per cento dei posti di lavoro nel settore pubblico. In tale categoria rientra chiunque non si riconosca nel proprio sesso biologico di appartenenza, indipendentemente dall’aver rettificato i dati anagrafici o dall’essersi sottoposto all’intervento chirurgico di riassegnazione sessuale.

diritti transgender
Una manifestazione in difesa dei diritti delle persone transgender © Drew Angerer/Getty Images

Le tutele per la comunità Lgbtqia+ in Argentina

L’Argentina aggiunge così un altro tassello a un percorso che la pone all’avanguardia in materia di diritti Lgbtqia+. Nel 2010 è stata la prima nazione in America latina a consentire i matrimoni tra persone dello stesso sesso, con un disegno di legge sostenuto dall’allora presidente Cristina Fernández de Kirchner (oggi vicepresidente) e fortemente osteggiato da alcune organizzazioni cattoliche.

Nel 2012 è stato il turno della legge sull’identità di genere che sancisce il diritto di chiunque a essere riconosciuto – dalla legge e dalla società – secondo il genere desiderato, senza essere obbligato a sottoporsi all’intervento chirurgico, alla terapia ormonale né a un trattamento medico o psicologico.

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