La crisi climatica cambia anche lo sport: il caso del baseball

Una ricerca dimostra che più fa caldo più ci sono fuoricampo durante una partita di baseball: come la crisi climatica incide anche sullo sport.

Quando si parla degli impatti dei cambiamenti climatici sulle nostre vite, solitamente ci si riferisce alle temperature sempre più calde, a zone a rischio desertificazione, uragani, valanghe e altri fenomeni estremi altamente pericolosi per la sopravvivenza dell’essere umano. Data la serietà e complessità del tema, ci sono molti ambiti su cui intervenire prima di pensare allo sport. Tuttavia, il riscaldamento globale è in grado di incidere sulle nostre vite a tal punto che si palesa anche in questo campo. Un esempio arriva dal baseball e da uno studio secondo cui, da qualche anno, succedono delle cose che dipendono direttamente dall’aumento delle temperature.

Nel baseball, più caldo significa più fuoricampo

Il baseball non è uno sport di immediata comprensione per chi è totalmente estraneo al suo regolamento: le dinamiche di gioco prevedono che in campo ci sia una squadra che difende, rappresentata dal lanciatore e da tutti i ricevitori sparsi per il campo, e una che attacca, incarnata dal battitore, il cui compito è cercare di mandare la palla il più lontano possibile, così da correre intorno al campo e guadagnare delle “basi”. Alla luce di questo, il massimo risultato che può ottenere un battitore è quello di fare un “fuoricampo” o home run come dicono gli americani. Questo vuol dire mandare la palla fuori dal terreno di gioco, così da poter liberamente raggiungere tutte le basi e portare un punto alla propria squadra. Oltre che dalle ore di allenamento quotidiano, i battitori, da quasi un decennio e sempre di più nel futuro, ricevono una grossa mano anche dal cambiamento climatico.

Un gruppo di ricercatori del Dartmouth College, nel New Hampshire, ha messo insieme i dati presi da più di centomila partite della Major league baseball (Mlb), il principale campionato americano, e le statistiche di 220mila battute per provare a comprendere se il caldo anomalo avesse in qualche modo avuto un impatto su ciò che succede durante gli incontri. E la risposta che ne è emersa è che sì, e nello specifico con l’aumento delle temperature aumentano anche i fuoricampo.

Un insieme di fattori

I ricercatori hanno preso in considerazione il periodo che va dal 2010 al 2019 e hanno dimostrato che l’incremento del calore ha generato 58 fuoricampo in più ogni stagione. Questo perché quando fa caldo, l’aria è meno densa; e questo vuol dire che ogni oggetto volante, come appunto una palla da baseball, incontra meno resistenza quando è in aria e quindi tende a rimanere più tempo sospesa, come spiega Justin Mankin, assistente professore di geografia del Dartmouth college e tra gli autori dello studio pubblico su American meteorological society. Il dato, se si considera che nella stagione 2019 si è realizzato il record di fuoricampo mai realizzati (6.776) non è effettivamente così alto, ma il suo valore è soprattutto simbolico: secondo lo studio, infatti, possiamo stabilire che a ogni grado Celsius in più sul termometro corrisponda circa 95 fuoricampo extra a stagione. Questa equazione, in assenza di un deciso e potente cambio di rotta per contrastare il cambiamento climatico, può portare ad avere un dieci per cento di fuoricampo in più entro la fine del secolo.

stadio di baseball
Diverse squadre hanno costruito appositamente stadi con la possibilità di essere coperti © iStockphoto

Il gruppo di studio, insieme all’aumento delle temperature, nella sua analisi ha tenuto in considerazione anche tanti altri fattori che possono incidere sull’ambiente in cui si disputa la partita, come per esempio il fatto che si giochi o meno in un stadio coperto; hanno inserito anche le differenze di prestazione che possono essere generate dall’uso di una mazza – o di una pallina – piuttosto che un’altra; hanno inoltre considerato l’alterazione dei risultati dovuti sia all’uso del doping sia al miglioramento delle tecniche di allenamento e di analisi dello sport. E alla luce di tutto questo, sono riusciti perfino a stabilire lo stadio in cui il numero dei fuoricampo è cresciuto di più a causa del cambiamento climatico: si tratta del Wrigley Field, stadio di casa dei Chicago Cubs, dove si gioca molto più di giorno che in notturna, quindi con temperature più alte che permettono alle palline di “volare” più a lungo una volta colpite dal battitore.

guanto e pallina da baseball
A ogni grado in più corrisponde circa 95 fuoricampo extra a stagione © iStockphoto

Le abitudini dovranno cambiare

Al di là di questo dato, che serve soprattutto a fungere da esempio, anche lo sport, come il resto degli ambiti della nostra società, dovrà fare i conti con l’aumento delle temperature e gli effetti del cambiamento climatico. Questo, nello specifico del baseball, vorrà dire avere sempre di più la necessità di costruire impianti che possano, con l’uso del tetto o di vari sistemi di refrigeramento dell’aria, contrastare il crescere del caldo. I Texas Rangers di baseball, proprio per rispondere a questa esigenza, nel 2020 hanno dovuto costruirsi un nuovo impianto da oltre un miliardo di dollari perché quello precedente non aveva il tetto, e questo rendeva impossibile godersi le partite senza sciogliersi al sole. Delle trenta squadre della Mlb, sono già otto quelle che hanno costruito appositamente stadi con la possibilità di essere coperti, in maniera fissa o permanente. Questo perché, con l’aumento delle temperature, c’è il rischio, ogni anno che passa e che quindi aumenta il caldo, che sia sempre più pericoloso giocare – e vedere – il baseball nelle ore diurne, obbligando a riscrivere i calendari per spostare il maggior numero degli incontri in notturna.

Certo, questo cambierà un po’ la natura con cui gli americani si approcciano al baseball, uno sport profondamente radicato nella loro cultura e in cui spesso l’elemento sportivo è solo un pretesto per stare insieme e condividere esperienze, ma tuttavia il cambiamento climatico non fa sconti e sarà sempre più influente in tante scelte quotidiane dell’essere umano. E questo vale anche per lo sport.

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