I cieli in Europa resi opachi dai fumi dei mega-incendi in Canada

Da settimane vaste aree del Canada sono devastate da mega-incendi, i cui fumi hanno attraversato l’Atlantico e sono arrivati in Europa.

Chiunque in questi giorni abbia alzato gli occhi per osservare il cielo avrà notato un fenomeno non inusuale: una velatura lattiginosa che causa una sorta di foschia. Stavolta, però, non si tratta di un normale fenomeno meteorologico. La ridotta visibilità è dipesa da un evento che si sta producendo dall’altra parte del mondo: a rendere opachi i nostri cieli sono i fumi dei mega-incendi che da settimane stanno colpendo il Canada e che, sospinti dai venti, hanno raggiunto ormai l’Europa.

 

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Stato di emergenza nelle province centrali del Canada per gli incendi

Sono centinaia infatti i roghi divampati nella nazione nordamericana, con alcune regioni che si sono viste costretti a dichiarare lo stato d’emergenza. Sono state inoltre disposte evacuazioni per più di 31mila persone, e città intere sono ancora oggi minacciate dall’ampiezza eccezionale degli incendi. Per questo è stato inviato anche l’esercito al fine di garantire la sicurezza della popolazione: “È un periodo difficile per molti canadesi”, ha dichiarato la ministra per la Gestione delle emergenze Eleanor Olszewski. “Quest’anno la stagione degli incendi è cominciata più rapidamente e in maniera più intensa”, ha aggiunto.

Tutte le regioni centrali del Canada sono coinvolte dal fenomeno, a partire dalla provincia di Manitoba, passando per quelle della Columbia Britannica, dell’Alberta e del Saskatchewan. Secondo quando indicato dall’agenzia canadese che monitora gli incendi, sono più di 230 quelli attualmente attivi, oltre cento dei quali sono giudicati ancora “fuori controllo”.

La siccità alimenta gli incendi: il ruolo dei cambiamenti climatici

Secondo quanto riferito dalle autorità, la maggior parte degli incendi è di origine umana, benché non necessariamente dolosa: spesso le fiamme divampano in maniera accidentale, ad esempio per via dei passaggi di treni ad alta velocità in luoghi estremamente aridi. La mancanza di precipitazioni, infatti, rappresenta uno degli elementi che maggiormente contribuisce allo sviluppo dei roghi, così come le ondate di caldo eccezionale. E per questa ragione che i cambiamenti climatici rendono tali fenomeni sempre più frequenti e intensi.

La mappa degli incendi divampati in Canada
La mappa degli incendi divampati in Canada © cwfis.cfs.nrcan.gc.ca

Non a caso, le previsioni delle autorità canadesi. sulla stagione degli incendi sono preoccupanti: si potrebbe andare incontro ad un periodo “al di là della normalità” a giugno e luglio, e “ben al di là della normalità” ad agosto. Ciò proprio in ragione dei suoli aridi e della vegetazione particolarmente secca: il “carburante” perfetto per gli incendi.

230 incendi attivi, di cui oltre cento “fuori controllo”,  bruciati 2,6 milioni di ettari

Alcuni incendi sono arrivi ormai dal mese di marzo e le fiamme hanno già divorato 2,6 milioni di ettari (il Canada è ancora sotto shock dopo l’estate del 2023, nel corso della quale a bruciare furono 15 milioni di ettari). Ovvero 143 volte l’estensione dell’intera città di Milano. Ma oltre alla devastazione provocata dai roghi, a preoccupare le autorità canadesi (e non solo) sono proprio i fumi generati.

La qualità dell’aria in vaste aree dell’America settentrionale è “pessima”, con visibilità fortemente ridotta. Un’enorme quantità di polveri sottili è sospesa in aria e le condizioni risultano difficili anche negli Stati Uniti settentrionali. La città di Chicago, ad esempio, nel weekend è rimasta avvolta in una densa nuvola opaca, ma in stato d’allerta  ci sono anche il Michigan, il Wisconsin, il Minnesota e il Nebraska. Per questo, sia in Canada che negli Stati Uniti, è stato consigliato alla popolazione di limitare il più possibile il tempo passato fuori di casa.

I fumi in Europa non rappresentano un rischio per la salute

L’arrivo dei fumi derivanti dagli incendi canadesi in Europa, dopo un viaggio di migliaia di chilometri, è stata segnalata già il 3 giugno dal servizio di monitoraggio climatico Copernicus. Si tratta di una nuvola che si sposta in altitudine e che per fortuna, per questa ragione, non comporta rischi sanitari per la popolazione. L’effetto, dunque, è più che altro visivo, in questa parte del mondo.

Uno dei mega-incendi divampati nella provincia di Manitoba, in Canada
Uno dei mega-incendi divampati nella provincia di Manitoba, in Canada © Government of Manitoba/ Handout/Anadolu/Getty Images

A preoccupare sono però le conseguenze in termini climatici: “I nostri dati – ha spiegato Mark Parrington, direttore scientifico di Copernicus – mostrano che dalle regioni centrali del Canada nelle ultime settimane sono state disperse enormi quantità di gas ad effetto serra”. Il che non fa che alimentare il riscaldamento climatico, innescando un circolo vizioso.

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