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Autarchia energetica, ecco le comunità che guidano la transizione ecologica
L’Università di Pisa promuove due progetti, in Toscana e Liguria, per studiare l’autarchia energetica delle comunità per migliori abitudini di consumo.
Terminerà il prossimo agosto il progetto Autarchia energetica sostenibile (Autens) promosso nel settembre 2020 dall’Università di Pisa per sviluppare comunità energetiche indipendenti dalla rete nazionale. Obiettivo dell’iniziativa: ribaltare il paradigma energetico e adeguare la domanda di energia, in termini di distribuzione oraria e consumi complessivi, alla sua produzione da fonti rinnovabili.
Entrare a far parte di una comunità energetica non è così scontato, spiega a LifeGate Sara Scipioni, del dipartimento di Economia e management dell’Università di Pisa, coordinatrice del gruppo multidisciplinare costituito da ricercatori di economia, ingegneria, scienze politiche e giurisprudenza. Soprattutto perché occorre insegnare nuove abitudini di consumo e imparare a vivere diversamente i luoghi di casa e lavoro.
Risorse “finite” e consumi responsabili con l’autarchia energetica
Siamo ormai abituati ad avere l’energia a portata di clic e non ci accorgiamo dell’importanza e della finitezza delle risorse a nostra disposizione. Il progetto Autens, spiega la dottoressa Scipioni, riuscirà a renderci più consapevoli: “Le comunità energetiche richiedono cambiamenti nelle abitudini di consumo. Insegnano che per essere autonomi dalla rete elettrica e diventare autarchici, da qui la scelta del nome Autens, occorre consumare nei momenti di maggior produzione energetica, dunque nelle ore diurne se si tratta di solare fotovoltaico. Cambiare abitudini richiede anche di eliminare alcuni vincoli posti dai dispositivi tecnici e, su questo punto, la ricerca e l’innovazione stanno aiutando”.
In economia, l’autarchia è la condizione di un Paese che mira all’autosufficienza economica, nell’obiettivo di produrre sul territorio nazionale i beni che consuma o utilizza, limitando o annullando gli scambi con l’estero.
Comunità energetiche in Toscana e Liguria
Nell’ambito del progetto sono stati avviati due casi studio. Nel giugno 2021 l’accordo di collaborazione siglato dal dipartimento di Ingegneria dell’informazione dell’università pisana per la creazione di una comunità energetica ha dato il via ai lavori insieme al dipartimento di Chimica e al limitrofo campus universitario di Praticelli. “L’auspicio è di raccogliere una grossa quantità di dati – trasmessi dall’energy manager del dipartimento e ottenuti dalle interviste a chi risiede nel campus – per ottenere una ‘modellazione’ tecnica dell’edificio, quantificarne il rendimento energetico e ottimizzarlo”, aggiunge la coordinatrice.
Il secondo caso studio, che sta per partire, riguarda soggetti privati: comprenderà un complesso residenziale, in parte esistente e in parte in costruzione, e un centro sportivo di Sarzana. “Abbiamo scelto la Liguria perché è una delle poche Regioni italiane ad avere una normativa regionale avanzata sul tema. L’accordo di collaborazione siglato con l’impresa e le utenze limitrofe ci consentirà di capire chi può far parte del caso di studio, così da collettare i dati di consumo degli edifici coinvolti e procedere alle simulazioni fatte a Pisa”.
Opportunità e cambiamenti
“Nel corso dell’anno abbiamo cercato di affrontare e risolvere tutte le problematiche che ci si sono presentate. Gli ingegneri si occupano di sviluppare un modello di simulazione, un software, sulla produzione di energia da fonti rinnovabili in una determinata comunità energetica per riuscire a predire e ottimizzare i consumi. I colleghi di scienze politiche lavorano all’accettabilità del cambiamento comportamentale. Gli economisti studiano la letteratura e i casi studio esistenti, o proposti, in Italia e in Unione europea per capire se possono essere replicati in Toscana o in Liguria”.
Non è facile integrare tutti questi aspetti, “soprattutto quello giuridico, perché in costante evoluzione”, e quello organizzativo, “perché esistono pochissimi esempi in Italia e in Europa”. A tal proposito, rimarca la coordinatrice, “siamo sicuri ci saranno ulteriori cambiamenti, ma abbiamo deciso, di coltivare il lato tecnico elaborando dei modelli predittivi sui consumi per offrire delle linee guida sull’aspetto organizzativo della comunità energetica”.
La trasmissione di competenze trasversali e sfaccettate è dunque fondamentale sia all’interno che all’esterno: “vogliamo dialogare con enti pubblici e soggetti privati”, aggiunge, “portando esperienze positive e negative, per ottenere una soluzione immediatamente applicabile a livello regionale nel momento in cui la normativa evolverà. Al momento siamo in una fase embrionale”.
I vantaggi, immediati e nel lungo periodo
I vantaggi che le persone possono ottenere se aderiscono a una comunità energetica riguardano il risparmio “immediato perché si compra meno energia dalla rete elettrica e quella acquistata ha un costo inferiore. Nel lungo periodo l’appartenenza alla comunità energetica stimola l’autarchia, intesa come maggiore responsabilità e autonomia, e innesca un meccanismo virtuoso di risparmio e premialità nell’acquisto e nella rivendita di energia”. Un beneficio evidente ancora di più oggi contro il caro energia e per combattere il fenomeno della povertà energetica, “pilastro del progetto, con i dati raccolti vogliamo continuare a monitorare la comunità, così da aiutare le persone in difficoltà”.
I sistemi di produzione di energia da rinnovabili, in particolare, “possono essere iper performanti e dare la possibilità di usare l’energia anche nelle ore serali, ma capita che la persona non li possa acquistare per motivi economici”. Esistono gli incentivi nazionali per l’adozione di questi dispositivi ma, commenta la Scipioni, servono le competenze tecniche per poterli richiedere, rispettando determinati vincoli, e per “comunicare chiaramente quale sia il vantaggi atteso”.
Prossimi passi? “Stiamo lavorando alla realtà virtuale e immersiva per proiettare le persone in quella che potrebbe essere la vita all’interno di una comunità energetica, così da renderne più tangibili i benefici, sia per l’ambiente che per le proprie tasche. Valutiamo l’evoluzione della comunità in molte direzioni, inclusa l’installazione di paline di ricarica per mezzi elettrici“. Così da rendere i consumatori protagonisti di quella che è l’autarchia sostenibile, parte fondamentale della transizione energetica.
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