
Vida Diba, mente di Radical voice, ci parla della genesi della mostra che, grazie all’arte, racconta cosa significhi davvero la libertà. Ed esserne prive.
LifeGate ha scelto di adottare la licenza Creative Commons per tutti i suoi 16.000 articoli online su ambiente, innovazione, qualità della vita.
La data coincide con quella della Giornata mondiale Onu dell’informazione per lo sviluppo, che abbiamo usato come utile promemoria per questo giro di boa, per lanciare una sfida, per virare verso il futuro. Perlomeno, quello che vogliamo. Da venerdì 24 ottobre le idee LifeGate non sono più proprietà riservata, sono comuni, sono Creative Commons.
Con l’adozione di questa licenza CC BY-NC-ND (Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate), il cui logo vedete in fondo a questo articolo, LifeGate da qui in poi acconsente, senza ulteriori autorizzazioni, alla riproduzione di tutti i propri articoli e contenuti su qualsiasi altro media. Certo, a patto che siano mantenuti in forma originale, che sia citata la fonte – www.lifegate.it – con un link, e che non li si usi per scopi commerciali, per creare pubblicità, per scrivere etichette di prodotti (come è già successo).
Creative Commons (CC) è un set predefinito di licenze create da un’organizzazione statunitense no-profit e standardizzate per un panorama di riferimento globale. Offrono sei diverse articolazioni – o gradazioni – dei diritti d’autore che innovano profondamente la vecchia concezione del copyright, rispetto a tutte le leggi nazionali e internazionali che regolano l’ambiente tradizionale del “Tutti i diritti riservati”. Tutti i creatori di contenuti possono scegliere di adottarle, giornalisti, fotografi, artisti, musicisti. Lo scopo è costruire un vasto patrimonio comune digitale di informazioni distribuite, copiate e propagate in continua crescita, nel rispetto delle normative riguardanti la proprietà intellettuale e dei diritti dei creatori di contenuti originali.
In questo modo, LifeGate rinuncia ai propri diritti di riproduzione a pagamento dei testi. Basta, niente “diritti riservati”. Una formula che ormai fa pensare solo alle orribili diciture sui risvolti dei libri, agli sgualciti cartelli delle copisterie universitarie, alle targhette sull’uscio del dipartimento operetta e rivista della Siae.
L’editoria è in crisi congiunturale e strutturale da dieci anni. A molti anziani esperti parrà un controsenso rinunciare a diritti economici in favore della massima diffusione possibile, rispettosa delle fonti originali, dell’interesse per l’innovazione, la sostenibilità, la qualità della vita. Vediamo, è un investimento sulla moltiplicazione dei link, dei click, dei bit di pensiero, degli spunti di riflessione, delle opinioni da citare e confrontare, della libertà di informazione e di condivisione.
Copiate e incollate dove volete tutto quello che vi interessa tranne le fotografie (di quelle non siamo detentori dei diritti), e linkate verso LifeGate.
Ah, sì. La foto copyrighted l’abbiamo messa apposta. Visto come si sporca?
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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L’agenzia delle Nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva (Unfpa) e il gruppo Prada hanno lanciato un programma di formazione per le donne africane.
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Si tratta di Zahra Seddiqi Hamedani ed Elham Choubdar colpevoli, secondo un tribunale, di aver promosso la “diffusione della corruzione sulla terra”.
Dal 2 al 4 settembre Emergency ricorderà che la pace è una scelta realmente perseguibile a partire dalla conoscenza e dalla pratica dei diritti umani.
Il Comune di Milano lo faceva già ma smise, attendendo una legge nazionale che ancora non c’è. Non si può più rimandare: si riparte per garantire diritti.
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Era un attivista per il clima e si chiamava Wynn Bruce. Si è dato fuoco per protesta a Washington.