
Un centro per la comunità Lgbt+ in Ghana è stato costretto a chiudere dopo un raid della polizia. 67 celebrità nere hanno lanciato un appello al presidente.
Nella città di Deir al Balah un gruppo di giovani amiche ha deciso di dare vita a una biblioteca per portare gioia e cultura nella Striscia di Gaza.
La situazione tra Palestina e Israele, nonostante i relativi progressi fatti negli ultimi decenni, sembra destinata a non avere una fine. “Endless conflict”, conflitto senza fine, l’ha definita di recente il settimanale britannico Economist e non si può negare che il conflitto arabo-israeliano e la Striscia di Gaza siano stati una presenza pressoché costante sulle prime pagine dei giornali e siti di informazione degli ultimi decenni.
Se bombardamenti e guerriglia si prendono i titoli, altri problemi nella zona meritano la stessa attenzione: la disoccupazione, ad esempio, è al 60 per cento e l’uso di droghe, soprattutto oppiacei, è aumentato in notevole misura fra gli abitanti di Gaza. Avere speranza sembra impossibile in un luogo del genere, ma di recente un gruppo di ragazze ha trovato il modo di costruire qualcosa di importante per loro e per i loro concittadini.
Leggi anche: Il destino incrociato dello street artist Jorit Agoch e della ragazza palestinese che non teme l’esercito israeliano
Nella città di Deir al Balah, al centro della Striscia di Gaza, alcune studentesse palestinesi aiutate dall’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, hanno costruito dal nulla una biblioteca che offre anche corsi scolastici. In quella zona della Palestina i libri sono un bene prezioso quanto raro: per i 25mila rifugiati che vi abitano, nonché per i circa 430mila adolescenti del luogo, avere accesso a delle fonti di conoscenza è una necessità importante per distaccarsi dalla situazione problematica che vivono ogni giorno.
“Con i primi 300 dollari ricevuti dall’Unicef abbiamo comprato i libri, ma ci siamo accorte che non avevamo soldi per librerie e banchi”, ha detto Marah, una delle 40 ragazze che si è occupata del progetto. L’idea è nata da un gruppo di giovani amiche affamate di cultura ed è diventata in meno di un anno la biblioteca Sokaina, un nome che in arabo può significare pace. Grazie al coraggio di queste ragazze, la vita a Deir al Balah è cambiata.
Students at Sokaina school in #Gaza challenged social attitudes about what girls can do when they wanted to prove they could create a beautiful library in their school – via @UNICEF #TuesdayThoughts #education #reading https://t.co/8G4jbrBmSw pic.twitter.com/HPyuRinKgK
— Oxford Uni Press (@OxUniPress) 9 gennaio 2018
Nella Striscia di Gaza le scuole sono poco presenti e non riescono ad ospitare tutti i bambini della zona. Spesso questi istituti hanno anche un ruolo di aggregazione e ritrovo per la comunità, per questo il progetto Sokaina finanziato dall’Unicef ha un valore molto importante. Inoltre è raro per le donne palestinesi aprire un’attività o costruire qualcosa con le proprie mani (come fatto dalle ragazze con i banchi e le librerie), per questo la decisione presa dalle studentesse della Striscia di Gaza è coraggiosa.
Uno dei dipendenti Unicef che ha lavorato al progetto, ha voluto raccontare la propria esperienza personale per sottolineare i benefici della nuova biblioteca: “Leggere a Gaza è ancora più importante che altrove, perché siamo tagliati fuori dal mondo. Da dove i giovani possono prendere le loro idee altrimenti? La minaccia della violenza qui non è mai lontana. Ma un libro può aprire le menti”, ha concluso Mohammed Abu Sulaiman. Il miglioramento delle condizioni di vita in una zona di guerra passa anche da progetti semplici come quello delle ragazze di Sokaina, in grado di cambiare il destino di chi l’ha creato e di chi lo frequenta.
Un centro per la comunità Lgbt+ in Ghana è stato costretto a chiudere dopo un raid della polizia. 67 celebrità nere hanno lanciato un appello al presidente.
Nel 2020 sono stati uccisi almeno 331 difensori dei diritti umani, spesso nella totale impunità. A dirlo è il nuovo report di Frontline defenders.
Il parlamento del Portogallo ha votato a favore della legalizzazione dell’eutanasia. Ora manca soltanto l’approvazione del presidente Rebelo de Sousa.
La minoranza islamica degli uiguri convive con la repressione violenta delle autorità cinesi, tra sterilizzazioni, campi di rieducazione e lavori forzati.
Persone con disabilità, disturbi neurologici, appartenenti alla terza età, detenuti. La danza può diventare per tutti l’arte della condivisione. Un dono di questi tempi.
Brandon Bernard, arrestato nel 1999, è stato giustiziato in Indiana. È la prima esecuzione in 130 anni ad avvenire durante la transizione presidenziale.
Oltre alle proteste in Nigeria, anche la Guinea Conakry e il Camerun sono sconvolti dall’impunità con cui agiscono le forze di sicurezza. E la distanza tra popolazione e governi aumenta spaventosamente.
La Camera ha approvato il disegno di legge Zan: violenze e discriminazioni basate su omofobia e transfobia equiparate a quelle su base razziale.
I neozelandesi si sono espressi tramite referendum a favore dell’approvazione dell’eutanasia legale: il provvedimento entrerà in vigore tra un anno.