È iniziata la rivoluzione gentile. E il merito è di un libro

Ripartire dai valori, per farsi e fare del bene. Gli autori della Biologia della gentilezza, Daniel Lumera e Immaculata De Vivo ci spiegano come e perché.

Gentilezza, ottimismo, perdono, gratitudine e felicità. Se fino ad oggi li avevamo considerati “solo” cinque valori, d’ora in poi dovremo considerarli anche alla stregua di medicine naturali. Rimedi efficaci in grado di influire sulla nostra salute, sul nostro benessere, allungandoci la vita con un impatto diretto sui nostri geni.

A dircelo – prove alla mano – è il libro Biologia della gentilezza – Le 6 scelte quotidiane per benessere, salute e longevità (Mondadori), fresco di pubblicazione e nato grazie al fortunato e fortuito incontro di due esperti e, parallelamente, di due mondi.

Da una parte Daniel Lumera, esperto di scienze del benessere e della qualità della vita e riferimento internazionale nella pratica della meditazione; dall’altra la scienziata americana di origini italiane Immaculata De Vivo, docente di medicina alla Harvard Medical School e professoressa di epidemiologia alla Harvard School of Public Health.

“Ci siamo conosciuti a Milano in occasione di un convegno dedicato alle neuroscienze”, racconta Daniel Lumera. “E abbiamo visto che il linguaggio dei numeri e della scienza si sposava bene col linguaggio delle emozioni”.

Ed è così che questo ponte tra scienza e coscienza ha dato vita a un sodalizio durato nel tempo e approdato in un libro che è già stato definito “rivoluzionario” e che, ancora prima di essere pubblicato, ha spontaneamente dato vita al “movimento della gentilezza”, un’iniziativa di solidarietà che sta attraversando tutta l’Italia, in questo delicato momento di ripartenza, e che ne è diventato il miglior manifesto.

Biologia della gentilezza libro
Il libro Biologia della gentilezza (Mondadori) esplora l’impatto biologico, vitale, emotivo, mentale, sociale e spirituale di 5 valori: gentilezza, ottimismo, perdono, gratitudine e felicità. © Mondadori

La gentilezza allunga la vita

Praticare la gentilezza, essere altruisti, provare gratitudine e vivere con ottimismo ci fa vivere meglio. A dircelo non sono più solo il buon senso o i nostri codici etici e morali, ma la scienza stessa.

Questo il contenuto de Biologia della gentilezza, che grazie alla ventennale esperienza dei suoi autori e attraverso studi e dati scientifici, spiega come e in quale misura ciascuno di noi abbia il potere di influire direttamente sul suo stato di salute a breve e lungo termine. Non solo attraverso scelte di vita sane, ma anche con l’atteggiamento nei confronti del mondo e del prossimo.

Se finora avevamo sempre pensato che nella sequenza cromosomica con cui siamo nati c’era già scritto il nostro destino, oggi la scienza ci mette di fronte una volta per tutte alle nostre reali responsabilità. “Le predisposizioni genetiche di molte malattie croniche, come il diabete, il cancro, le cardiopatie, i disturbi respiratori non sono mai di per sé sufficienti a determinare la comparsa di una malattia”, spiega la professoressa Immaculata De Vivo. “A contare sono anche i ‘fattori ambientali’, cioè le sostanze a cui volontariamente o no ci esponiamo e le scelte di vita che facciamo”.

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Daniel Lumera è autore di diversi bestseller, che hanno come filo conduttore l’educazione alla consapevolezza, quale “sapere identitario”.

Dimmi che telomeri hai

Fondamentali per chiarire questi aspetti sono gli studi condotti negli ultimi anni sui telomeri, le cosiddette “sentinelle della longevità”, ovvero le strutture di dna poste alle estremità dei cromosomi, per proteggerli, in grado di definire la nostra età biologica (che non sempre corrisponde a quella cronologica).

“Gli stili di vita possono influenzare la nostra biologia, perché modificano il dna”, prosegue la professoressa. “Per la maggior parte il dna è immutabile, ma ci sono delle aree, dette telomeri, che sono suscettibili alle nostre scelte: fumare, essere obesi o sedentari sono fattori che danneggiano i telomeri, provocando invecchiamento precoce e malattie croniche; mangiare sano, fare movimento, meditare, stare a contatto con la natura sono scelte che invece proteggono i telomeri e quindi favoriscono la longevità”.

E cosa c’entrano in tutto ciò valori come la gentilezza e l’ottimismo? “Osservando il dna abbiamo visto che nelle persone che praticano la gentilezza, che sono ottimiste, perdonano i torti ed esprimono gratitudine, i telomeri sono più lunghi rispetto a chi non lo fa”, prosegue la scienziata. “Questo succede perché questi atteggiamenti positivi contrastano i processi infiammatori e lo stress ossidativo che deteriorano i telomeri e accelerano la comparsa di malattie come diabete, cancro, disturbi cardiovascolari, demenza, Alzheimer.

Quindi la gentilezza in senso lato, proteggendo il nostro dna, ci fa vivere più a lungo e in salute”.

Ma c’è di più. Perché se essere gentili fa bene alla propria salute, essere felici è addirittura contagioso. A dimostrarlo, anche in questo caso, sono degli studi scientifici (che troviamo nel libro), tra cui quello condotto da Nicholas Christakis, della Harvard Medical School, e James Fowler dell’Università della California San Diego, che hanno analizzato le dinamiche attraverso le quali la felicità si propaga all’interno di una vasta rete di individui. Il meccanismo è quello del “contagio emozionale” e definisce la felicità come fenomeno collettivo.

Immaculata De Vivo
La professoressa Immaculata De Vivo è una delle massime esperte mondiali nel settore dell’epidemiologia molecolare

Sei strumenti per vivere meglio

La biologia della gentilezza è anche una sorta di vademecum per chiunque voglia “passare all’azione”, cambiando o migliorando il proprio stile di vita. Se la prima parte del libro è dedicata ad esplorare i cinque valori enunciati, la seconda, infatti, si concentra sugli strumenti utili per metterli in pratica. “Sono sei pilastri chiave per coltivare e sviluppare questi valori e poter vivere sani, a lungo e felici”, spiega Lumera, ripercorrendoli. “Parliamo di alimentazione, movimento fisico, meditazione, relazioni, musica e del nostro rapporto con la natura”.

Non semplici suggerimenti, come tiene a sottolineare la professoressa De Vivo, che da anni studia il legame tra i telomeri, l’alimentazione, il movimento fisico e la meditazione, ma “indicazioni basate su evidenze biologiche, che dimostrano scientificamente come questi comportamenti migliorano il benessere e l’invecchiamento”.

E così, un capitolo dopo l’altro, troviamo consigli concreti e sempre supportati da dati e numeri, che ci guidano nelle scelte quotidiane, dalla dieta da seguire, al tempo da dedicare al movimento fisico e alla meditazione. Dagli effetti del perdono a quelli della musica e dell’interconnessione con la natura.

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La Biologia della gentilezza propone sei pilastri del benessere: alimentazione, movimento fisico, meditazione, relazioni, musica e contatto con la natura © Kelly Sikkema/Unplash

Il potere curativo della natura

Un tema quanto mai attuale è quello che tratta l’importanza del nostro rapporto con la natura e al suo incredibile potere benefico e curativo. “Negli ultimi decenni abbiamo investito quantità esorbitanti di denaro, tempo, risorse in nuove tecnologie, nuovi farmaci, nuove terapie contro ogni forma di disturbo mentale, quando accanto a noi abbiamo uno dei rimedi più potenti, economici e naturali di sempre: la natura”, spiega Lumera. “Abbiamo distrutto immense aree naturali per costruire città sempre più disumane e sfruttare le risorse del pianeta in nome di un “benessere” che sta portando milioni di persone a morire di patologie legate alla respirazione, allo stress, dimenticando che è proprio la connessione con la Terra a mantenerci in salute”.

Una connessione che non ha solo effetti sul nostro sistema immunitario, metabolico, cardiovascolare ecc., ma persino sulle nostre capacità. Tra gli esempi nel libro si cita una ricerca condotta in Cina, su circa 60mila bambini e adolescenti, che ha dimostrato come una piccola area verde entro 500 metri dalla scuola o dall’asilo riduca significativamente i sintomi del disturbo da deficit dell’attenzione, migliorando la capacità attentiva.

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Nel libro gli autori parlando dell’importanza della gentilezza come valore sociale che crea senso di appartenenza senza alcun bisogno di creare competizione o di farsi dei nemici. © Andrea Tummons/Unsplash

La gentilezza è la migliore strategia evolutiva

Un altro passaggio chiave del libro è quello in cui si ribalta l’interpretazione data al paradigma darwiniano, secondo cui il più adatto alla sopravvivenza in questo pianeta sarebbe il più forte. “I dati dimostrano invece che il più adatto è il più gentile”, spiega Immaculata De Vivo.

“Essere gentili, ottimisti e felici non ci fa soltanto vivere meglio e più a lungo, ma rappresenta la migliore strategia evolutiva utile alla sopravvivenza”.

In risposta al luogo comune, secondo cui essere gentili e miti in una società altamente competitiva e spietata come la nostra sia interpretato come segno di debolezza, il libro risponde in modo pragmatico e, ancora una volta, con dati e numeri.

A partire dal fatto che la mente dell’ottimista riesce a portare a termine più facilmente i propri progetti. “Oggi l’ottimismo realistico è quanto di più importante ci sia per affrontare la crisi che verrà”, afferma Lumera. “Nel libro dimostriamo che questi valori sono punti di forza. La convinzione di doversi imporre per avere successo è solo un’illusione che ci fa stare peggio e che ha prodotto una società malata. A partire dai luoghi in cui viviamo e dalla mancanza di rispetto per la natura.

Ecco perché la sostenibilità deve partire da una rivoluzione della coscienza interiore. Il vero potere sta nell’empatia, nella comprensione e nelle gentilezza. Il potere non è sopruso, non è competizione, ma collaborazione”.

D’altra parte la storia lo insegna. “Pensiamo a Nelson Mandela che, dopo 27 anni di carcere, è riuscito a perdonare chi lo aveva torturato chiamandolo a governare con lui, liberandolo dall’odio. La gentilezza e il perdono sono la vera forza dell’umanità”.

Biologia della gentilezza
Il libro Biologia della gentilezza ha dato vita al movimento della gentilezza. Regalando una copia del libro ad enti e biblioteche si contribuisce a diffondere i valori del libro e a iniziative di solidarietà.

È partito il movimento della gentilezza

In un momento storico drammatico e colmo di incertezze come quello che stiamo attraversando a causa della pandemia di coronavirus, La biologia della gentilezza appare come un segnale di speranza.

“Dopo l’emergenza covid ci troveremo di fronte a due grandi movimenti: uno sarà quello dominato dalla rabbia, l’altro quello mosso dal desiderio di ripartire, attraverso i valori e la gentilezza”, spiega Daniel Lumera. “Quest’ultimo è il modo con cui anche i nostri avi hanno ricostruito nel dopo guerra: con la cooperazione, l’empatia e l’interconnessione. Credo che questo sia l’unico modo che abbiamo per sopravvivere”.

E non è dunque un caso se a partire da un gesto spontaneo e “gentile” sia nato in queste settimane, un vero e proprio movimento che coinvolge già oltre duecentomila persone. Tutto ha avuto inizio durante gli incontri gratuiti di meditazione, messi a disposizione sul web da Lumera durante il lockdown. Dodici minuti al giorno durante i quali meditare insieme, sotto la sua guida, che hanno chiamato a raccolta centinaia di migliaia di persone, ciascuno da casa propria.

“Durante questi momenti ho iniziato a parlare della gentilezza, invitando le persone a compiere tre gesti gentili ogni giorno. L’effetto è stato incredibile e ha dato vita a quello che oggi è un vero e proprio movimento della gentilezza”.

Sulla falsa riga del “caffè sospeso” o della “spesa sospesa”, ha preso il via anche “l’atto di gentilezza sospesa”, con cui le persone hanno iniziato a regalare il libro Biologia della gentilezza, dando vita a una serie di iniziative spontanee, che oggi coinvolgono librerie, enti, associazioni e città. “La Sardegna è diventata ‘isola gentile’, così come la città di Bari, dove il comune ha chiesto alle librerie di aderire all’iniziativa, per poi distribuire i libri donati ai collettivi svantaggiati, per dare vita a progetti sociali nelle scuole e nelle carceri minorili”, racconta Lumera.

Ed è così che un passaparola spontaneo e solidale è arrivato laddove forse neanche un’ambiziosa strategia marketing sarebbe riuscita. “Un po’ come il movimento del Pay it forward di Benjamin Franklin (di cui si parla anche nel libro ndr), queste cose accadono nei momenti di crisi, quando l’essere umano tira fuori il meglio di sé”. Segnali di speranza che, in questo momento colmo di incertezza, sembrano guidarci verso la giusta ripartenza .

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