Il buco dell’ozono torna a livelli preoccupanti

Il servizio europeo Copernicus ha spiegato che il buco dell’ozono nel 2020 è tornato ad essere uno dei più ampi e profondi degli ultimi anni.

Il buco dell’ozono sopra l’Antartide, quest’anno, ha raggiunto la sua massima estensione. E, più in generale, è tornato ad assumere grandi dimensioni sia in termini di profondità che di ampiezza. A lanciare l’allarme è il servizio di monitoraggio climatico europeo Copernicus, secondo il quale “è stato osservato che le concentrazioni di ozono stratosferico si sono ridotte a valori prossimi allo zero in Antartide intorno ai 20-25 chilometri di altitudine, con la profondità dello strato appena inferiore a 100 unità Dobson (ovvero circa un terzo del valore medio)”.

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L’evoluzione del buco dell’ozono negli ultimi anni © Copernicus

Valori di ozono prossimi allo zero in Antartide a 20-25 km di altitudine

Gli scienziati hanno specificato che il fenomeno è stato causato da un vortice polare particolarmente forte, stabile e freddo nella zona. “Le sostanze contenenti cloro e bromo – spiega il servizio europeo – si accumulano all’interno del vortice polare, dove rimangono chimicamente inattive al buio. Le temperature nel vortice possono scendere a -78 gradi centigradi e si possono formare cristalli di ghiaccio nelle nubi stratosferiche polari. Quando il sole sorge sopra il Polo, la sua energia rilascia atomi di cloro e bromo chimicamente attivi nel vortice, i quali distruggono rapidamente le molecole di ozono portando alla formazione del buco”.

“Il modo in cui si sviluppano cambiamenti nel buco dell’ozono ogni anno è molto variabile –  ha precisato Vincent-Henry Peuch, direttore del servizio di monitoraggio atmosferico di Copernicus -. Il buco del 2020 assomiglia a quello del 2018, il quale era anch’esso abbastanza grande e tra i primi della classifica degli ultimi quindici anni”.

“Dobbiamo continuare ad applicare il protocollo di Montreal”

L’esperto aggiunge che “con i raggi del sole che sono tornati verso il Polo Sud nelle ultime settimane, abbiamo assistito a una continua riduzione dell’ozono nell’area. Dopo il buco insolitamente piccolo e di breve durata nel 2019, favorito da condizioni meteorologiche speciali, ne stiamo dunque registrando uno piuttosto grande anche quest’anno. Il che conferma che dobbiamo continuare ad applicare il protocollo di Montreal che vieta le emissioni di sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono”.

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Il funzionamento del buco dell’ozono in un’infografica del servizio di monitoraggio climatico europeo Copernicus

I dati sono stati ottenuti tramite modelli computerizzati dell’atmosfera combinati con misurazioni satellitari e in loco, per monitorare da vicino l’evoluzione del fenomeno. “Poiché lo strato di ozono stratosferico funge da scudo, proteggendo dalle radiazioni ultraviolette potenzialmente dannose – sottolinea il servizio Copernicus – è di massima importanza monitorarne i cambiamenti”.

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