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Il governatore della California Jerry Brown ha annunciato l’approvazione di una legge che pone lo stato in prima fila nella lotta ai cambiamenti climatici.
La California si conferma sempre più la punta di diamante degli Stati Uniti in materia di lotta ai cambiamenti climatici. Il governatore Jerry Brown ha infatti firmato, giovedì 8 settembre, una nuova legge che prevede di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 40 per cento, entro il 2030, rispetto ai livelli registrati nel 1990. Il tutto nell’ottica di arrivare, venti anni più tardi, a raggiungere una diminuzione dell’80 per cento.
“La nostra scelta è quella di impegnarci per uno sforzo a lungo termine. Siamo il primo stato americano ad adottare una disciplina di questo tipo”, ha commentato Brown in un comunicato. Si tratta, in effetti, di un passo in avanti per nulla indifferente, se si tiene conto che la precedente normativa prevedeva un calo del 15 per cento, da centrare entro il 2020.
“Vogliamo fare in modo – ha aggiunto il deputato Anthony Rendon, secondo quanto riportato dall’agenzia Afp – che i benefici economici e ambientali che deriveranno da questa legge possano essere raccolti da tutti”. Il riferimento è al fatto che le zone più inquinate della California sono anche quelle più povere, come nel caso della regione di Visalia, colpita in modo importante dallo sfruttamento agricolo intensivo e dalle trivellazioni alla ricerca di petrolio.
Non a caso, i più fermi oppositori della decisione da parte del governatore della California sono stati i dirigenti delle compagnie petrolifere. Che si erano messe di traverso anche quando, nell’autunno scorso, fu approvata una legge secondo la quale la metà dell’energia elettrica consumata nello stato americano dovrà essere di origine rinnovabile.
La nuova disciplina, tuttavia, presenta un importante neo. Nonostante le dure critiche avanzate soprattutto dalle associazioni ambientaliste, in California per ora non si metterà mano al sistema cap and trade, con il quale le industrie possono acquistare dei “diritti ad inquinare”. Si tratta di un meccanismo paragonabile al mercato “Ets” (Emission trading system) esistente in Europa, anch’esso nel mirino degli ecologisti.
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