La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
L’obiettivo del provvedimento è contrastare lo sterminio di questi preziosi predatori, in allarmante declino.
Nonostante l’evoluzione delle nostre conoscenze ecologiche e la consapevolezza della grande importanza dei predatori, in grado di determinare intere reti trofiche, ancora oggi oltre cento milioni gli squali vengono ammazzati ogni anno. Molti di questi animali sono vittime dello shark finning, una pratica crudele che consiste nel tagliare le pinne all’animale appena pescato, che spesso viene gettato in mare agonizzante. Le pinne di squalo vengono utilizzate per preparare una zuppa molto rinomata nella cucina asiatica. Per cercare di contrastare il declino degli squali, di cui molte specie sono a rischio estinzione, il Canada ha deciso di vietare l’importazione e la vendita di pinne di squalo.
Il Canada è dunque diventato il primo paese del G7 ad estromettersi da questo oscuro mercato, che minaccia la sopravvivenza di specie minacciate. “Lo shark finning è una pratica indiscutibilmente distruttiva, che sta contribuendo al declino globale degli squali e rappresenta una minaccia costante per gli ecosistemi oceanici – ha affermato il ministro della pesca canadese, Jonathan Wilkinson. – Questo provvedimento è un chiaro esempio dell’impegno canadese nella conservazione dell’ambiente marino”.
Per questa vittoria gli squali dovrebbero essere riconoscenti, in particolare, a Kristyn Wong-Tam, consigliere comunale di Toronto. La donna, originaria di Hong Kong, da anni infatti si batte proprio per vietare il commercio di pinne di squalo in Canada. Dopo oltre un decennio di tentativi falliti, la scorsa settimana Wong-Tam ha raggiunto il suo obiettivo, ora, per l’approvazione definitiva, manca solo l’“assenso reale” della regina Elisabetta II.
Secondo le Nazioni Unite ogni anno, a causa dello shark finning, vengono uccisi 73 milioni di squali, le cui pinne vengono servite in diversi paesi asiatici, anche in occasione di importanti cerimonie, come matrimoni e feste di fidanzamento. Nelle acque canadesi questa pratica è vietata dal 1994, tuttavia fino ad oggi il Canada ha continuato a consentire l’importazione di pinne, costituendo uno dei maggiori mercati globali al di fuori dell’Asia. Nel 2018 la nazione nordamericana ha importato dalla Cina oltre 130 tonnellate di pinne di squalo.
Il divieto allevierà la pressione sulle sempre più esigue popolazioni di squali, tuttavia, fanno notare gli esperti, l’eccessiva pesca, anziché lo shark finning, resta la principale minaccia cui queste antiche creature devono far fronte. I biologi David Shiffman e Robert Hueter hanno evidenziato che, mentre la domanda globale di pinne di squalo sta diminuendo, la carne sta diventando sempre più richiesta.
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