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Dopo una settimana dall’inizio degli incendi in Canada, una città evacuata, ettari di foreste distrutti e gli impianti per l’estrazione di greggio inattivi.
Provincia dell’Alberta, Canada. La città di Fort McMurray, centro degli impianti di produzione di petrolio dalle sabbie bituminose è deserta, senza elettricità, acqua o gas e assediata dalle fiamme e la popolazione è stata allontanata a causa dei roghi che stanno devastando la regione.
Fort McMurray, aveva conosciuto una forte espansione grazie al boom degli impianti di estrazione di greggio dalle sabbie bituminose e si teme che non sarà riportata al precedente livello di sviluppo.
Le autorità hanno dichiarato lo stato di emergenza mercoledì, dopo che i roghi, iniziati il primo maggio, si sono allargati in modo incontrollabile nelle foreste circostanti, abbattendosi anche sulla città.
Solo ora, a sette giorni dall’inizio degli incendi, le autorità iniziano ad essere più ottimiste, visto che una lieve pioggia e il cambio di direzione del vento hanno contenuto l’allargamento delle fiamme allontanandole dal centro abitato. Ma l’emergenza è tutt’altro che rientrata: ancora ieri, 34 roghi, cinque dei quali fuori controllo, stavano ancora bruciando, nonostante il lavoro di 500 vigili del fuoco, 15 elicotteri e 14 aerei cisterna.
I numeri dell’emergenza sono enormi: 161mila ettari in fiamme (per un confronto, il comune di Roma ne copre poco meno di 129mila), 88mila persone evacuate, il 20 per cento di Fort McMurray andato distrutto, la produzione di greggio dalle sabbie bituminose ridotte di un milione di barili al giorno. I danni per le assicurazioni si stimano in almeno 9 miliardi di dollari canadesi (sei miliardi di euro). Secondo Reuters, potrebbe essere il disastro più costoso della storia del Canada.
Anche l’andamento del mercato risentirà della situazione, che si stima bloccherà la crescita del Paese nel secondo trimestre, mentre la diminuzione della produzione del greggio ha già contribuito, insieme ad altri fattori, a un aumento del prezzo del barile del 2 per cento. Diversi oleodotti e impianti sono stati chiusi in via preventiva, mentre almeno un impianto ha interrotto le operazioni a causa del fumo.
Ancora non si è fatta luce sull’origine precisa degli incendi e le autorità prevedono di dispiegare nei prossimi giorni droni e mezzi aerei per individuare l’area in cui il fuoco ha avuto inizio. In ogni caso, su tutto aleggia l’ombra dei cambiamenti climatici, con le temperature superiori e le precipitazioni inferiori alla media stagionale.
È un’ironia nefasta quella che vede la capitale del greggio canadese andare in fiamme a causa di un incendio agevolato dai cambiamenti climatici, sottolinea il sito Vice, che ricorda anche i tagli di 15 milioni di dollari al sistema provinciale di gestione degli incendi, decisi il mese scorso.
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