
Il buco dell’ozono si sta chiudendo. Un risultato ottenuto grazie alla cooperazione tra stati e l’applicazione di accordi ambientali. Un esempio da seguire.
Cerchiamo di capire come gas naturali e i prodotti chimici, tra cui azoto e cloro, producono una riduzione dello strato di ozono.
Da sempre l’ozono ha alcuni nemici naturali presenti nell’atmosfera. Uno di questi è l’azoto (N). Inoltre nell’ultimo secolo lo è diventato anche il cloro. Infatti a causa dell’uomo esso è aumentato di concentrazione, fino a spezzare il delicato equilibrio esistente nella stratosfera.
Vediamo in dettaglio come i CFC, combinandosi con le molecole di ozono, provochino l’assottigliamento dello strato di ozono:
L’immissione di cloro nella stratosfera avviene tramite i CFC (clorofluorocarburi). I CFC (composti da cloro, fluoro e carbonio) hanno una vita media piuttosto lunga che ne facilità l’accumulo e non reagiscono facilmente con altre sostanze. Infatti vengono scomposti solamente dalla radiazione solare che ne scinde la molecola liberando così il cloro (Cl).
Una volta libero, il cloro è in grado di reagire con l’ozono (O3) sottraendogli una molecola d’ossigeno (O) e formando così monossido di cloro (ClO) con liberazione di ossigeno(O2)
Cl+O3 = ClO + O2
La molecola di monossido di cloro (ClO) quando incontra un’altra molecola d’ossigeno (O) si scinde, liberando nuovamente il cloro (Cl), che è libero di “distruggere” un’altra molecola di ozono (O3) realizzando così il ciclo catalitico del cloro.
ClO + O = Cl + O2
La produzione industriale di CFC è cominciata negli anni 20 e il perpetuarsi di questo ciclo nel corso degli anni ha fatto sì che si sia verificata una riduzione media del 3% dell’ozono.
Fortunatamente anche il cloro ha i suoi “nemici naturali”, come il metano (CH4), grazie ai quali lo strato naturale d’ozono potrà tornare a formarsi in un arco di tempo di circa 50 anni a partire dal momento in cui l’utilizzo dei CFC e similari
cesserà completamente in tutto il mondo.
L’appellativo di “buco” è dovuto al fatto che la riduzione non è uniforme su tutto il pianeta, ma infatti si concentra prevalentemente sul continente antartico con riduzioni che hanno raggiunto anche il 70%. Gli ultimi dati sono fortunatamente buoni, infatti il buco dell’ozono si sta chiudendo.
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Il buco dell’ozono si sta chiudendo. Un risultato ottenuto grazie alla cooperazione tra stati e l’applicazione di accordi ambientali. Un esempio da seguire.
Uno studio ha dimostrato che la stratosfera si è ridotta di 400 metri negli ultimi 40 anni e continuerà a farlo se non diminuiranno le emissioni di CO2.
Il buco dell’ozono che si era sviluppato sopra l’Antartide a partire da agosto è stato uno dei più ampi e tenaci di sempre.
Il servizio europeo Copernicus ha spiegato che il buco dell’ozono nel 2020 è tornato ad essere uno dei più ampi e profondi degli ultimi anni.
Secondo l’Ipcc, l’ozono troposferico e il black carbon contribuiscono direttamente al riscaldamento globale. Combattere per un pianeta meno inquinato significa quindi contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico e a salvare gli ecosistemi.
Secondo le previsioni scientifiche, il buco dell’ozono quest’anno sarà particolarmente ridotto, per via di un fenomeno stratosferico.
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Venticinque anni dopo un primo allarme, gli scienziati di tutto il mondo lanciano un secondo avvertimento all’umanità sullo stato del Pianeta. Nel 1992 i premi Nobel riuniti nell’organizzazione ‘Union of Concerned Scientists’ assieme a oltre 1.700 firmatari misero in guardia sul fatto che l’impatto delle attività umane sull’ambiente avrebbero probabilmente provocato grandi sofferenze e danneggiato il Pianeta in modo irrimediabile. Oggi, va peggio. E a dirlo sono 15mila scienziati.
Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute umana potrebbero essere pesanti e generalizzati. 250mila morti in più all’anno nel 2050 secondo l’Oms.