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Il canale di Beagle e i suoi fiordi incontaminati sono salvi, il progetto di un grande allevamento di salmoni è stato bocciato.
Alla fine del mondo, all’estrema punta meridionale del Sudamerica, tra Cile e Argentina, si trova il canale di Beagle, una vera meraviglia naturalistica. Lo stretto è infatti caratterizzato da fiordi incontaminati e da una grande varietà faunistica, che comprende cormorani imperiali, pinguini, leoni marini, delfini, balene, albatros e procellarie. Questo paradiso selvatico ha rischiato di essere gravemente compromesso dalla realizzazione di un grande allevamento di salmoni. Grazie alla resistenza delle comunità locali e all’opposizione delle istituzioni scientifiche e associazioni ambientaliste, questa minaccia è stata finalmente scongiurata.
Nova Austral, società cilena che alleva e commercia salmone, aveva intenzione di allevare 1,9 milioni di pesci in 18 gabbie nello stretto, in quello che sarebbe stato il primo allevamento di salmoni nel Canale di Beagle. Questo tipo di allevamento ha però un elevato impatto ambientale, in grado di minacciare la fauna autoctona, gli ecosistemi marini e la salute delle persone. Si tratta di allevamenti intensivi, nei quali migliaia di pesci vengono stipati in piccoli recinti sottomarini del diametro di poche decine di metri.
Le condizioni di questi allevamenti sono terribili e il tasso di mortalità dei salmoni è elevatissimo, a causa delle malattie, dei parassiti e dell’inquinamento dell’acqua. Per mantenere in vita gli animali fino alla macellazione vengono usate ingenti quantità di antibiotici. In Cile, secondo quanto dichiarato da Greenpeace, ai salmoni d’allevamento viene somministrata una quantità di antibiotici fino a 700 volte maggiore rispetto al salmone prodotto in Norvegia dalle stesse aziende. Questi allevamenti sono altamente inquinanti: producono una grande quantità di liquami che rappresentano una minaccia per tutto l’ecosistema dei fiordi.
Come se non bastasse mettono anche in pericolo la sopravvivenza delle specie autoctone di salmone selvatico. Quello allevato è infatti un salmone “artificiale”, frutto dell’ibridazione, un po’ come il pollo. Se un numero consistente di questi animali dovesse fuggire (in fondo c’è solo una rete a dividerli dal mare) potrebbe causare un irreversibile inquinamento genetico, causando la scomparsa dei salmoni selvatici e mandando in rovina i piccoli pescatori.
Nova Austral aveva già istallato i recinti destinati all’allevamento di salmoni, ma lo scorso 18 aprile il governo cileno aveva ordinato alla compagnia di interrompere le operazioni in attesa di ulteriori accertamenti. Il provvedimento fu conseguente all’appello presentato a un tribunale da Greenpeace e dai residenti di Puerto Williams, cittadina portuale che si affaccia sul Canale di Beagle. Nel frattempo le concessioni per gli allevamenti acquistate dalla Nova Austral sono scadute e lo scorso 11 agosto la compagnia ha iniziato a rimuovere le gabbie, tra l’esultanza degli abitanti del luogo.
“Per la prima volta nella storia del Cile, una comunità locale ottiene giustizia e costringe un’azienda multinazionale di allevamenti di salmoni a smantellare le sue strutture illegali e inquinanti e a lasciare le acque del Canale di Beagle – ha scritto su Facebook un attivista del gruppo di protesta No salmoneras en el Canal Beagle. – Ciao Nova Austral”.
La vicenda ha evidenziato la mancanza di una regolamentazione adeguata per il settore dell’acquacoltura e potrebbe portare a una più ampia trasformazione dell’industria in Cile, il secondo più grande produttore di salmone d’allevamento in tutto il mondo dopo la Norvegia. “Questo è un momento fondamentale per noi perché potrebbe portare a riconsiderare tutte le altre concessioni in Patagonia – ha detto al Guardian Estefanía González, coordinatrice della campagna per gli oceani di Greenpeace in Cile. – Le autorità avrebbero potuto controllare queste licenze molti anni fa. L’unico motivo per cui lo stanno facendo ora è l’enorme pressione sociale accumulasi in Cile”. La notizia dello smantellamento dell’allevamento nel Canale di Beagle è stata accolta con gioia dagli Yamana, antica popolazione aborigena che vive da millenni sulla remota punta meridionale del Sudamerica, che si è fortemente opposta agli allevamenti di salmoni.
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