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Il carbonio spiegato in maniera accessibile, uno scienziato che va in Siberia a salvare i mammut e altre storie: ecco chi ha vinto Cinemambiente 2022.
Gli argomenti sono quelli più hot (è proprio il caso di dirlo) relativi ai cambiamenti climatici: i documentari e i corti che hanno vinto questa venticinquesima edizione del Festival Cinemambiente di Torino si concentrano sugli elementi e sul nostro impatto sul pianeta. Questa rassegna, fondata nel 1998 dal Museo nazionale del cinema e guidata dall’allora direttore Gaetano Capizzi, quest’anno vedeva la partecipazione di 87 titoli (film, cortometraggi e documentari) provenienti da 25 paesi. Ecco chi si è aggiudicato i premi di questa edizione, il cui claim è For a green era.
Diretto da Niobe Thompson e Daniella Ortega, questo documentario prodotto tra Francia, Canada e Australia e in concorso a Cinemambiente si è aggiudicato il Premio Asja.Energy per il miglior documentario (in palio c’erano 5mila euro). Protagonista assoluto il carbonio: l’elemento ultimamente più citato della tabella periodica che è alla base della vita e che allo stesso tempo la minaccia. Attraverso le testimonianze di scienziati e ricercatori viene approfondito il suo ruolo nella storia, dell’evoluzione della Terra fino alla rivoluzione determinata dai combustibili fossili, e indagato il suo futuro. A convincere la giuria il fatto che un argomento tanto complesso sia stato reso accessibile a tutti. “Scienza ma anche poesia e creatività si fondono in più linguaggi narrativi, senza trascurare la leggerezza dello humour, per rendere visibile quello che è invisibile”.
Menzione d’onore della giuria per il film di Luke Griswold-Tergis che racconta la storia della riserva naturale che si trova nella Repubblica autonoma di Sacha-Jacutija, nell’estrema Russia Orientale, appunto Pleistocene Park. Qui, nel 1996, il geofisico Sergej Zimov diede vita al suo progetto: ripristinare l’ecosistema della “steppa di mammut” dell’era glaciale. Nel documentario si indagano le motivazioni di Zimov, deciso a contrastare il più possibile lo scioglimento del permafrost e scongiurare così gli effetti del riscaldamento globale, ma anche le difficoltà incontrate da lui e dal figlio Nikita in un ambiente tanto ostile. “Quella che sembra follia visionaria finisce con il conquistare lo spettatore come qualcosa di possibile e anzi necessario per l’interesse comune di fronte agli effetti drammatici dei cambiamenti climatici” è stato il commento della giuria.
Il Premio Terna per il miglior cortometraggio, 1.500 euro, è andato al corto diretto dai fratelli Evgenia Arbugaeva e Maxim Arbugaev, che hanno raccontato la storia del biologo marino Maxim Chaliev. Ogni autunno da dieci anni a questa parte Chaliev si trasferisce nella nella Repubblica di Jakuzia, una provincia della Siberia Meridionale, per studiare le migrazioni dei trichechi, sempre più minacciati dalla fusione dei ghiacci. “Abbiamo apprezzato la dimensione narrativa capace di destabilizzare lo sguardo, di lasciare le immagini testimoni degli eventi, senza la mediazione interpretativa della parola”.
Il furore del pubblico del Festival Cinemambiente, espresso nel premio Iren (1.500 euro), è andato al lungometraggio del pluripremiato documentarista Richard Dale e del produttore Nigel Walk: i due in Going Circular si interrogano sui meccanismi e le possibilità dell’economia circolare insieme a quattro esperti tra cui James Lovelock, che fu tra i primi a parlare di circolarità. Gli esperti spiegano come poter imparare qualcosa dai sistemi sinergici e autoregolanti della Terra. Se vogliamo cambiare il corso della storia ambientale del nostro pianeta dobbiamo riprogrammare tutto all’insegna della circolarità: dalla produzione alimentare alla moda.
C’è anche un italiano tra i vincitori: Massimiliano Mazzotta si è aggiudicato il premio Ambiente e Società istituito dalla Cooperativa Sociale Arcobaleno con un’indagine sulle terribili conseguenze dei giacimenti di fluorite sull’ambiente. Il viaggio di Massimiliano parte dalle miniere di Silius in Sardegna per arrivare fino al Peak District National Park del Derbyshire, in Gran Bretagna. Realtà che, attraverso testimoni ed esperti, raccontano la memoria di disastri ambientali del passato, della loro convivenza con le popolazioni locali ignare di tutto, delle strategie adottate per proteggere gli interessi economici di pochi a discapito della comunità.
Suzanne Crocker, regista del film First We Eat, ha vinto il premio Casacomune, istituito dal Festival e da Casacomune, Scuola e Azioni, per il film o l’autore che meglio sia stato in grado di riflettere temi legati alla spiritualità. Il premio Stella della Mole, istituito dal Museo Nazionale del Cinema e dal Festival, per un artista che attraverso il linguaggio cinematografico declini nella sua opera temi legati all’ambiente e alla natura, è andato a Franco Piavoli. Il premio Dalla Terra alla Terra di 3mila euro offerto da Biorepack, per la figura o il film che meglio illustra le problematiche legate al suolo, è stato assegnato a Vandana Shiva. Il premio Ciak verde, istituito dal Festival e da Legambiente, per una figura del mondo del cinema e dello spettacolo italiano impegnata nella difesa dell’ambiente, è stato conferito ad Alessandro Gassmann mentre il premio letterario La Ghianda, istituito dal Festival per un’autrice o un autore che abbia espresso un rapporto profondo e personale con l’ambiente, il paesaggio e la natura, è stato assegnato a Antonella Anedda.
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