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La città 30 rappresenta un cambiamento radicale degli spazi urbani, con strade più sicure e inclusive. La campagna parte il 26 febbraio con un flash mob in oltre venti città.
Prende il via questa settimana la campagna “città 30 subito” promossa da diverse associazioni che si occupano di sicurezza stradale, mobilità sostenibile e ambiente. Accanto a Fiab ci sono Legambiente, Asvis, Kyoto Club, Vivinstrada, Salvaiciclisti, Fondazione Michele Scarponi, Amodo e Clean Cities Campaign. Il primo appuntamento è per domenica 26 febbraio con il flash mob “strisce pedonali umane” che si svolgerà in oltre venti città italiane, da nord a sud del paese, per dire ancora una volta basta morti in strada e chiedere una legge nazionale che vada ad agevolare la nascita delle città 30.
Le associazioni alzano la voce non solo per denunciare le tante, troppe, vittime di violenza stradale ma anche per indicare la soluzione al problema, ovvero le città 30. Per questo le iniziative sul territorio sono accompagnate dalla pubblicazione di “Città 30 – Il vademecum”, un documento scientifico redatto dagli esperti delle associazioni promotrici e messo a disposizione delle amministrazioni pubbliche. Va sottolineato che in realtà la città 30 non riguarda semplicemente la riduzione di un limite di velocità nei centri urbani (per cui si prevedono anche strade a scorrimento con limiti superiori) ma un intervento più ampio e complesso, infrastrutturale e culturale, di riqualificazione dell’ambiente urbano, per restituire lo spazio pubblico alle persone, alla loro sicurezza e socialità.
In sostanza, come si dice nel vademecum, “è un modello per contrastare gli squilibri causati da politiche non lungimiranti che non hanno saputo bilanciare l’uso dei mezzi motorizzati privati con gli elementi connettivi dei centri urbani e la promozione dell’utilizzo dei mezzi pubblici e della mobilità pedonale e ciclistica”. Le città infatti hanno subito una trasformazione, comprese le città d’arte, per cui è cresciuta la congestione a fronte della vivibilità.
Il vademecum indica, anche attraverso dati e best practice, come la città 30 permetta di ridurre notevolmente – o in alcuni casi di azzerare – la mortalità sulle strade e di riequilibrare lo spazio urbano allocato alle diverse modalità di spostamento delle persone.
Ad esempio a Londra uno studio fatto su un periodo di vent’anni ha evidenziato in modo incontrovertibile che la riduzione della velocità ha portato al dimezzamento dei morti (con risultati anche migliori per quanto riguarda i bambini).
Per questo “migliorare la sicurezza stradale – recita il vademecum – è la prima e più importante ragione che ci porta a rivedere il regime delle velocità in ambito urbano. Il 55 per cento delle morti (fonte Aci-Istat, Statistiche incidenti stradali 2021, Roma luglio 2022) nelle nostre città è dovuto a sole tre cause: eccesso di velocità, mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti e guida distratta. È fondamentale partire dalle città.
Infatti il 73 per cento degli incidenti avviene su strade urbane; ma è un altro il dato che crea grande allarme: il 44 per cento delle vittime lascia la vita in incidenti in città. Questo dato ci discosta dall’Europa, dove la media è il 39 per cento (anno 2019), mentre nella maggior parte dei casi è al di sotto del 32 per cento. È da notare che, sempre in ambito urbano, l’80 per cento delle vittime è un utente vulnerabile (50 per cento come mobilità attiva)”.
Tante le adesioni al flash mob di domenica 26 febbraio che avverrà in molte città italiane, tra cui Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Perugia, Napoli.
I manifestanti si organizzeranno per dare vita a delle “strisce pedonali umane”: in corrispondenza di attraversamenti pedonali particolarmente pericolosi verrà organizzato un pacifico passaggio umano di persone e biciclette per chiedere un cambio di passo nelle politiche della mobilità e informare le persone sui vantaggi del modello città 30.
C’è chi ha organizzato stand, info point con materiali da distribuire e chi al al flash mob unisce una pedalata cittadina. Il punto è sensibilizzare, ancora una volta, le istituzioni e l’opinione pubblica in merito alla necessità di dire basta morti in strada, avviando concretamente un percorso sociale, politico e culturale di trasformazione del tessuto urbano. L’elenco completo delle adesioni si trova sul sito di Fiab.
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