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La Ciclovìa di Bogotà permette ogni domenica a tante famiglie di pedalare, camminare e correre su tante strade liberate dal traffico. Un esempio esportato in centinaia di città in tutto il mondo.
Bogotà è una delle città con più presenza di smog, a causa della sua posizione geografica, è però anche una delle capitali della mobilità ciclabile grazie al progetto della Ciclovìa.
La Ciclovìa di Bogotà non è altro che un circuito di centoventi chilometri di strade, all’interno della capitale della Colombia, chiuse al traffico automobilistico e connesse tra di loro. Tutto ciò accade di domenica e durante i giorni festivi dell’anno, solitamente dalle ore sette alle quattordici.
La #Ciclovía, hoy cuenta con 120 kilómetros donde apróximadamente 1.700.000 personas, disfrutan cada fin de semana de este maravilloso espacio pic.twitter.com/u7y9soPjmW
— I.D.R.D. (@IDRD) November 4, 2018
La Ciclovìa colleziona più di un milione di utenti settimanali e il suo successo ha ispirato anche altre città tra cui San Francisco, Tokyo e Kiev. Un modello che è diventato allettante per centinaia di città in tutto il mondo che stanno provando a replicare l’esperienza colombiana.
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Grazie al progetto della Ciclovìa una città come Bogotà permette a intere famiglie di godere di strade senza smog, un’opportunità unica per i bambini di poter passare qualche ora di movimento fisico pur non avendo un parco vicino casa. L’iniziativa aiuta le famiglie a medio e basso reddito perché offre una possibilità a chi non ne ha altre, senza contare che permette di ridurre il tempo che i bambini dedicano a smartphone e videogiochi.
Oltre alla strada libera dal traffico automobilistico, sono incluse anche varie attività ricreative nei pressi della Ciclovìa, come lezioni di ballo e di yoga per strada o nei parchi adiacenti. Circa quarantamila tra bambini e adulti hanno usufruito negli ultimi due anni dei corsi gratuiti per andare in bicicletta, come riporta lo studio “La Ciclovìa di Bogotà, da esperimento urbano a best practice internazionale” (link web).
Il sette febbraio si è svolta una nuova versione della Giornata senz’auto e moto nella capitale colombiana, dalle cinque del mattino alle sette e trenta del pomeriggio. “I protagonisti di questa versione della Giornata senz’auto e moto sono i ciclisti, giustamente chiamati eroi civici, che vedono la bici non solo come uno strumento ricreativo e sportivo ma anche come un mezzo di trasporto quotidiano che apporta un miglioramento della mobilità della città. Che la giornata serva per consolidare Bogotà come una capitale mondiale della bici, rafforzando l’uso della rete di piste ciclabili di 532 chilometri”, scrivono sul sito governativo dell’Istituto distrettuale delle attività ricreative e dello sport.
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L’iniziativa lodevole pone però dei dubbi sull’efficacia di un provvedimento del genere nel cambiare definitivamente il modo con cui i colombiani di Bogotà decidono di spostarsi all’interno della città. La capitale della Colombia risulta la prima al mondo per ore perse in automobile in un anno (al secondo posto secondo lo studio Global Traffic Scorecard di Inrix ci sarebbe Roma) e soffre di smog anche a causa della sua posizione geografica circondata dalle montagne. Tra coloro che sostengono il progetto c’è chi sottolinea come, la domenica, si possa notare l’aria più pulita grazie anche a una visibilità maggiore, fatto che dovrebbe invogliare i cittadini a chiedere ulteriori provvedimenti a favore della mobilità sostenibile e della riduzione dei mezzi di trasporto privati inquinanti.
Il quindici dicembre del 1974 si realizzò il primo progetto di quel che successivamente diventerà la Ciclovìa. L’iniziativa, realizzata da un’organizzazione senza scopro di lucro denominata Pro-cicla, era la prima che coinvolgeva gli abitanti di Bogotà nell’appropriarsi di una spazio, la strada, che era diventato ad uso esclusivo delle automobili. La collaborazione con il dipartimento amministrativo dei trasporti portò all’utilizzo esclusivo per le biciclette di due vie del centro, dalle ore nove alle dodici. L’evento coinvolse cinquemila persone e divenne anche una protesta contro la proliferazione delle macchine, l’inquinamento ambientale e la scarsità di offerta ricreativa a Bogotà. Dal 1995 al 2000, durante le amministrazioni di Antanas Mockus e Enrique Peñalosa, si passò da venti a centoventi chilometri della rete della Ciclovìa, facilitando l’utilizzo del percorso a tutti gli strati sociali.
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