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Uno studio sul clima realizzato da ricercatori di varie nazionalità ha rivelato che un aumento maggiore di 2°C della temperatura globale entro il 2050 taglierà le rese dei raccolti. La soluzione? Adattarsi
La ricerca svolta da scienziati americani, australiani e britannici è stata molto chiara: se la temperatura della Terra aumenterà, rispetto al periodo preindustriale, di più di 2°C entro il 2050, gli effetti sulle coltivazioni saranno devastanti. Tanto più che, nonostante il tetto fissato dai governi, gli scienziati avvertono che si potrebbe raggiungere un +4°C o +5°C entro metà secolo.
Secondo lo studio, che ha analizzato 1.700 simulazioni sul clima, una situazione del genere provocherà un taglio delle rese di tutti i raccolti (compresi mais, frumento e riso) del 2 per cento ogni dieci anni; le regioni saranno tutte colpite, anche se le aree più delicate risultano quelle tropicali, dove le perdite potrebbero raggiungere il 40 per cento del totale.
“Abbiamo esaminato una vasta gamma di scenari, prendendo in considerazione variazioni di temperature e precipitazioni”, ha affermato Mark Howden, dello Csiro (Commonwealth scientific and industrial research organisation), co-autore dello studio, “e abbiamo trovato risultati decisamente molto più negativi rispetto a quelli ipotizzati dall’ultimo rapporto Ipcc“.
“Il mais è la coltura più sensibile”, ha detto ancora Howden, “ma anche piante coltivate in ambienti tropicali, come il grano e il riso sono a rischio”.
Secondo il ricercatore, una possibile soluzione sarebbe quella di adattarsi al clima che cambia anticipando il periodo delle semine e dell’irrigazione dei campi: in questo modo, sarebbe possibile un aumento delle rese globali del 10-15 per cento, garantendo cibo per 500 milioni-un miliardo di persone circa.
Con l’aumento dei consumi e la crescita della popolazione, infatti, l’incremento delle rese richiesto sarebbe del 14 per cento per decennio, obiettivo considerato da Howden molto più difficile da raggiungere senza un adattamento al clima che cambia.
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