La conservazione degli elefanti è a rischio

In cento anni in Africa abbiamo perso il 90% degli elefanti, mentre in Asia stanno scomparendo circa due terzi del loro habitat.

Suonano le sirene dall’allarme per la conservazione degli elefanti. Sia in Africa che in Asia le ultime stime non sono delle più incoraggianti. Nel continente africano si è calcolato che nel corso dell’ultimo secolo sono scomparsi nove elefanti su dieci, mentre ogni anno vengono uccisi circa ventimila individui dal bracconaggio. Per quanto riguarda suo cugino asiatico, un recente studio ha appena confermato la perdita di quasi due terzi dell’habitat degli elefanti in tutta l’Asia. Anche se gli sforzi di conservazione stanno facendo il massimo c’è sempre bisogno di proteggere questi magnifici animali.

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In cento anni in Africa abbiamo perso nove elefanti su dieci ©Wwf

La conservazione degli elefanti

Secondo quanto rivelato dalla Iucn (l’Unione mondiale per la conservazione della natura) le due specie africane di elefanti non se la stanno passando molto bene. L’elefante di savana (Loxodonta africana) è classificato come “in pericolo” mentre l’elefante di foresta (Loxodonta cyclotis) è inserito tra le specie in “pericolo critico”, ovvero con elevato rischio di estinzione a breve termine. Un secolo fa la loro popolazione complessiva era stimata sui dodici milioni di individui, ora invece le più recenti stime ne contano circa 415mila. Le perdite più pesanti le hanno avute gli elefanti di foresta che solo nel decennio 2002-2011 hanno perso il 63 per cento della popolazione e circa il 30 per cento del loro areale. Ma il drammatico declino non si è mai arrestato fino alle cifre odierne. Allo stesso modo, l’elefante asiatico (Elephas maximus) anch’esso listato come “in pericolo” ha visto il suo habitat ridursi di quasi il 70 per cento, equiparabile a circa quattro milioni di chilometri quadrati di terra scomparsi. Tra i 13 paesi asiatici in cui questa specie è presente, la Cina ha visto il più grande declino con quasi il 94 per cento degli habitat andati perduti, seguita dall’India con l’86 per cento.

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Gli elefanti di foresta sono quelli più in pericolo ©Wwf

Il bracconaggio

Nonostante il divieto internazionale del commercio di avorio, gli elefanti africani sono ancora vittime del bracconaggio. Decine di migliaia di elefanti vengono uccisi ogni anno per le loro zanne d’avorio, con le quali si realizzano ornamenti e gioielli. Il divieto internazionale dell’avorio è stato introdotto nel 1989 dalla Cites (Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione) dopo anni in cui il bracconaggio aveva raggiunto numeri impressionanti: nel corso degli anni ottanta venivano uccisi circa centomila elefanti all’anno, con il risultato di una perdita di circa l’80 per cento delle mandrie. Il divieto tuttavia ha permesso ad alcune popolazioni di riprendersi, principalmente quelle adeguatamente protette. Una mossa molto significativa fu fatta dalla Cina – il mercato più importante dei traffici d’avorio – quando nel 2018 ne ha vietato il commercio interno. Da allora il prezzo dell’avorio sul mercato nero è leggermente diminuito, disincentivando i trafficanti, anche se il bracconaggio continua. In alcuni paesi, infatti, le scarse capacità antibracconaggio, le deboli forze dell’ordine, la corruzione e la povertà ostacolano la lotta al bracconaggio e ai traffici illegali.

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Il bracconaggio per le zanne d’avorio è la principale minaccia ©Wwf

La perdita dell’habitat

Non è solo il bracconaggio a minacciare gli elefanti: la perdita dell’habitat fa sentire forte la sua voce in tema di minacce. Gli elefanti stanno vedendo pian piano (si fa per dire) scomparire il loro habitat e le loro rotte migratorie, soppiantate dagli insediamenti delle popolazioni umane – in continua crescita –, dallo sviluppo agricolo, dalla costruzione di strade, canali, ferrovie e recinzioni. Come conseguenza della frammentazione si creano e aumentano i conflitti uomo-elefante poiché sempre più elefanti entrano in contatto con l’uomo. Tutto ciò porta odio e rappresaglie verso gli elefanti da parte delle popolazioni locali, che vedono distrutte le loro coltivazioni, i raccolti, le abitazioni e che a volte contano le perdite umane. In aggiunta, la frammentazione fa aumentare le difficoltà per le mandrie a raggiungere cibo e acqua, in determinati periodi dell’anno, oppure separano interi gruppi di elefanti facendo diminuire le opportunità di accoppiamento, il che comporta gravi problemi nella genetica di popolazione.

La perdita degli elefanti potrebbe essere devastante. Il loro ruolo ecologico all’interno dell’ambiente è cruciale: vengono considerati come dei veri e proprio ingegneri dell’ecosistema che con il loro vivere modificano e creano habitat per tantissime altre specie. Un esempio favorevole per noi umani, gli elefanti di foresta, nutrendosi degli alberi più piccoli del sottobosco, permettono a quelli più grandi di crescere, aumentando così il sequestro e lo stoccaggio del carbonio. Per la loro importanza il Wwf ha lanciato un progetto chiamato “Una foresta per gli elefanti” nel territorio del Tridom (Gabon, Camerun, Repubblica del Congo) uno degli ultimi avamposti per la conservazione degli elefanti di foresta. Il monitoraggio e lo studio, uniti al rafforzamento dei sistemi di antibracconaggio, sono tra le azioni cardini per il raggiungimento di cinque obiettivi principali: sicurezza per le persone; sicurezza per la fauna selvatica; protezione dei beni; protezione dell’habitat e monitoraggio efficace. Salvare gli elefanti dal pericolo di estinzione deve essere una prerogativa immediata.

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