
L’Italia è stata protagonista nella dichiarazione su agroalimentare e clima, la Emirates declaration. Sulla convergenza tra questi due temi vuole costruire anche l’agenda del G7.
No dei delegati di Stati Uniti, Russia, Arabia Saudita e Kuwait al rapporto dell’Ipcc sui cambiamenti climatici. Duro scontro alla Cop 24 di Katowice.
La lotta ai cambiamenti climatici non è un patrimonio comune all’intera umanità. A confermarlo è stata la prima settimana di trattative alla Cop 24 di Katowice, la Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite. La comunità internazionale si è infatti divisa su un elemento cardine dei negoziati: il Rapporto speciale 15 dell’Ipcc, che ha spiegato quali conseguenze debba aspettarsi il pianeta in caso di aumento della temperatura media globale di 1,5 gradi, entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali.
#Clima scontro a #Cop24, documento Onu non viene adottato. Usa, Russia, Arabia e Kuwait ‘bocciano’ ricerca su riscaldamento#ANSAhttps://t.co/rW2lT5w9MO
— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) 10 dicembre 2018
Il documento – che fu commissionato dagli stessi governi nel corso della Cop 21 di Parigi, nel 2015 – non si limita però a fornire una “fotografia” del mondo che ci attende in futuro. Spiega anche che la traiettoria attuale ci porterà a superare nettamente il limite che ci siamo fissati: la temperatura media crescerà infatti di oltre 3 gradi, il che comporterà una catastrofe climatica.
Non solo: i +1,5 gradi, attesi per il 2100, potrebbero arrivare infinitamente prima: già nel 2030, in assenza di azioni immediate e radicali da parte dei governi di tutto il mondo. E sono proprio queste considerazioni ad aver diviso i rappresentanti degli stati in Polonia. Con in particolare Stati Uniti, Russia, Arabia Saudita e Kuwait che hanno rifiutato di inserire nella bozza di conclusioni finali parole che possano lasciar intendere un sostegno al rapporto dell’Ipcc.
Sono d’accordo, questo è più che grave, è anche greve: il rapporto IPCC è stato chiesto dagli stati, all’unanimità, con l’accordo di Parigi e ora i produttori di idrocarburi impediscono finanche di ringraziare? Ripetere l’asilo potrebbe giovare. https://t.co/QkZau6HnZE
— Mariagrazia Midulla (@MgMidu) 9 dicembre 2018
Così, anziché indicare che i governi “danno il benvenuto” allo studio, si è preferito indicare che essi ne “prendono nota”. Secondo quanto riferito dall’agenzia Ansa, sulla questione c’è stato un lungo braccio di ferro, e dal momento che non si è riusciti ad ottenere un accordo, “il passaggio del testo è stato accantonato”. “Il problema non è questa o quella parola – ha commentato Ruenna Haynes, delegata dello stato insulare centro-americano Saint Kitts e Nevis -. Il problema è accettare un documento che noi stessi abbiamo commissionato”. “Siamo molto arrabbiati e riteniamo atroce che alcuni paesi trascurino i messaggi che riceviamo e le conseguenze alle quali stiamo andando incontro, non accettando ciò che è evidente e non agendo nel modo necessario”, ha aggiunto Yamide Dagnet del World Resources Institute, secondo quanto riportato dall’emittente inglese Bbc.
Here are draft conclusions on the “Warsaw International Mechanism” on “loss & damage”, itself a key political point of contention.
NB within the text how it “notes” the IPCC report on 1.5C, rather than eg “welcomes” or “notes with concern” or etc#COP24https://t.co/UQgJ2dd5My pic.twitter.com/OBzdisIOFQ — Simon Evans (@DrSimEvans) 7 dicembre 2018
La speranza è che nella seconda settimana di negoziati della Cop 24, quella che vedrà protagonisti direttamente i delegati “politici” e non solo i “tecnici”, si possa assistere ad un sussulto da parte della comunità internazionale. Ma il fronte guidato dalla Russia di Vladimir Putin e dagli Stati Uniti di Donald Trump appare per ora compatto.
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L’Italia è stata protagonista nella dichiarazione su agroalimentare e clima, la Emirates declaration. Sulla convergenza tra questi due temi vuole costruire anche l’agenda del G7.
Riuscire a non farsi influenzare dal contesto è sempre difficile per un giornalista. A Dubai lo è ancora di più, ma questo non deve inquinare il racconto del risultato che verrà raggiunto dalla Cop28.
Nella giornata a loro dedicata, i giovani parlano di occupazione militare, economica, fossile. Mentre l’Opec chiede ai “propri” delegati di rigettare l’accordo, al-Jaber si dice “fiducioso che qualcosa di speciale possa accadere”.
Il termine “unabated” è spesso associato alle fonti fossili. Anche nei documenti sul tavolo dei negoziati alla Cop28 di Dubai. Cosa significa esattamente?
Dopo una settimana di negoziati alla Cop28 di Dubai, ad emergere dalle bozze dei documenti ufficiali sono soprattutto le divisioni tra i governi sul clima.
Il 6° giorno di Cop28 si è parlato di diritti degli indigeni. Ma c’è chi denuncia: il mercato dei crediti di CO2 è una minaccia per la loro terra.
Quella dei lobbisti delle fonti fossili è la terza delegazione più nutrita presente alla Cop28 di Dubai. E ha un solo obiettivo: far fallire i negoziati.
Il 4 dicembre, alla Cop28 di Dubai, è il giorno della finanza climatica. Ambiziose, ma non ancora sufficienti, le cifre promesse per i paesi vulnerabili.
Il quotidiano The Guardian ha pubblicato dichiarazioni estremamente controverse del presidente della Cop28, al-Jaber.