231 tra esperti di banche centrali, economisti, scienziati e anche il premio Nobel Stigliz sostengono che le rinnovabili creano 3 volte più occupati delle fonti fossili.
La pandemia di Covid-19 ci ha gettato in una situazione drammatica da un punto di vista sanitario, una volta passata ci lascerà in una situazione economica non meno drammatica. Per ripartire è necessario cambiare approccio, perché come diceva Albert Einstein “Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato”. Di questo ne sono convinti anche gli economisti di tutto il mondo che in uno studio pubblicato in questi giorni sostengono che puntare sullo sviluppo delle rinnovabili genera posti di lavoro e remunera in modo più equilibrato il capitale investito.
Lo studio, pubblicato su Oxford Review of Economic Policy e firmato da nomi del calibro di Cameron Hepburn, Brian O’Callaghan, Nicholas Stern, Dimitri Zenghelis e il premio Nobel Joseph Stiglitz, sostiene che per uscire dalla crisi economica è necessario puntare sullo sviluppo green che oltre a generare più occupazione offre maggiori rendimenti nel breve termine per ogni dollaro speso e consente maggiori risparmi sul lungo termine, rispetto agli stimoli fiscali tradizionali.
Per giungere a tali conclusioni sono stati analizzati oltre 700 pacchetti di stimolo attuati dalla crisi economica del 2008 e intervistati 231 esperti – dei quali 28 italiani – di banche centrali, ministeri delle finanze, accademici e think tank di 53 paesi. Il risultato ha mostrato i vantaggi ad esempio degli investimenti nella produzione di energia rinnovabile, come l’eolico o il solare. Già nel breve termine, la costruzione di infrastrutture per l’energia pulita richiede molta manodopera, creando il doppio dei posti di lavoro per dollaro rispetto agli investimenti nei combustibili fossili, oltre ad essere meno suscettibile alla delocalizzazione. Ogni milione di dollari di spesa genera 7,49 posti di lavoro a tempo pieno nelle infrastrutture per le energie rinnovabili, 7,72 nell’efficienza energetica, ma solo 2,65 nei combustibili fossili.
Pensare di uscire dalla crisi con lo stesso tipo di mentalità con cui siamo entrati è un suicidio.
“Alcuni dei cambiamenti imposti da questa pandemia, tra cui un maggior numero di lavori a domicilio e molti meno viaggi, ci hanno inavvertitamente dato un’idea allettante di come potrebbe essere un futuro con strade più tranquille e pulite e un pendolarismo meno stressante”, spiega Ajay Gambhir Senior Research Fellow al Grantham Institute – Climate Change and the Environment. “Sostenere questi cambiamenti, attraverso investimenti accelerati nella banda larga domestica e nei veicoli elettrici, così come nelle case a bassa emissione di carbonio e a basso consumo energetico, ha un ottimo senso economico e ambientale. Non possiamo tornare al vecchio modello di business as usual. Dobbiamo andare avanti”.
Solare ed eolico per superare la crisi economica in Italia
Le rinnovabili sono una straordinaria opportunità di sviluppo per l’Italia: se non lo si supporta perdiamo Pil, opportunità di occupazione e di sviluppo tecnologico in un settore decisamente strategico fatto di componentistica e di servizi di gestione e ottimizzazione degli impianti molto avanzati.
“L’occasione è estremamente impegnativa – sostengono Italia Solare e Ater in una lettera inviata al premier Conte – ma la svolta green è possibile e diremmo anche necessaria. Nel settore solare una serie di interventi ben mirati, praticamente tutti a costo zero o molto modesto, consentirebbero al nostro settore di creare oltre 100mila di posti di lavoro contribuendo anche in modo significativo alla ripresa del Pil nazionale dopo il tremendo rallentamento di questo drammatico periodo”.
Per la ripartenza industriale ed economica del post emergenza sanitaria è indispensabile che le rinnovabili siano messe in condizione di ripartire. “Non servono soldi ma semplificazioni e snellimento burocratico. Senza l’impulso dell’economia sostenibile e dell’eolico al Paese mancherà un apporto fondamentale da un settore strategico” dice Simone Togni presidente di Anev L’Italia ha la fortuna di essere oramai esportatrice di tecnologia eolica nel mondo e questo vantaggio industriale è il momento di valorizzarlo al meglio, grazie alla spinta che riusciremo a dare al settore potremo coniugare sviluppo economico, industriale ed occupazionale con la dovuta attenzione ai temi ambientali e climatici.
In un momento in cui la transizione energetica sta accelerando e le energie rinnovabili sono in crescita, la produzione di petrolio negli Stati Uniti non si ferma.
Tra gennaio e giugno in Italia la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha segnato un +27,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023.
Un gruppo di associazioni chiede a Eni di sospendere il contratto con chi occupa i Territori palestinesi. E il governo della Colombia ha fermato l’invio di carbone.
Tra i sistemi di accumulo di energia, la batteria agli ioni di litio è sicuramente la tecnologia con più mercato. Ma altre formule più efficienti si stanno lentamente affermando.
L’1 luglio il governo ha consegnato il nuovo Piano nazionale integrato energia e clima. Purtroppo però non rappresenta la realtà che servirebbe all’Italia.
Secondo i dati dell’Energy Institute, quello passato è stato l’anno che ha “bruciato” più energia di sempre: crescono sia il fossile che le rinnovabili.