Come sarebbe il mondo se fosse alimentato solo con rinnovabili

Dall’università di Stanford la ricetta per un mondo in cui l’elettricità è prodotta solo da fonti rinnovabili

Entro il 2050 il Pianeta potrebbe essere alimentato solo con fonti rinnovabili. Mark Jacobson, professore della Stanford University, in occasione della riunione annuale dell’American Geophysical Union, uno degli appuntamenti più importanti a livello mondiale per parlare di cambiamenti climatici, ha presentato la sua proposta di un piano mondiale di investimenti affinché l’energia elettrica possa essere generata solo da fonti rinnovabili.

139 nazioni solo con le energie rinnovabili

Secondo Mark Jacobson avere un mondo alimentato solo con fonti rinnovabili è fattibile sia tecnicamente sia economicamente. Il professore di Stanford ha delineato alla comunità scientifica un piano per alimentare completamente 139 nazioni del mondo e lo ha fatto conteggiando i bisogni energetici in termini di elettricità, trasporti, riscaldamento, raffrescamento, industria, agricoltura, silvicoltura e pesca. La soluzione è un mix energetico composto per il 58 per cento da solare, 37 per cento da eolico, 4 per cento da energia idroelettrica e 1 per cento da geotermico, moto ondoso e maree.

solare eolico
Solare ed eolico sono le fonti che daranno il maggior impulso per un Pianeta alimentato con elettricità prodotta al 100 per cento rinnovabili. Photo by Pablo Blazquez Dominguez/Getty Images

Se il mondo funzionasse solo a energia rinnovabile

Il professor Jacobson è convinto che se le 139 nazioni che ha studiato riuscissero ad impegnarsi per rendere la loro energia pulita al 100 per cento, sarebbe possibile:

  1. entro il 2030, riuscire a produrre l’80 per cento dell’energia in modo pulito, sostituendo le fonti inquinanti, per arrivare al 2050 con il 100 per cento di energia pulita
  2. ridurre i consumi energetici del 42,5 per cento migliorando il rapporto energetico e l’efficienza, riducendo l’attività estrattiva
  3. creare 24,3 milioni di posti di lavoro che si sono persi
  4. eliminare 3,5 milioni di morti premature all’anno, causate dall’inquinamento atmosferico e risparmiare 23mila miliardi di dollari (il 7,6 per cento del Pil americano) spesi ogni anno e fino al 2050 in costi sanitari dovuti all’inquinamento atmosferico (la Banca Mondiale, in una ricerca pubblicata nel 2016, ha stimato che nel 2013 l’inquinamento atmosferico ha ucciso 5,5 milioni di persone, con costi di assistenza non sanitaria di più di 5mila miliardi di dollari)
  5. salvare 28,5mila miliardi di dollari all’anno in costi evitati per il cambiamento climatico, spesi per cercare di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dell’1,5°C rispetto alle temperature dei livelli preindustriali
  6. ridurre le guerre legate all’energia
  7. decentrare la produzione di energia, con la conseguente riduzione delle interruzioni di corrente, delle minacce terroristiche agli impianti di energia e della povertà energetica di alcuni paesi.
investimenti rinnovabili
Il piano di Jacobson prevede investimenti per 124,7mila miliardi di dollari. Photo by Win McNamee/Getty Images

Oltre 120mila miliardi di dollari di investimenti, ma i ritorni sono assicurati

Il costo da affrontare per convertire all’energia rinnovabile 139 nazioni del mondo entro il 2050 è stato stimato in 124,7mila miliardi di dollari. Ma è necessario mettere in conto anche i risparmi, in termini economici, ambientali, di salute e di futuro del nostro Pianeta. Jacobson ha stimato che, se utilizzassimo solo energia eolica, solare e idroelettrica, risparmieremmo sulla bolletta elettrica circa 85 dollari per persona all’anno fino al 2050. E se si dovesse dare conto in termini economici del risparmio dovuto alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e a quella dei costi per i cambiamenti climatici, ognuno di noi risparmierebbe altri 5.800 dollari l’anno.

La superficie totale (in chilometri quadrati) della Terra tra cui gli oceani (il grande cerchio blu) e superficie terrestre occupata dai 139 paesi studiati (il cerchio in rosa) vengono confrontati con l’area dei sistemi di energia rinnovabile (al di là di quello che era installato a partire dal 2015) necessaria per fornire il 100 per cento di energia entro il 2050 nella road map del dottor Jacobson. Fonte: Mark Jacobson / Stanford
La superficie totale (in chilometri quadrati) della Terra tra cui gli oceani (il grande cerchio blu) e superficie terrestre occupata dai 139 paesi studiati (il cerchio in rosa) vengono confrontati con l’area dei sistemi di energia rinnovabile (al di là di quello che era installato a partire dal 2015) necessaria per fornire il 100 per cento di energia entro il 2050 nella road map del dottor Jacobson. Fonte: Mark Jacobson / Stanford

Solo l’1 per cento della superficie del Pianeta per il 100 per cento di rinnovabili

Il piano proposto Jacobson richiederebbe la creazione e l’utilizzo di circa 653.200 km quadrati turbine eoliche offshore, 1.105mila chilometri quadrati di eolico onshore, 87,41mila chilometri quadrati di pannelli solari fotovoltaici dovrebbero essere posti sui nostri tetti oltre ad altri 260,5mila chilometri quadrati di fotovoltaico e sistemi di energia solare concentrata, pari all’1 per cento della superficie terrestre.

Il trasporto elettrico è una componente cruciale del piano di Mark Jacobson. Foto: Pixabay
Il trasporto elettrico è una componente cruciale del piano di Mark Jacobson. Foto: Pixabay

Nessuna nuova diga, nessuna centrale a biomasse o nucleare

Il progetto di Jacobson non prevede sistemi di accumulo stazionari, centrali a biomasse o nucleari; non sarebbe necessario pensare a sistemi per la cattura del carbonio o per il gas naturale; non sarebbe necessaria nemmeno la costruzione di nuove dighe, ma solo la messa in efficienza di quelle vecchie. Molto spazio sarebbe dato ai mezzi di trasporto elettrico, alle nuove tecnologie, all’efficientamento dei sistemi di riscaldamento e di raffreddamento e allo studio di dispositivi e apparecchiature efficienti per l’industria. Gli aerei che volano a meno di 600 chilometri orari potrebbero essere elettrici e quelli che percorrono distanze più lunghe sarebbero alimentati da celle a combustibile a idrogeno.

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